2015: Il bilancio operativo della G.d.F. nel Lazio
15.3.2016 – Comunicato Stampa del Comando Regionale-Lazio della G.d.F.
– IL BILANCIO OPERATIVO dell’ ATTIVITA’ SVOLTA nel 2015
Si sintetizza nel contrasto all’evasione, alle frodi fiscali ed all’economia sommersa, nella vigilanza sulla spesa pubblica e tutela dell’economia legale dalle diverse forme di illecito che ne minano l’integrità: sono questi gli obiettivi principali dell’azione svolta sul territorio dalla Guardia di Finanza. In occasione della presentazione del Rapporto Annuale da parte del Comando Generale del Corpo, avvenuto nei giorni scorsi, anche le Fiamme Gialle del Lazio tracciano il bilancio dell’attività del 2015.
In questo quadro, la lotta all’evasione continua a costituire la prioritaria missione istituzionale. Lo scorso anno sono stati portati a termine nella Regione oltre 8.400 interventi ispettivi, ricorrendo a moduli operativi flessibili che vanno dalle forme più speditive di controllo alle attività di maggiore complessità, quali le verifiche fiscali nei confronti dei “grandi contribuenti”.
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> Comunicato stampa 15 marzo 2016
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NOTE a MARGINE – Indubbiamente l’attività svolta dalla G.d.F. risulta intensa ed encomiabile, come esposto in questo bilancio riguardante Roma e Lazio, così come senz’ altro risulterà svolta anche nelle altre Regione d’ Italia.
Da parte di tutta la Redazione – e da me personalmente – un particolare plauso e solidarietà deve essere riservata a tutte le iniziative svolte sia in difesa del “Made in Italy”, sia in contrasto alle attività economiche “sommerse”, ovvero svolte totalmente “in nero”, come già più volte commentato su questo web, in calce ai numerosi comunicati stampa riportati fedelmente ed integralmente come pervenutici dal Comando della G.d.F. di Roma di Via Nomentana; comunicati che hanno totalizzato un discreto numero di visualizzazioni e qui pubblicati non per piaggeria, ma per convinzione e condivisione, nelle sezioni “Professionisti d’Impresa” / Roma Capitale / Open space / ecc.
Ciò premesso, mi siano consentite comunque alcune osservazioni, in quanto la maggior parte degli interventi, elencati in questo bilancio, risultano diretti verso la lotta all’evasione e ai reati fiscali, nonché verso l’ illegalità diffusa e verso i reati contro la Pubblica Amministrazione, per peculato, abuso d’ufficio, corruzione e concussione. A questo punto, bisognerebbe forse domandarsi il perché di questa tipologia di reati e, a mio avviso, è da ritenere che questi stessi reati siano spesso causati, non solo dalla presenza di quelle componenti parzialmente delinquenziali o furbesche (in aliquote diversificatamente diffuse) purtroppo si riscontrano nella maggior parte dei nostri concittadini, ma da una generalizzata – spesso totale – “assenza” del senso di appartenenza ad uno Stato o ad una comunità umana.
E spesso questa assenza di appartenenza (che è il “male peggiore”) deriva proprio dalla inefficienza di questo stesso Stato, ove vige un sistema tributario non solo abbondantemente vessatorio, ma legislativamente eccezionalmente complicato, affiancato da un sistema giudiziario mal funzionante e pigro, nonché a volte aberrante nelle successive decisioni e sentenze della magistratura.
Uno Stato ove dominano tre caste così suddivise: quella dei politici, quella dei grandi boiardi e quella dei magistrati, le quali spesso perseguono finalità esclusivamente personalistiche o di “clan”, ignorando completamente i concetti della res publica e del ”bene comune”… ove comunque la “terza casta” è di gran lunga la peggiore e la più arrogante, essendo anche autoreferenziale. Uno Stato – senza etica – ove viene pubblicamente privilegiato il gioco d’azzardo (spesso gestito direttamente) ed invece non sufficientemente represso l’abuso di alcol e droga (in pubblico e in privato); ove viene tollerata e consentita ogni forma di sciatterie, cialtronaggini e scelleratezze, che spaziano dall’ accattonaggio alla bestemmia, dalla maleducazione del singolo al vandalismo di “gruppo”, dal piccolo degrado di quartierino comunale alle grandi speculazioni post calamità territoriali …
Non posso né voglio fare il pubblico accusatore (rifiutandomi di scagliare la “prima pietra”) perché personalmente anche io ho avuto ed ho i miei torti, pagandoli duramente … proprio come sto ora pagando in questi giorni. Posso comunque dire di aver sempre cercato (almeno in parte) di risarcire i miei errori o i danni da me procurati, mentre per tutte le numerose volte in cui sono stata “parte lesa” sto ancora attendo giustizia … e quindi, non credendo nella “giustizia dei tribunali” (come già pubblicato a suo tempo in tutti i miei interventi su “Rinascita” e “Il Borghese”) voglio almeno sperare – senza presunzione – nella “Giustizia Divina”.
_____Giuliano Marchetti