“Storie senza un Titolo” – intervista agli autori
“STORIE SENZA UN TITOLO” – Un’inchiesta di Rosa Carbone e Sandro Valletta sul mondo del disagio, redatta in piccoli racconti. Un Libro intenso, emozionante, che fa restare col fiato sospeso, dedicato a chi ci vive accanto … ma di cui non ci accorgiamo. E’ un’opera che si legge col cuore, non con gli occhi ! quasi una breve enciclopedia del disagio sotto tutte le sue accezioni
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INTERVISTA CON GLI AUTORI
Professor Valletta, quando siete stati “senza fissa dimora” o a contatto con i “margini” della collettività’ per redigere questo Libro? Tra il dicembre 2007 e il gennaio 2013.
Ma il libro, nato da questo vostro reportage durato 6 anni finalmente e’ stato pubblicato? Il lavoro è rimasto nel cassetto per qualche anno volutamente perche’, insieme alla mia Collaboratrice Rosa Carbone volevamo affrontare la problematica interamente,senza tralasciare alcun aspetto,sperando esserci riusciti…Nel 2008 è uscito “REMO GASPARI: UNA VITA AL SERVIZIO DELL’ITALIA” e gli Editori hanno deciso di farmi “riposare” un po’…..anche se non mi sono fermato perche’ ho pubblicato due Monografie,dal Titolo “IL DIRITTO DI FAMIGLIA NELLE FAMIGLIE IMMIGRATE” ed “ESTRADIZIONE,ESPULSIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI”,per una Collana di dieci volumi sul Diritto dell’Immigrazione,cui sono Docente a contratto,edita da Aracne Editrice di Roma,ed in piu’ con altri Colleghi abbiamo redatto un e-book dal Titolo “MIGRAZIONI E MIGRANTI” per il quale ho scritto un Saggio di 74 pagine dal Titolo:“LO STRANIERO: IDENTITA’ E DIRITTI” e ancora un altro su un Manuale di Criminologia, di prossima pubblicazione a cura del Criminologo Gianandrea Serafin, su “LA TRATTA DEI MINORI STRANIERI” che porta sempre la copertina di un’Opera di Rosa CARBONE dal Titolo:”NON AVERE PAURA!!!”….
Perché avete scelto la strada? L’interesse è nato dalle Esperienze precedenti,durante gli anni in cui ho redatto i miei quattro libri a tema,perche’ ho sempre pensato che per raccontare le“storie” di queste Vite di “scarto”, con le virgolette, bisogna viverle “on the road”, insieme ai Protagonisti.
Perché in varie Città’? Perché le varie Metropoli italiane e Roma,che contiene la maggior parte delle Storie di Vita riportate,sono le Capitali dell’emergenza,sotto tutti i punti di vista, e degli interstizi dove queste Persone bruciano le loro Esistenze e dove puoi ricavare tutto il Materiale che serve per la tua indagine.
Mi racconta l’inizio di questa esperienza? Ogni volta che tornavo dalla mia Collelongo,per gli studi universitari,mi incuriosiva tutto quel brulicare di Gente con facce strane. Fondamentalmente la maggior parte del Lavoro è girato attorno Termini, la stazione ferroviaria centrale di Roma. L’idea iniziale era di un viaggio nel mondo della sofferenza,cosi’ avevo titolato nella bozza il mio primo Libro, di poche “centinaia di metri”. Però paradossalmente in quei pochi metri attraversavi molte frontiere; significava raccogliere le infinite storie di chi viveva per strada.
Signora Carbone, l’aspetto più difficile di questa vita? L’isolamento, l’abbandono, le motivazioni che ti portano alla deriva.
Alle persone che incontravate lo dicevate che eravate un docente universitario e scrittore e la sua collaboratrice? Era chiaro che non sembravamo due persone finite in mezzo alla strada. Ascoltavamo le storie il giorno, le registravamo di nascosto e le “sbobinavo” la sera come una Studentessa modello….
Come siete stati accolti? Di tutto di più, dal rifiuto totale passando per la paranoia fino alla massima accoglienza. Un pomeriggio ci siamo trovati coinvolti in una mezza rissa all’ostello della Caritas,in via Marsala, e la sera eravamo Termini con tre persone che ci hanno fatto un poco da Cicerone portandoci in spazi sconosciuti ma da Loro molto frequentati.
Mi parla di loro? Ti menziono qualche storia: c’ è un ex Professore di Filosofia, simpaticissimo, che dopo il lutto per la perdita della moglie, con un figlio drogato che abita nelle Marche, piano piano si è lasciato andare fino ad arrivare in mezzo ad una strada; però ancora lucido e colto. Accanto a Lui un altro distinto Signore con la vita annegata nell’alcool e con quattro figlie affidate ai servizi sociali. E poi c’era Francesco, un “borgataro”, come ama definirsi Lui, che fin da ragazzo ha sempre girato intorno alla strada che poi si era anche sposato ma gli sono venute a mancare sia la Moglie che la Madre e quindi gli e’ stata tolta la casa popolare e si e’ ritrovato in mezzo alla strada.
Professore, dopo quanto illustrato dalla Carbone, altri incontri? Potrei citare la storia di Misha, una curda irachena che incontrai alla mensa di Colle Oppio appena arrivata dalla Libia su un camion e che si stava organizzando per andare in Francia o del prete pedofilo che mi ha confessato …………
Insomma, un ventaglio di motivazioni e aspirazioni che ti fa finire in strada. C’è chi e’ in uno stato di povertà estrema e che, sebbene viva questa realta’,ha delle energie e coltiva delle ambizioni per il futuro. Accanto a questi,pero’, ci sono altri, specie i nostri connazionali, per i quali la situazione di disagio non è la causa del finire senza casa o per la strada ma l’effetto di un vissuto.
Un paesaggio umano composito, vero sign0ra Carbone? Oltre a casi un po’ più estremi, sulla strada vi finiscono i classici 50enni che si trovano soli e abbandonati e molti “internati” negli ex manicomi dopo l’abolizione della Legge 180.
Ma nella pratica come si dorme in strada? Molto semplice, si prendono dei cartoni o, se più fortunati, delle coperte che distribuiscono i Volontari e ci si stende per terra.
Cosa altro si valuta? Capire se valga la pena stare da soli o no, se stare con quelli del proprio Paese o no, anche in strada si ricreano meccanismi sociali consueti.
Professore,ma non fa paura dormire alla mercè di chiunque? La prima notte sicuramente non dormi perche’ hai paura. La seconda sei stanco.Ma questo e tutto il resto è relativo per chi non ha nulla da perdere o un posto per riposarsi e in cui “tira meno vento…”.
Ma la violenza è presente? Mai successo aver assistito o di essere stato aggredito di notte. Pero’ ho sentito tante storie di pestaggi ma molto più legati al controllo del territorio, per esempio per chi chiede elemosina o per un posto dove “parcheggiarsi”. In strada, come ben sai, c’è la legge della forza.
Come ci si sfama? Fondamentalmente alle mense. Spesso passano i volontari con i panini,dolci e bibite calde. Ma d’inverno il problema grosso è solamente il freddo.
Per lavarsi? A Roma e nelle altre città, ci sono dei punti doccia aperti ogni mattina. C’è chi ci va e chi invece non si lava e rimane in strada in condizioni pessime. Sono quelli i casi più gravi da segnalare agli operatori sociali.
I suoi “compagni di strada” in che condizioni erano? Erano vestiti normalmente. Quelli stracciati, che puzzano, sono pochissimi. La maggior parte ci tiene a non essere identificabile. Immagino che le persone che passano non pensassero che vivessimo quella realta’.
Sig.ra CARBONE,e’ un’esperienza che rifarebbe? Lo rifarei,perche’,forse,e’ un’ esperienza da rivivere giorno per giorno….
Se, a cos’altro state lavorando? Alla redazione di un altro Testo,L’UNITA’ FAMILIARE E TUTELA DEI MINORI STRANIERI”, che pensiamo di pubblicare per il mese di giugno e che reca ancora come copertina un’Opera della Sig.ra CARBONE corredato da alcuni scatti da Lei impressi sul telefonino………ùà
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“STORIE SENZA UN TITOLO” E’ UN’OPERA CHE SI LEGGE COL CUORE, NON CON GLI OCCHI! La copertina e’ un’ opera dell’autrice Rosa Carbone.
E’ tutto da buttare il mondo diverso di chi vive di espedienti,si vende per un po’ di soldi o cerca di tirare avanti come può ?
“ E’ BELLO PERDERE!!!”. Ogni esperienza,anche la più infelice, nasconde lezioni di vita valide come insegnamenti: indimenticabili perché vissuti in prima persona. A contatto con queste storie di Uomini e Donne che la società “normale” tende a rifiutare o ghettizzare, siamo riusciti a carpire confessioni che possono suggerire un senso, una direzione al nostro cercare, alle piccole dissennatezze quotidiane….
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