Storia e Cultura: avanti tutta
STORIA e CULTURA: avanti tutta ___________________________di Sabina INCARDONA
In occasione dell’iniziativa del MIBACT dal nome “Domenica al museo”, ho deciso di trascorrere la giornata di domenica scorsa visitando tre siti archeologici: la Villa di Massenzio, la Tomba di Cecilia Metella e il Palatino. Questa iniziativa corrisponde alla prima applicazione della norma del decreto Franceschini, in vigore dal primo luglio 2014, che stabilisce che ogni prima domenica del mese non si debba pagare il biglietto per visitare monumenti, musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini monumentali dello Stato.
Dopo Milano, prima città italiana ad aver aderito all’iniziativa, anche Roma dal 6 Luglio 2014 è stata pronta ad inaugurare la norma del decreto rendendo gratuitamente accessibili una lunga lista di aree dedicate alla cultura che vanno dal Colosseo al Foro Romano e Palatino, ma anche la Domus Aurea, il Vittoriano, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la Galleria Borghese, il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, le Terme di Diocleziano, il Pantheon, la Piramide di Caio Cestio, le Terme di Caracalla, gli Scavi di Ostia Antica, Villa Adriana e Villa d’Este e tutto quello che si può trovare elencato sul sito dei Beni culturali per Roma e la sua provincia.
L’iniziativa, volta certamente ad incrementare l’interesse verso l’arte e la storia del nostro Paese, di contro dovrà cimentarsi con la difficoltà di regolare il flusso di visitatori che in quei giorni si farà molto più copioso. Per il momento a Roma, per quanto riguarda il Colosseo, è vero che l’entrata sarà gratuita ogni prima domenica del mese, ma come tiene a ricordare la soprintendente ai Beni Archeologici di Roma, Mariarosaria Barbera, lo sarà a flusso regolato. “ci stiamo organizzando, naturalmente ci aspettiamo molta folla che andrà contingentata: il nostro piano di sicurezza prevede che all’interno del Colosseo non ci siano più di 3.000 persone contemporaneamente, quindi si regolerà il flusso“. Altrettanto dicasi per la Domus Aurea che rimane visitabile gratuitamente previa prenotazione.
Sono romana e abito sulla via Laurentina ragion per cui spesse volte mi sono trovata, per poter raggiungere il centro della città, a trovare strade alternative a quelle più trafficate nelle ore di punta. Così sin da piccola mia madre era solita attraversare la via Ardeatina che verso la fine incrocia Via Appia Antica: potete immaginare la fantasia di una bimba, abituata a costruzioni di 14 piani in periferia, cosa potesse partorire di fronte allo spettacolo dell’ opus romano. E’ per questo che la mia scelta è caduta per prima cosa sui due siti archeologici adiacenti che si trovano lungo la via Appia Antica: la Villa di Massenzio e la Tomba di Cecilia Metella. Poi mi sono spostata più in là e ho visitato l’area del Palatino.
Tralasciando le note storiche, che chiunque di noi facilmente può consultare avendo un po’ di dimestichezza con google, sono almeno due le cose che non ho potuto fare a meno di notare. La prima cosa, la più lampante almeno per la mia sensibilità, è stata il silenzio. Con un modo di dire un po’ banale, ma estremamente efficace, quello che ho pensato è che il tempo in quei luoghi si sia veramente fermato. Il traffico, il vociare della gente, la stessa stagione invernale sembravano annullate in una sola stagione immersa nel silenzio. La cosa singolare è stata che la medesima sensazione l’abbiamo provata sia io che il mio accompagnatore.
Così ho potuto guardare la mia città, ormai da tempo cristallizzata in rumori ansiogeni traffico ritmi e tempi fuori dall’umana portata, con gli occhi quasi vergini di una turista alla sua prima visita. Ho ritrovato quella Roma per cui tanti miei amici di altre città sentono nostalgia e provano magico stupore. Ho potuto godere di una primavera insolita di dicembre, di un cielo così basso che sembrava arrivare sulle nostre teste, di nuvole disegnate dal migliore dei grafici in circolazione. Ho goduto dalla mia città dalla quale ogni giorno mi trovo a voler scappare.
La seconda cosa che ho notata è stata l’alta affluenza di turisti stranieri e di altre città italiane rispetto a quella dei romani. Mi sono domandata come una turista spagnola potesse trovarsi presso la Villa di Massenzio, non proprio zona centrale di Roma né facilmente raggiungibile e come mai proprio in quel giorno. Ho creduto di trovare risposta nel fatto che fuori dal nostro Paese iniziative del genere siano da tempo caldeggiate e promosse dai varii governi. Mi sono quindi domandata come mai in Italia siamo ancora così in pochi a sapere di questa iniziativa? Perché l’arte è ancora considerata uno spazio elitario appannaggio di pochi?
Riguardo al fatto che l’opera d’arte venga spesso ignorata se non peggio vituperata o sottovalutata, mi viene in mente quanto accaduto settimana scorsa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ossia la vicenda della scultura in bronzo dell’artista torinese Medardo Rosso datata 1893-’95 e valutata 500/mila euro, opera dal nome Bambino malato trafugata e poi ritrovata intatta alcuni giorni dopo in un armadietto riservato ai visitatori della Gnam. Ma il museo non è nuovo a questo tipo di “visite”.
Questi sono solo alcuni dei tanti furti che si verificano nei luoghi d’arte di tutto il mondo. Ma non tutti i furti sono a scopo meramente economico e alcuni hanno dietro motivazioni, vere o presunte, che suonano come un capolavoro di comicità e ignoranza. A Pompei un turista americano ha tentato di rubare alcune tessere di un mosaico romano all’interno della domus Trittolemo. Come si è giustificato ai carabinieri? Voleva un souvenir della città antica. Tuttavia, il valore di un’opera d’arte dipende dalla sua storia e dai documenti che ne attestano la sua autenticità artistica e legale e, in assenza di prove concrete, nessuna opera può essere immessa sul mercato, quindi acquistabile.
Ma questo forse i ladri non lo sanno. _________________________ (Sabina Incardona)
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Per caso e non per scelta, sono capitato, in compagnia di mia madre molto in là con gli anni, a percorrere un centinaio di metri della via per eccellenza, l’Appia Antica, ricordata qui sopra, quasi con affetto, da Sabina, dove l’antica strada diventa un tratturo di fango ed erbacce che nascondono marmi e muri crollati, insomma ciò che rimane di una lunga teoria di monumenti che hanno sfidato l’eternità ed ora si trovano a contendersi con le piante selvatiche il poco spazio che l’abbandono della Regina Viarum ha loro accordato.
In altri Paesi, molto meno favoriti dalla storia, anche uno stipite marmoreo, un tratto di mura non certo rappresentative di un passato importante, sono tenuti in grande evidenza e mostrati come preziose testimonianze di arte e cultura; poche cose suoervalorizzate per un turismo attento e ben organizzato. Da noi, vista l’abbondanza concentrata di tutto il patrimonio artistico mondiale, circa il 90% di quanto al mondo è stato tramandato da secoli, permettiamo l’incuria e le varie stolte affermazioni del tipo “ con la cultura non si mangia”.
Cerchiamo dunque di mettere in luce quello che abbiamo, pretendiamo che questa luce sia una luminosità anche materiale per la nostra decadente capitale che, circa due secoli fa, il Belli così descriveva in occasione della Festa di San Pietro in un, oggi, nostalgico sonetto: “ In qual’antra città, in qual antro stato c’è st’ illuminazzione benedetta che t’intontisce e te fa perde il fiato”.
Altri tempi !___________________________________ Alessandro Publio BENINI