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Mad Shepherd

A ROMAN BAND ALTERNATIVE ROCK _________________di Sabina INCARDONA

E poi una sera decidi di affrontare dopo anni le insidie di ”Roma by night” in zona Trastevere. E ti accorgi che la fatica è valsa una bella scoperta.  Si dice che chi cerca trova. Personalmente la conoscenza di persone, posti e cose care è spesso stata frutto di momenti di noia o pigrizia superati alzandosi con l’aiuto di un argano dal divano.

Così è accaduto qualche sera fa in un’enoteca del centro, entrata in compagnia per bere un bicchiere nella convinzione voluta e cercata di recarmi in uno di quei luoghi silenziosi come biblioteche, mi ritrovo nel bel mezzo del sound-check di un gruppo di musicisti. Il resto è quanto ho scoperto chiacchierando con loro e andando in cerca di informazioni che rendessero meno superficiale l’acquisto del cd di questa band italiana emergente.

Alcuni dati biografici.

I Mad Shepherd sono una band alternative rock di Roma formata da Stefano Di Pietro (voce), Salvatore Dragone (chitarra), Francesco Leone (basso e cori), Marco Fiorenza (batteria). Notati già dal festival internazionale Rock In Roma, che li ha scelti per esibirsi il 21 luglio 2014 in apertura degli Editors sul second stage, la band realizza il proprio album di esordio  Monarch co-prodotto da Walter Babbini (Zucchero, Morricone, Negrita) che lo ha registrato e missato presso i Revolver Studios di Guidonia (Roma), mentre alla batteria troviamo l’ospite d’eccezione, Valter Sacripanti (Nek, Frankie Hi Energy, Massimo Varini). Il mastering è stato invece affidato ad Howie Weinberg, uno dei nomi più importanti a livello mondiale con oltre 200 dischi d’oro prodotti con artisti come Muse, Metallica, Deftones, presso il suo Howie Weinberg Mastering studio di Los Angeles.

Banalmente una delle curiosità d’impatto è stata perché scegliere un nome straniero e di così facile storpiatura. Mi è stato risposto che il nome è stato ispirato inizialmente al film del 2006, diretto da Robert De Niro, The Good Shepherd che narra in forma romanzata la storia della CIA. Tuttavia è un caso, non una cosa voluta, che l’album in questione sia un concept sul progetto Monarch, da cui viene il titolo scelto per l’album. Di cosa si tratta?

Monarch è il nome in codice di un progetto sviluppato tra gli anni ’50 e ’60 dalla CIA il cui scopo era quello di controllare la mente umana. Utilizzando alcune droghe come LSD, i soggetti erano trasformati in agenti segreti perfetti e ignari di esserlo. Metterli in azione diventava quindi molto semplice: determinati comandi vocali erano sufficienti ad attivare le “cellule dormienti” al loro interno per costringerli a eseguire qualsiasi ordine. Da qui l’intenzione dei Mad Shepherd di dare vita ad un concept ambizioso, una riflessione intorno alla società contemporanea che si dipana attraverso le dieci canzoni che compongono l’album di debutto Monarch. Il titolo Memories of a Free man impresso sul booklet apre la strada alla figura del Mad Shepherd (letteralmente “pastore matto”), un nuovo “fool shakespeariano” che denuncia attraverso i testi la  follia del tempo in cui viviamo in cui l’unicità dell’individuo viene costantemente impoverita (Discotech). Ma le storie contenute nell’album più che denunciare la situazione attuale fungono da incitamento alla liberazione e al riscatto, alle volte lasciandosi ispirare dagli avvenimenti attuali, come nel caso di Sick man of Europe (il brano che ho preferito) legata alle proteste in Turchia, altre attraverso esperienze più intime e personali (Rebirth e So it goes). Non solo buio quindi nei testi ma soprattutto la profonda spinta a percorrere la propria strada verso una vita autentica anche dimenticandosi di quella già tracciata, perché in qualche modo perdersi può diventare la via per trovare la propria libertà (Rising). Infatti c’è anche tempo di rivivere la dolcezza e la passione straripante di un’istantanea (California) dove di ritrova, attraverso l’amore e il sesso, una dimensione ancora pura della vita da preservare.

Parlando con i ragazzi scopro che hanno all’attivo anche dei video musicali dei loro brani. Il video di Monarch, primo singolo che ha anticipato l’uscita dell’omonimo album e disponibile su tutti gli store digitali, porta la firma di uno dei più talentuosi videomaker e registi italiani, Stefano Poletti, nel cui curriculum molto eterogeneo troviamo molti artisti conosciuti della scena alternativa italiana quali i Baustelle, i Tre Allegri Ragazzi Morti, i Sick Tamburo, Tricarico, Appino, The Zen Circus, Marta Sui Tubi e tanti altri. La canzone è subito entrata in rotazione in numerose radio come Radio Rock 106.6, dove la band si è esibita in diretta per il Saturday night live.

Il video del secondo singolo California, con la partecipazione straordinaria di Giulia Michelini (la Rosy Abate di Squadra Antimafia, per intenderci) nel ruolo di protagonista, è uscito in esclusiva su Repubblica.it il 1 dicembre ed é entrato in rotazione su Radio Rock (106.6) dalla settimana successiva. Alla sua prima esperienza in un video musicale, Giulia Michelini ha ricevuto già due riconoscimenti importanti nella XII edizione del Roma Videoclip 2014, come Miglior Attrice dell’anno e Migliore Interpretazione edizione e anche il gruppo ha ricevuto un premio per lo stesso video che narra la visione onirica di una storia d’amore, travagliata e intensa, apparentemente consumata ma nella realtà sono immaginata. Nel video vediamo, oltre ai componenti del gruppo e agli attori principali, anche la presenza del fireman Chantico che impersona, attraverso i giochi con il fuoco, il destino della coppia formata da Giulia Michelini e Andrea Napoleoni, entrambi alla loro prima esperienza in un videoclip. L’attrice romana veste qui i panni di una giovane donna alle prese con una passione che non riesce a spegnersi. Girato tra il Seven (nuovo spazio artistico a Roma) e Campo Felice, per le riprese in esterna, la regia del video è firmata da uno dei talenti della scena italiana Marco Gallo con la fotografia di Matteo De Angelis.

Ora mettiamo da parte tante parole e abbandoniamoci all’ascolto e la visione di note e immagini.

Avrei sempre voluto dirlo, lo dico: “Signore e signori, ecco voi i Mad Shepherd!”

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