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PASQUA DI SANGUE… e mi si appanna la vista

La strage al Campus di Garissa in Kenya è solo la punta dell’iceberg; strage di studenti e cristiani nella regione subsahariana; inarrestabile ondata di terrore a cui fa seguito la ferma condanna del mondo Occidentale.

Quello che è accaduto in Kenya Giovedì scorso nel Campus di Garissa è il sintomo di un malessere profondo, ha il sapore del ferroso, del sangue e del metallo dei delle armi.

Ennesimo episodio di una saga violenta, i terroristi islamisti, accecati dalla propria furia assassina, hanno colpito duramente il cuore del Kenya a 150 km dal confine meridionale con la Somalia.

Un’area instabile da sempre che non conosce tregua, terreno fertile dove seminare e far crescere il seme dell’odio verso quell’Occidente disinteressato, dove si è pronti a spargere liquido infiammabile sui tanti focolai disseminati in un territorio vastissimo. È il 1991, ma la storia ha inizio da molto prima, quando la fine coincide con l’inizio di un’altra  guerra civile; di fatto gli al Shabaab esistono già da tempo rispetto alla tragedia della settimana scorsa, alcuni lo sapranno altri no, altri invece lo ignorano e confondono le tante sigle, i tanti gruppi di rivoltosi, la cui matrice resta sempre la stessa per quanto controverse siano le circostanze.

Etiopia, Somalia, Eritrea, Kenya Uganda, la macchia del terrore non conosce confini e si espande a perdita d’occhio come l’Impero, da non confondersi con l’imperialismo, e rischia concretamente di estendersi sempre più nel cuore del continente, un effetto domino che mira a farsi strada ovunque vi siano terreni fertili da coltivare!

Anni di dittature, guerre civili, interventi armati, attentati, morti e feriti a volte ignorati dai media ufficiali made in “Westlandia”, altri appena accennati chissà perché, forse non era il caso di far sfigurare più di qualcuno, di allarmare l’opinione pubblica, mettendola al corrente dei tanti fallimenti e delle tante  irresponsabilità dei potenti della terra; forse bisognava solo tenere nascosti e lontani certi mali come se non ci riguardassero veramente da vicino, ma ora che ” il gioco si fa duro” e  che, come recita un Belushi d’annata, i “duri iniziano a giocare” seriamente ecco che non si può far più “finta che tutto va ben”!!!

La diplomazia internazionale non è più in grado di contenere tutto questo, non è più in grado di gestirlo e non è un caso che Stati Uniti prima, caschi blu poi, proprio in queste zone hanno fatto la loro uscita di scena dopo essere stati “ospiti” affatto graditi dei loschi interessi politici ed economici di questa come altre aree sensibili.

Non si può più contenere, arginare, cercare  di “mascherare” e tenere silente quanto serpeggiava ormai da tempo, perché diciamolo apertamente: certe cose non avvengono damblè, sono preparate fuori onda, dietro le quinte c’è un lavoro sottile e chirurgico.

Come spesso accade, queste sono micce lunghe accese molto tempo prima, innescate con largo anticipo per poi esplodere neanche troppo all’improvviso e diventare fatti di cronaca presenti sulla ribalta mediatica internazionale, tra lo sconcerto e l’indignazione di tutto il mondo sorpreso per la fredda e spietata azione omicida compiuta alla quale mai ci si potrà abituare diventando insensibili ad immagini e notizie di morte, disperazione e sangue, come quella che ha causato ben 148 vittime accertate tra cui la maggior parte di loro erano studenti e cristiani.

Ora si, se ne parla abbondantemente, come giusto che sia anzi, doveroso!

Perché risulta è più difficile contenere la “viralità” degli utenti, il passaparola; la condivisione social con i mezzi tecnologici oggi a disposizione diventa “reporter diffuso”, la notizia arriva prima e rimbalza ovunque, dal basso per approdare nel mainstream; giornalismo partecipato e condivisione social  non potrebbero forse diventare strumenti in grado di  arrivare prima  sensibilizzando l’opinione pubblica e la comunità internazionale ad intervenire prima ed adeguatamente in anticipo che certi fatti avvengano anzi che raccontarli dopo perché magari fa comodo a qualcuno?

Abbiamo strumenti utili oggi per rispondere a domande simili:  ma si poteva evitare tutto questo spargimento di sangue?

Chissà forse è una sterile polemica forse no, ma vale sempre porsi qualche domanda di fronte a fatti così incresciosi come ci sarebbe da augurarsi  che valga ancora il motto che diceva prevenire è meglio che curare, o in questo caso, seppellire !!!