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Terremoti: Ricordando due tristi eventi del 1930 e del 2009

Riportiamo di seguito una lettera inviata alla nostra redazione dall’ Ingegner GIULIO GIRI  il quale, in occasione dell’anniversario del tragico terremoto che ha colpito e devastato L’Aquila, ha fatto ritorno in una città purtroppo dimenticata.

Dopo aver visitato, in questi giorni, la città dell’Aquila e i paesi limitrofi, mi sono reso conto dell’inerzia dei governi che si sono succeduti a quel ferale evento

Solo una piccola parte, a ben sei anni di distanza, è stato ricostruito e riattivato. L’Aquila è, ancor oggi, una città morta e deprimente con le sue strade sbarrate, i negozi chiusi e quasi ogni tipo di attività commerciale sospesa. Un vero pianto!  E’ chiaro ed evidente che una simile catastrofe richiede tempo e denaro per risolversi, ma sei anni trascorsi ed ancora la città in queste condizioni, non è accettabile.

Mi sono voluto documentare su uno dei tanti terremoti che hanno colpito l’Italia: precisamente quello del 28 ottobre del 1930.  A paragone di quello dell’Aquila, quello colpì una zona molto più vasta con molti più danni e vittime.

Dati terrificanti: morti 2142, feriti 4551, circa 60.000 senza tetto. La zona colpita va dall’Alta Irpinia alla zona di Vultura, danneggiando le provincie di Napoli, Avellino, Benevento Foggia e Salerno. I centri più colpiti sono Lacedonia, Aquilonia, Villa Nova, Rapollo, Barile, Rionero, Atella e Menfi. A Roma, su disposizione di S.E. Benito Mussolini, viene mobilitato subito il ministero dei Lavori Pubblici. Sul posto vengono formati quattro centri di raccolta: a Rocchetta, a Lacedonia a Menfi e Arianno.

Così si commenta “ Illustrazioni Italiana” del  03/08/1930 : ”Oggi un esempio di forza, di serenità, di ordine viene in ogni momento di sciagura; e non c’è bisogno di interporre tempo in mezzo; sotto l’ordine del Duce, si è sempre pronti”.  Lo scritto paragonava l’evento del 1930 a quello che era successo a Messina nel 1908. Noi oggi lo possiamo paragonare a quanto successo all’Aquila..

La ricostruzione fu un miracolo compiuto da Di Crollalanza, incaricato da Mussolini. Per la ricostruzione della Campania, del Sannio e della Lucania colpita dal sisma (6° grado Richter) il 23 luglio del 1930. In solo quattro mesi furono costruite e restaurate quasi 9000 case dalle solide strutture. A tre mesi dal terremoto, il 28/10/1930 le prime case furono consegnate alla popolazione della Campania, della Lucania e della Puglia.  Le case ricostruite furono 3746, riparate 5190 abitazioni negli oltre 50 comuni interessati dal sisma. Nonostante il breve tempo impiegato nel ricostruire, nonostante i mezzi tecnici relativamente antiquati del 1930, le palazzine edificate allora resistettero al terremoto che ha colpito la stessa zona 50 anni dopo! All’Aquila crollano i balconi costruiti due anni fa!!!

Per L’Aquila furono stimati i lavori di restauro in 10 anni e per una spesa di 10 miliardi di euro, cifre e tempi destinati a lievitare in modo scandaloso. Inoltre è emersa la sparizione di 5 milioni di euro, raccolti tramite sms, soldi che sembrano siano finiti all’Etimos, consorzio di Padova, che li ha utilizzati non come garanzia per i terremotati ma per le banche, alle quali i terremotati si fossero rivolti per ottenere un finanziamento. Finora nessun politico ha chiarezza sul fatto!!!

Ritornando al terremoto del 1930, Lacedonia fu tra le più colpite, riportando 185 morti 600 feriti. Un episodio va ricordato: una bimba di 3 anni fu ritrovata dopo 72 ore dalla catastrofe merito del Tenente Torracci, del Milite Brusi, e del Dott Sirigano. Per il nobile slancio di solidarietà dei soldati accorsi, il Consiglio Comunale di Lacedonia delibero quanto segue:

_ sono nominati cittadini onorari di Lacedonia fascista, il principe Colonnello d’artiglieria Biondi Morra Francesco, e il Tenente Colonnello Lombardi Nardi.

_un riconoscimento del comune a tutti i sodati del 1° reggimento d’artiglieria agli ufficiali e militi della R.R.C.C.e M.V.S.N che diedero il loro importante contributo ad alleviare le sofferenze della popolazione.

Finiamo ricordando che nel terremoto dell’Aquila dell’aprile del 2009, gli unici edifici che resistettero al sisma, sono stati quelli costruiti durante il Ventennio Fascista. Il terremoto del 1930 è stato volontariamente obliato, certamente per non proporre difficili confronti.

Giulio GIRI