Badi come parla, sa !…ma anche come scrive ?
Meno male che “c’è” Totò a sdrammatizzare certe situazioni, accorrendo in nostro soccorso.
Tra Italiano corretto, vernacolo, idioletto ,lingua scritta e lingua parlata…chi vincerà?___________Cristian ARNI
Tutto ebbe inizio nel lontano…2015 !
In un imprecisato momento, mentre attraversavo la città a bordo della mia macchina (del tempo ?) mi ritrovo di punto in bianco circondato da manifesti giganti che mi proiettarono in un ” ritorno al futuro“, un deja vous, o per dirla nicianamente in un ETERNO RITORNO, o forse più semplicemente della serie “A volte ritornano“, per restare in tema letterario, fatto sta mi sono ritrovato come “inseguito” dai fantasmi del passato solo nelle sembianze di un noto attore italiano che campeggiava su manifesti giganti perseguitandomi ovunque mi recassi, con la scritta: 1992, c’è scritto proprio così sul manifesto!!!
E d’improvviso mi si accappona la pelle, sudo freddo, mi si appanna la vista, non so se di emozione o di terrore, dipende dai punti di vista. Mi calmerò solo quando in seguito scoprirò, casualmente e per fortuna, trattarsi solo di una serie TV trasmessa da una nota piattaforma satellitare. Va detto che non guardo le serie TV, lo so è una grossa pecca di questi tempi, faccio una vita tediosa e monotona, ma ognuno è libero di fare ciò che vuole o no?! Non le guardo per più ragioni: pigrizia forse o più semplicemente perchè non posso permettermi nessun tipo di piattaforma e sarebbe anche illogico dato non possiedo nemmeno la TV !
Succede questo: dopo essere stato perseguitato dall’immagine di cui sopra per i quattro angoli della città, diciamo pure di chi si tratta: Stefano Accorsi…ebbene si pensate, Accorsi mi perseguita in ogni angolo dell’Urbe…ad un certo punto, a sera, rientrato nella “mia” abitazione, mi ritrovo davanti al monitor del mio pc ( per altro di terza mano ) per questioni di lavoro quando d’un tratto, mi imbatto in un articolo di un…”collega”, userò il virgolettato perchè mentre lui è uno che conta, un giornalista con la “G” a quanto pare, io invece sono solo un semplice “scriba”, un umile “riportino”, quindi complice anche la mia frustrazione, dopo aver letto l’articolo in questione mi si drizza il pelo, ma solo quello, perchè i capelli restano al loro posto mentre mi cadono le…braccia.
Ecco, il “collega” ha scritto un articolo che prende le mosse dal modo di parlare/recitare di un’attrice presente nella “serie TV”, di cui peraltro ignoravo addirittura l’esistenza, per sollevare tale questione: quanto recitare in Lingua, sia ormai cosa superata e fuori luogo, anacronistica e demodè e quanto invece sia più consono farlo in dialetto o per meglio dire usando la lingua di tutti i giorni.
Sia mai questione più perigliosa di questa,mio caro “collega”, lei che scrive in Italico mi domando/ le domando : perchè non scrive nella lingua di tutti i giorni anch’ella? V’HA PIU’ SENSO SE SCRIVE COME MAGNA O SE MAGNASSE COME PARLA?
Perchè, se lei mi scrive in Italiano mi usa la lingua, la grammatica e la sintassi che ci è propria, che ci proviene dai padri fondatori del Volgare allora, perchè gli attori non potrebbero/dovrebbero recitare nella stessa lingua di cui ella si pregia scrivere?
Non mi si tacci di far parte di una Redazione “trasverale” tendente meno a sinistra per cui giustificare una certa simpatia per il Tricolore della nostra bellissima Lingua, l‘Italiano, di cui è composto peraltro l’Inno di Mameli ( che non solo i giocatori di pallone dovrebbero conoscere a mena dito ) né di appartenere a certo “folclore” nostalgico solo perchè in difesa del nostro amatissimo, bistrattato Italiano, che poi di folclore detto tra noi non v’è nulla, nè meno nè più che dall’altro lato della strada.
Non mi si “accusi” soprattutto di purismo linguistico, perchè da come scrivo e parlo certo non mi fregio di meriti che non mi si addicono, poichè non abiuro invero neppure l’uso del vernacolo qualsiasi esso sia; mi si passi invece il sostegno e l’inamovibile pretesa all’uso dell’Italiano, e in Teatro et in Cinema ma anche altrove qua e là nei mezzi di comunicazione/massa, in virtù proprio della nostra identità culturale come mero segno di riconoscimento e comunicazione, un Italiano peraltro, verbalizzato ed articolato correttamente così da rendere comprensibili le sillabe e le parole fino infondo al loggione, in piccionaia, mettendo da parte certe “maestrie”/ “virtuosismi” espressivi, lasciandoli a chi davvero se li può permettere !
Perchè no?! Là dove necessità, dove occorre, per esigenze di copione/parte, sceneggiatura, allora si, ricorriamo anche alla “caratterizzazione” dell’espressione con l’uso del dialetto/vernacolo, lasciando però all’Italiano il suo posto/ruolo…CHE GIA’ TANTO SIAMO IGNORANTI E STIAMO PERDENDO IL SENSO TANTO DELLE PAROLE QUANTO DELLA LINGUA CON L’UTILIZZO DI ACRONIMI, SCRITTURA ABBREVIATA, SCRITTURA “INTELLIGENTE” E COMPAGNIA BELLA.
Esimi “colleghi” più preparati del sottoscritto hanno già risposto abbondantemente e in maniera più pertinente in merito all’articolo in questione, ma da comune e semplice appassionato di Teatro, Cinema e letteratura non posso immaginare l’idea di una recitazione biascicata, incomprensibile, privata della sua forza comunicativa ed espressiva proprie della nostra Lingua, senza per questo necessariamente s- cadere in quello che in “gergo” Teatrale chiameremmo “Birignao”!!!
Il Teatro dialettale, di cui peraltro siamo ricchi di esempi, ” difeso” e sostenuto inoltre proprio da certo “folklore” nel periodo di suo massimo splendore, ci insegna ad apprezzare il vernacolo, ad estimarne le perle espressive di cui nessuno certamente mette in discussione la forza, altra cosa è invece il Teatro in Lingua che si avvale dell’Italiano anche come “medicina” contro il piattume culturale, contro il quale ormai siamo andati in contro da tempo proprio “grazie” a certa TV ma anche certo cinema e ahi-noi, cosa ben più grave, certo teatro.
Il bravo attore è colui che parla con la lingua dell’anima, anche senza parole, e qui di esempi da citare ne avremmo veramente tanti, senza per questo voler sostituire con la mimica, il gesto, l’espressione corporea l’uso e della Lingua e del dialetto…
Insomma, in conclusione, la giusta commistione di tutti i mezzi espressivi sapientemente, alchemicamente miscelati e fusi tra loro non ci impediscono certo di ricorrere alla gamma di possibilità comunicative senza per questo bandire l’una o l’altra cosa, purchè vi sia comprensibilità in ciò che viene detto, tradotto ai minimi termini vale a dire: noi paghiamo il biglietto ma tu fatti comprendere ! A buon intenditor…
Si ravveda dunque e faccia ammenda, atto di pentimento alle “eresie” pretenziose che è andato pubblicando, glielo dico senza peli sulla Lingua !!!
Firmato da un “collega”