Tra labirinti e meandri della burocrazia
LO STATO: UNA BARRIERA…. USCIRE DALL’UTOPIA è possibile ?_______________________di Enzo IEZZI *
Desideriamo affrontare un argomento che abbraccia vasti periodi del nostro recente passato, nonché il (mal-)costume sociale e nazionale di questo nostro Stato e dei suoi meandri, per cercare di esaminare possibili soluzioni. Dato che lo Stato siamo noi, siamo noi tutti che – in qualche modo – abbiamo contribuito a creare quel perverso e farraginoso meccanismo che ostacola ogni iniziativa e favorisce il massimo della corruttela, presente e passata. Riuscite ad immaginare cosa accadrebbe se nessuno tentasse più di corrompere nessuno? Chiara utopia o banale ovvietà ?
Qualche passo indietro. A seguito di “Mani Pulite”(Di Pietro, D’Avigo, ecc), che prese l’avvio grazie all’inchiesta sul Pio Istituto nel 1992, l’Italia “scopre” che tutto il sistema degli Enti Statali è corrotto, ma da chi? Dagli imprenditori e dai professionisti che corrompono, nonché dai politici di ogni rango e grado che si fanno corrompere, in base ad un vero e proprio “tariffario”. Sull’eco delle stampa e dei media, l’Italia intera si offende, reagisce, caccia via la maggior parte dei politici, spariscono Partiti Storici, la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista; gli altri partiti, per ben che vada, cambiano pelle e uomini, cambiano le regole ed il sistema elettorale e, con tutte queste variazioni, sembrava cambiare anche la storia, naturalmente in senso positivo.
Entriamo un po’ anche nelle questioni tecniche: nel 1996 la Legge Bassanini toglie addirittura ai Politici (assessori, ecc.) la firma dei provvedimenti, delegandola ai Dirigenti poi si arriva alle “Conferenze dei servizi”, con cui in una sola seduta si dovevano concedere Permessi di Costruire e/o altri provvedimenti. Nel 2000 viene istituito lo “Sportello Unico” ove rivolgersi – sia come privato cittadino, sia come professionista – per risolvere il proprio problema e/o avanzare richieste, parlando con un solo funzionario; un solo ufficio poteva quindi farsi carico di avvertire e correlarsi con tutti gli altri Enti competenti per il rilascio del provvedimento richiesto.
Va confessato che noi professionisti, in quell’anno, ci eravamo un po’ preoccupati, nel senso che dicevamo fra di noi: ”Se gli uffici statali faranno tutte le pratiche al loro interno, noi cosa faremo più adesso?”. Ma non c’era da preoccuparsi, siamo in Italia, nulla di tutto questo è accaduto (tranne che i provvedimenti effettivamente vengono firmati dai dirigenti), anzi semplicemente è diventato tutto più difficile ed il lavoro per noi professionisti è raddoppiato, triplicato, divenendo talmente complesso e a volte anche rischioso, al punto che non siamo in grado di prevedere i tempi e addirittura la riuscita delle richieste dei nostri clienti. Di nuovo c’è, però, l’intervento della Politica che dice “Basta!”: eliminiamo “lacci e lacciuoli”, slogan berlusconiano del 2006.
Dal punto di vista tecnico arrivano le Autocertificazioni e le Perizie Giurate, in alcune fasi i tecnici quasi si possono sostituire allo Stato e di nuovo sembrava che la soluzione fosse a portata di mano e che la macchina dello Stato si fosse finalmente alleggerita di tutti quei passaggi (spesso inutili) con domande e risposte tra Enti di Stato, ma……siamo di nuovo in Italia, ed infatti è lo stesso Stato ad esprimere qualche perplessità sulla liceità degli atti redatti da un professionista. Le Banche, poi, assolutamente non rilasciano un mutuo se viene esibita una semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività) o SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) – come invece prevede la vigente Legge 380/01 e successive – ma pretende un “Permesso a Costruire” rilasciato dall’Ente in bollo, protocollato, insomma alla vecchia maniera. Guai a presentarsi in Tribunale, poi, con qualche provvedimento – anche se previsto – redatto con semplice autocertificazione: si rischia di essere incriminati o, nel migliore dei casi, di stoppare e complicare la causa in corso.
Ormai abbiamo rasentato la soglia dell’impossibile, gli Enti sono talmente contorti, ostacolanti e contradditori fra di loro, che una qualsiasi banale pratica (dal Permesso a Costruire alla richiesta di un superamento di qualsivoglia parere) è diventata un esercizio di ordine forense. Eh già, ora infatti ai tecnici si affiancano gli avvocati. Il povero cittadino si deve avvalere di un tecnico per quanto compete l’Area di intervento di proprio interesse e di un avvocato per far proseguire la pratica. Non dobbiamo preoccuparci però perché è arrivato il “decreto Renzi”: tutti i Comuni d’Italia debbono uniformare le loro documentazioni relative a qualsiasi tipo di richiesta; da Bolzano a Catania gli elaborati debbono essere gli stessi e tutti vanno inoltrati tramite PEC (Posta Elettronica Certificata) al SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) apposito ufficio del quale ogni Comune si dovrà dotare.
Beh, la cosa è troppo recente per giudicare (2014), però uno dei primi risultati è dato dal fatto che ogni Regione e/o ex Provincia non ha voluto o potuto rinunciare alle proprie peculiarità magari locali e se, fino a ieri, per fare una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) occorrevano n.4 fogli di presentazione pratica, adesso (dopo l’uniformità di tutti i comuni italiani) la stessa pratica deve essere disbrigata con n.27 fogli e guai a sbagliare anche una delle circa 70 domande formulate in questa pratica, perché, proprio perchè inoltrata via mail presso l’ufficio SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive), nessuno risponderà e la pratica verrà irrimediabilmente archiviata, ovviamente in senso negativo: “Error”, questa sarà la lapidaria risposta.
Immaginate ora un semplice cittadino, che debba spostare un banale divisorio all’interno della propria abitazione e, magari, per essere ligio alla Legge, voglia denunciare tutta la pratica regolarmente. Questo esempio potrebbe sembrare spiritoso, ma purtroppo non lo è. Innanzitutto dovrà obbligatoriamente chiamare un professionista, per altro bravo e aggiornato, il quale redigerà la pratica completa di progetti Ante e Post Operam, sperando di non imbattersi in qualche difformità di ordine urbanistico, altrimenti addio sogni di gloria! Se tutto andrà a buon fine, il povero cittadino, dovrà quindi far svolgere la Direzione Lavori, il collaudo ed il nuovo accatastamento. Imbattendosi nel più onesto dei professionisti, la spesa sarà di almeno € 3.000= iva inclusa.
Il reale costo edile dell’intervento dovrebbe invece aggirarsi intorno ad € 600=; se il nostro cittadino però è obbligato rivolgersi ad un professionista del settore, che deve avere il DURC (Documento Unico Regolarità Contributiva) regolare ed aggiornato, l’importo da pagare “lieviterà” tranquillamente a € 2.000=, con DURC e regolare fattura, più iva naturalmente. Il cittadino a questo punto si farà due conti: per quest’opera spenderò € 600= oppure € 5.000 /6.000 ? Ragioniamo un attimo: qualcuno dei numerosi Enti di controllo (quali ad esempio il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e gli Enti di semplificazione delle Funzioni pubbliche) si renderà conto che il cittadino sarà costretto, se vuole svolgere qualche microattività di sistemazione edile, ad entrare inevitabilmente nella clandestinità?
Qualcuno potrebbe però eccepire tentando di agganciare le previste riduzioni fiscali; noi però abbiamo fatto dei calcoli precisi: la convenienza “potrebbe esserci” solo su interventi che superano i 30/35.000,00 euro di lavori, altrimenti matematicamente con importi inferiori, c’è remissione certa, senza parlare delle problematiche da superare. Eppure gli Enti di Stato continueranno in maniera imperterrita a dare false illusioni.
Qualche anno fa, per esempio, con la riforma del Catasto ci fu una bagarre pubblicitaria, che spingeva il cittadino a denunciare al Catasto le variazioni del proprio immobile, con il risultato che i Comuni si sono ritrovati con migliaia di denunce fuori dall’ombrello di qualsiasi Legge di Sanatoria. Il cittadino si è praticamente autodenunciato ponendo a serio rischio la propria abitazione; la pubblicità dell’epoca non metteva, infatti, al riparo l’incauto cittadino da incongruenze di ordine urbanistico, non spiegando di fatto che, prima del Catasto, esiste una Conformità Urbanistica. E’ storia quotidiana, l’abbiamo vista e sentita tutti la pubblicità attualmente in programmazione che incita il cittadino a risolvere i propri problemi di incompatibilità urbanistica, rivolgendosi a fantomatici uffici comunali, omettendo in toto il fatto che ormai con questa tipologia di uffici si comunica solo per via informatica. Morale: il cittadino, come al solito, dovrà provvedere “all’italiana” per poter superare i propri piccoli ma numerosi problemi.
Noi professionisti abbiamo sperato, sull’onda di altri Paesi europei, che almeno la riqualificazione edile dei fabbricati attraverso l’incentivazione di opere volte al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili prendesse piede (magari con qualche incentivo sul volume da sviluppare e/o nel risparmio sulle tasse presenti e future); beh! tutto “chiacchiere e distintivo”, nulla di concreto e la spinta è rimasta ai blocchi di partenza. Il bisogno pubblico è sempre più distante dai dibattiti quotidiani del Governo, scendendo via via fino alle Regioni, alle Province e agli Enti Comunali sempre in crisi ed in cerca di nuove Giunte e maggioranze.
Tutto questo ragionamento potrebbe colorarsi della classica denuncia qualunquista o populista, ma non è così; io credo che dibattere su temi di metodo per poi discutere sulle procedure di merito – che esistono, vi assicuro- sia forse l’unico modo per poter di nuovo incoraggiare una microeconomia legata al singolo cittadino che, moltiplicata per un numero elevato di interventi, può assumere ruoli e numeri davvero importanti.
Il cittadino deve essere invogliato ad investire sul proprio futuro e sul futuro dei propri figli, adottando metodi specifici e legali; potremmo, forse, rinnovare gran parte dell’apparato immobiliare dell’intera nazione; non servono, infatti, nuove case, ma la loro riqualificazione soprattutto dal punto di vista energetico, rifacendo così ripartire un volano, quello dell’edilizia spicciola, ormai fermo da anni, ma che in passato è stato il vero protagonista del rilancio economico.
Solo parlandone ovunque ed in continuazione, denunciando a qualsiasi livello queste dolorose constatazioni, si potrà convogliare l’attenzione di chi ha la responsabilità di governo verso tali problematiche, obbligando chi di dovere a legiferare in fretta ma bene su tali temi, in modo da avviare quella auspicata ripresa, che per ora è ancora solo una chimera.
*Ingegnere esperto in problemi dell’Ambiente > ing.iezzi@studioambientesrl.com