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Sempre più violenza: se ne parla una volta in un anno

”Solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande”(cit.)

L’amore,  la dipendenza, la violenza: hanno in comune forse la  perdita della ragione?  Inteso come desiderio che deve venir soddisfatto, come se fosse l’ acquisto di un oggetto? Anni di convegni, fiumi di parole, leggi non fatte o, non applicate… sangue che continua a macchiare i nostri vestiti.

L’idea che tutto si può avere , negli ultimi anni, ha leggittimato uomini,  a prendere nonostante i rifiuti. Tutto il peggio che nei secoli passati  ci è stato confermato  dalla letteratura,oggi lo ritroviamo in cronaca neraVIOLENZA 2

La violenza è un modo per compensare la mancanza di amore?  Valgono ancora le teorie che si leggono nei  testi universitari e come lo stesso Freud afferma che”nella psicogenetica della personalità il passato determina il comportamento attuale, cosi come le forme nevrotiche dipendono da traumi e conflitti di cui spesso il soggetto è inconsapevole”?

In nome dell’amore,  sentimento  tanto forte quanto distruttivo l’uomo sfoga a volte il suo malessere  sulla donna, nei casi più gravi andiamo incontro al” femminicidio”   parola divenuta ormai, soltanto un termine per indicare un crimine qualsiasi

Con il termine femminicidio si intende: “qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”.

Spesso questi atti di violenza avvengono nell’ambito del proprio nucleo familiare per opera di, padri, partner e uomini da cui ci si aspetterebbe cura e protezione; nell’ ultimo decennio moltissimi sono i figli che picchiano le madri,  . Ma cosa spinge a perpetrare queste gravi forme di violenza?

La violenza è un comportamento influenzato dalle norme e dalle regole di ogni cultura, spesso di natura patriarcale, a cui si aggiungono aspetti sociali, , tratti patologici, predisposizione all’agire aggressivo, alcolismo ed abuso di sostanze stupefacenti, sistemi legislativi e giudiziari ancora poco punitivi o inefficienti. Di solito si tratta di situazioni denunciate che però finiscono in tragedia senza essere giunti ad una soluzione.Si tende sempre a pensare che la violenza avviene, in ambienti economici sfavorevoli; negli ultimi anni, i casi di femminicidio , abusi, violenza sessuale su minori , è emerso da un mondo dove i soldi non mancano, dove in abbonda e dilaga la rabbia, il senso del possesso,   spesso la violenza è solo frutto di un narcisismo perverso, di un continuo desiderio di innamoramento, di un piacere relazionale che comporta solo parziale appagamento per il soggetto con personalità narcisistica.VIOLENZA 4

Spesso le donne accettano queste forme di violenza per dipendenza economica, affettiva, per paura, perché sperano di ritrovare ” l’oggetto perduto” riprendendo ancora un concetto freudiano, o perché e l’unica modalità relazionale che conoscono e che pensano di meritare.

 Nelle loro narrazioni emerge chiaramente come esse tendano a considerarsi inferiori e a percepire sé stesse sempre in relazione all’altro. Sono donne umiliate, che provano sentimenti di paura e vergogna con profonde ripercussioni sull’autostima.

Spesso tendono ad attribuirsi la responsabilità di ogni violenza subita e rimangono ancorate al passato come se non potessero vivere anch’esse un futuro. Altre volte vanno incontro alla morte a causa di un sistema legislativo ancora poco consono e ad una società che si rifiuta di accettare il nuovo ruolo della donna, troppo emancipata ed indipendente, o ancora ad opera di soggetti con personalità patologiche o semplicemente violente.

Sono significativi i dati dell’ultimo Rapporto Istat 2015 La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia che fa capire quanto ci si trovi di fronte a un fenomeno grave e diffuso. Secondo i dati del Rapporto, 6.788.00 donne hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5%delle donne tra i 16 e i 70 anni, quasi una su tre.

 I dati Istat segnalano che negli ultimi cinque anni la percentuale di donne vittime si è abbassata di due punti, passando dal 13,3 all’11,3%, ma questi numeri vanno visti in controluce, disaggregando il dato:  e così si scopre che sono aumentate, e notevolmente, le violenze più gravi, ovvero, quelle violenze dove sono state riscontrate più ferite nel corpo. Sono aumentate di quasi 15 punti percentuali, dal 26,3 al 40,2%. Però sono aumentate anche le donne che prendono coraggio: è aumentata dal 67 al 75 la percentuale delle donne che parlano con qualcuno della violenza subita, le donne che cercano aiuto presso i servizi specializzati, i Centri Antiviolenza, quelle che escono allo scoperto, mettendoci la faccia, spesso denigrate, spesso non credute, spesso abbandonate; poi di nuovo violentate e molte di loro: uccise.

La violenza di genere affonda le proprie radici in un modello culturale non ancora superato, che si alimenta e si riconduce a una disparità di ruoli dettati dal genere, a stereotipi anacronistici, tramandati di generazione, in generazione, eppure di così difficile sradicamento. Le battaglie femministe iniziate nel lontano Ottocento, che avevano portato all’attenzione le dinamiche di oppressione di genere, rivendicando una necessaria e universale parità di diritti e dignità, riecheggiano ancora oggi, quando si parla di auspicato rinnovamento culturale, di una rivoluzione sociale necessaria a smuovere quel fondo di immobilità di pregiudizi che impregna le relazioni uomo-donna, dilagando ed estendendosi a vari ambiti, a cominciare da quello più intimo, familiare, fino a giungere a quello lavorativo e a diversificati contesti pubblici.

La violenza di genere si annida e scivola sottilmente all’interno delle relazioni affettive. La letteratura internazionale parla di Verbal AbuseEmotional Abuse e Financial Abuse, riferendosi alle dinamiche quotidiane, intrafamiliari in cui si manifesta un’asimmetria di potere, che sconfina o può sconfinare in gravi situazioni di limitazione, controllo e svalorizzazione del partner, fino ad arrivare a vere e proprie minacce e intimidazioni.

Se è vero, come dimostra l’ultimo Rapporto Istat 2015, che è cresciuto il numero di donne che cerca aiuto presso i Centri Antiviolenza, è anche vero che per queste donne rimane un passaggio non semplice, che attiene alla consapevolizzazione del ciclo della violenza in cui sono coinvolte per uscirne davvero. In questo senso a queste donne viene chiesto molto: è richiesta forza e spesso “freddezza” nel riconoscere, e in un’ultima analisi, assegnare  un nome a tale vissuto devastante, agito, come le statistiche dimostrano nella maggior parte dei casi, dal proprio partner, lo stesso nel quale tanto avevano precedentemente investito.

In questo delicato passaggio sono chiamate in causa in primis le operatrici dei Centri Antiviolenza e le interlocutrici e gli interlocutori che rientrano a vario titolo negli interventi di prevenzione, sensibilizzazione e contrasto al fenomeno: è richiesta attenzione profonda, sensibilità e professionalità nell’approccio con le donne per evitare, tra i vari rischi, che subiscano il deleterio processo di “vittimizzazione secondaria”.

Sensibilità e “approccio di genere” richiamano quei mutamenti culturali che devono partire innanzitutto dalle operatrici, dalle Istituzioni e da tutti i soggetti che si approcciano al fenomeno della violenza contro le donne, le cui azioni di contrasto risultano ancora deficitarie: un gap profondo è stato individuato proprio nel Piano straordinario contro la violenza sessuale e le vittime (art.5 della Legge n.119 del 2013), presentato dal Governo lo scorso 7 maggio in Conferenza Stato-Regioni econtestato da numerosi Centri Antiviolenza e Associazioni che l’hanno giudicato “un’occasione storica persa di cambiamento”, poiché in esso il ruolo dei Centri Antiviolenza ne esce svuotato, essendo considerati “alla stregua di qualsiasi altro soggetto del privato sociale, senza alcun ruolo, se non quello di meri esecutori di un servizio”. Sorvolando sugli aspetti inerenti il sistema di governance delineato dal Piano, l’impostazione risulta essere, complessivamente, di tipo “sanitario-securitario” e le donne considerate “soggetti da prendere in carico”, in evidente contraddizione con le premesse che parlano della necessità di empowerment e con l’irrinunciabile autodeterminazione.ora non ci si è resi conto, dunque, di quanto non sia sufficiente che una donna si rivolga al pronto soccorso o sporga denuncia per uscire dal proprio vissuto di violenza. C’è bisogno invece di luoghi in cui le donne vengano accolte, si sentano realmente ascoltate e finalmente riconosciute in tutto il vissuto complesso che a fatica esse portano. Occorre capacità di comprensione e ascolto che muove dalla professionalità etica e, dall’onestà di ogni singola operatrice, tenuta a sradicare schemi concettuali acquisiti per non incorrere in “interpretazioni” arbitrarie e contaminate di un sentire che non rispecchia quello espresso dalle donne in tutti i suoi svariati significati.VIOLENZA3

 

La sfida è ardua e implica un altro passaggio obbligato, seppure ancora poco riconosciuto, vale a dire un uso corretto del linguaggio, un linguaggio che sia anch’esso “di genere”. Al di là di ogni rivendicazione o estremismo esasperato, il valore del linguaggio e l’importanza di adottarlo si rifà alla funzione propriamente semantica di esso, ovvero alla capacità di assegnare non solo un nome alle cose, ma di significare mondi e relazioni: è proprio in quest’attribuzione libera di significati che si disegnano, si negoziano o si negano anche rapporti, condizioni di uguaglianza (implicite), conferme e disconferme sociali. La negazione di declinazione al femminile per numerose professioni continua a veicolare asimmetria di ruoli, rispecchiando una forma mentis colma di retaggi culturali difficili da cancellare.

 Dall’ osservatorio sulle tendenze e sui consumi degli adolescenti

 Violenza e maltrattamento anche all’interno delle coppie di adolescenti.
  Il problema della violenza e delle prevaricazioni all’interno delle coppie di adolescenti è in continua crescita e ha importanti rivolti a livello psicologico e reazionale perché i ragazzi coinvolti sono ancora in fase di sviluppo. I dati riportati sono i risultati preliminari di un lavoro condotto in alcune scuole sul territorio nazionale che indaga l’attualissimo problema delle prevaricazioni all’interno delle coppie di adolescenti, a partire dai 13 anni di età. I dati sono stati rilevati all’interno del lavoro svolto dall’Osservatorio sulle Tendenze e sui Consumi degli Adolescenti presieduto dalla dott.ssa Maura Manca. È stato creato uno strumento che permette di rilevare differenti manifestazioni di controllo, forza e prevaricazione all’interno delle coppie, le forme di oppressione, controllo e prevaricazione perpetrate attraverso l’uso distorto della tecnologia come per esempio il controllo attraverso i social network, le minacce tecnologiche, con le chat di instant messaging, la gestione dei profili privati e altre forme legate agli oggetti tecnologici. Dato il massiccio utilizzo di smartphone, tablet e pc, le ore eccessive trascorse da questi ragazzi in rete diventa di fondamentale importanza monitorare il fenomeno anche da questo punto di vista. Il primo studio pilota è stato condotto su un campione di 562 adolescenti della provincia di Roma, proseguito poi in altre città italiane. Il campione è composto da adolescenti di età compresa tra i 13 e i 20 anni (età media 16,07). Il 40,3% del campione ha un fidanzato e il 25% ha conosciuto il proprio partner su internet.

Secondo circa l’80% degli adolescenti intervistati esiste il maltrattamento tra partner anche in adolescenza e quasi il 40% del campione totale sostiene di avere un amico/a che subisce o ha subito qualche forma di prevaricazione nella coppia.

Il 13% dei ragazzi ha paura o ha avuto paura qualche volta del fidanzato/a e, il 23%, si è sentito intrappolato nella sua relazione sentimentale. Un dato molto interessante è che il 13% si è sentito maltrattato.

Un dato allarmante è che il 63% si sente solo ad affrontare questo tipo di problemi perché a scuola se ne dovrebbe parlare di più e a casa, si ha paura che i genitori non possano comprendere determinate situazioni.

Risulta fondamentale analizzare questi aspetti fin dalle prime relazioni di coppia soprattutto in termini preventivi per contrastare la violenza domestica e gli omicidi all’interno della coppia perché i segnali possono essere identificati precocemente fin dalle prime relazioni affettive.____

Gli argomenti e i rimandi alle questioni culturali sono infiniti: rimane da riflettere sul perché si arresti una rivoluzione sociale che apre ad un grado più alto di civiltà, evidentemente, allo stato attuale quasi del tutto assente.

Nel frattempo , mentre si continua a fare statistiche, nel  substrato dove nessuno vuole arrivare fino in fondo , dove si annida quel fenomeno della violenza contro le donne, il ” problema”  rimane,  tanto che, ancora continua a fare discutere l’Organizzazione Mondiale della Sanità…ma, dove troppi interessi gravitano sulla pelle delle donne

E quindi? Come difenderci? Dove trovare risposte? Si rimanda alla responsabilità di altri o, ci riprendiamo il coraggioe, il potere decisionale sulle nostre vite? Nella speranza che le nostre storie vissute,  storie di coraggio e solitudine, non vadano perse nei talk shoow televisivi,parole perse nel vento,  per  uso e consumo del politico di turno; tragedie familiari, personali, che dopo qualche ora  cedono  velocemente il passo ad argomenti che fanno audience e scalpore. Un detto popolare , raccontato da  RAFFAELE, il babbo della mia amica Rita, recita cosi:” quando un albero cade, tutti a fare legna”.

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 https://www.solideadonne.it

 Istituzione Solidea è una Istituzione di genere femminile e di solidarietà della Provincia di Roma. Istituzione Solidea nasce nel Luglio del 2004 per volontà del Consiglio Provinciale di Roma allo scopo di sviluppare interventi di sostegno a donne italiane e straniere oggetto di violenza o in condizione di disagio e ai loro figli minori, nei confronti dei quali si propone di “risarcire il danno subito” riconoscendo che sono soggetti portatori di diritti e di risorse. In tal modo la Provincia di Roma si è dotata di uno strumento gestionale ad elevata autonomia introducendo, nel panorama degli Enti locali, la prima e tuttora unica istituzione italiana di genere. Dal primo gennaio del 2015, la Provincia di Roma, in base alla legge nazionale n.56/2014, è stata cambiata, in un nuovo ente territoriale la “Città Metropolitana di Roma Capitale”. Il nuovo ente, sostituirà la Provincia nella gestione di tutte gli attivi e passivi, così come ottemperando a tutti gli obblighi derivanti da contratti precedenti. Istituzione Solidea ha elaborato e messo a punto un vero e proprio piano provinciale teso a prevenire, contrastare e combattere il fenomeno della violenza attraverso azioni concrete: promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alla popolazione e alle Istituzioni; creazione di un Osservatorio provinciale per donne che subiscono violenza e i loro bambini per approfondire la conoscenza del fenomeno e per meglio progettare gli interventi, mettendo in rete i centri e gli sportelli anti-violenza di Roma e Provincia; accoglienza e ospitalità attraverso i tre centri di Istituzione Solidea a donne che subiscono violenza e ai loro bambini; prevenzione delle condotte aggressive nelle scuole superiori di Roma e provincia per, diffondere la cultura della parità, della solidarietà e del rispetto delle differenze all’interno della relazione ragazzo-ragazza; formazione degli/le operatori/operatrici sociali, sanitari, pronto soccorso degli ospedali, forze dell’ordine e privato sociale, per sensibilizzarli/le e metterli in grado di riconoscere i segnali della violenza subita dalle donne, sviluppando adeguate capacità di approccio ed inoltre acquisire conoscenze per indirizzare le donne ai servizi competenti; messa in rete tra le Istituzioni e gli/lei operatori/operatrici, che a vario titolo sono preposte alla messa in carico delle donne che subiscono violenza. Contatti Istituzione Solidea – Città Metropolitana di Roma Capitale Viale di Villa Pamphili 71/c 00153 Roma Tel. 00390667668045-4835-4938 fax 00390667667728 Email : solidea@cittametropolitanaroma.gov.it Facebook: Solidea Istituzione web site: www.solideadonne.itplurale

www.maschileplurale.it

Maschile Plurale L’Associazione nazionale Maschile Plurale è stata costituita a Roma nel maggio del 2007 e rappresenta una realtà di uomini con età, storie, percorsi politici e culturali e orientamenti sessuali diversi, radicati in una rete di gruppi locali di uomini più ampia e preesistente. I componenti dell’Associazione sono impegnati da anni in riflessioni e pratiche di ridefinizione della identità maschile, plurale e critica verso il modello patriarcale, anche in relazione positiva con il movimento delle donne. L’idea dell’Associazione è nata dopo la pubblicazione di un Appello nazionale contro la violenza sulle donne, scritto da alcuni dei promotori nel settembre del 2006 e controfirmato in pochi mesi da un migliaio di altri uomini di ogni parte d’Italia. Nel corso del 2007 si è arrivati alla costituzione dell’Associazione, come esigenza di una forma ancora, leggera, ma adeguata a un impegno nazionale più strutturato (come il lavoro per progetti, in vari contesti). Maschile Plurale, attiva in alcune regioni italiane (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia), realizza diversi interventi, quali: – la produzione di riflessioni e, di documenti con una valenza politica, sui temi della maschilità e delle relazioni tra uomini e donne, offerti alla discussione attraverso il suo sito e una pagina Facebook – gli incontri pubblici, sugli stessi temi, di sensibilizzazione e promozione culturale sul territorio – l’educazione e la formazione per le scuole, le università, gli operatori socio-sanitari e le forze dell’ordine – la collaborazione con alcuni Centri Antiviolenza, anche all’interno di reti di prevenzione e contrasto della violenza maschile sulle donne – la ricerca-azione in tema di percorsi degli uomini maltrattanti – la partecipazione ad analoghe iniziative di molte altre realtà associative e istituzionali. Contatti sito web: www.maschileplurale.it e-mail: info@maschileplurale.it

Adelfia Franchi