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Rose Rosse per un Boss

Rose rosse per te – (Cecco d’Ascoli)

 Una pioggia di rose che scende da un elicottero, una carrozza con fregi dorati, tirata da cavalli neri, un’accoppiata di modernità tecnologica e barocchismo di cattivo gusto per celebrare non un matrimonio ma una morte, quella di Vittorio Casamonica, capofamiglia d’una delle cosche più potenti di Roma. Ed una folla enorme accompagna il compianto in una chiesa fastosamente addobbata. Par di sognare, eppure è accaduto in un quartiere romano, con ostentazione e sovrano disprezzo degli altri, con l’alterigia del potere alternativo, quello che ruba, prostituisce, droga ed uccide, collude con i politici e traffica in nero.

Tutto ciò è la manifestazione palese di chi comanda davvero, a Roma e nel Paese: il malaffare. Comanda i politici, che ha contribuito a far eleggere, comanda l’economia, anche sommersa, che rappresenta una gran parte del nostro PIL, comanda una certa magistratura compiacente, influenza le grandi decisioni e determina quelle minori, a livello locale. E’ il vero potere di questo nostro disgraziato Paese, come in Colombia. Sono la nostra realtà, sono quelli che contano. Tutti gli altri sono solo pagliacci. Fanno dei gran discorsi, preparano programmi fantasiosi, ne discutono tra loro con grande serietà, promettono mari e monti ma, poi, tutto s’arresta se il padrone occulto non vuole o non ci mangia sopra.

A livello locale tutto è fermo, ciò che si muove si muove con appalti e subappalti controllati dalla malavita. I nostri costi sono il doppio, il triplo, talvolta superiori di dieci volte a quelli degli altri Paesi europei, le tangenti girano come prima e più di prima, il business malavitoso va dalle casse da morto alla tratta delle bianche, dallo spaccio di droga alla corruzione da bustarella, da un ponte inaugurato a Natale e crollato a Capodanno, da un’autostrada, la Salerno – Reggio Calabria, che da trent’anni non si finisce mai di costruire, alle infiltrazioni nei Comuni, nelle Province, nelle regioni, fino al caporalato nelle campagne ed alle Cooperative sociali di Buzzi, tanto per contribuire alla soluzione del problema dell’immigrazione, e così via, con qualche ammazzamento e qualche strizzatina d’occhio al potere formale.

Ma che la cosca non s’arresti alle soglia d’una chiesa è ancor più stupefacente. Un cristiano è eguale ad un altro ed un buon cristiano non ruba, non uccide, non commercia droga, non intrallazza per favorire qualcuno. Certo, in punto di morte ci si può pentire, ma entrare nella casa di Dio come un principe di sangue reale è un’offesa per tutti i defunti che in vita non hanno ammazzato nessuno. Ma come, non s’entrava nelle chiese in calzoncini e minigonna, non s’ammettevano ai sacramenti massoni, divorziati, separati e conviventi, ma i delinquenti sì?  I funerali di cui sopra alimenteranno polemiche da quattro soldi con personaggi schierati sul fronte del rigore morale ed altri su quello della libertà di funerale. Polemiche che, al massimo, dureranno una settimana, con qualche twitter di Renzi e qualche dichiarazione di Casini, e poi non se ne saprà più nulla.

Il Prefetto di Roma ed il ministro Alfano assicurano che un fatto simile non si verificherà mai più. Provvederanno con la concessione dell’immortalità. E’ la solita politica  del postumo. Naturalmente, alcuni saranno indignati, qualcuno aprirà la solita inchiesta che non si chiude mai, altri prenderanno le parti della chiesa, intoccabile sempre, anche quando sbaglia o collude, perché in quel caso, non è la chiesa, attenzione, ma sono gli uomini della Chiesa a sbagliare od a colludere.

La Chiesa, per definizione, non sa nulla degli eventi civil-laici nazionali, salvo che in materia di tasse e di scuole. Se ne astiene nel rispetto del Concordato. Certo, un morto cristiano è sempre un morto cristiano: lo si deve accogliere, magari con maggiore discrezione, come accadde per il feroce capo della banda della Magliana, che ora serenamente riposa in una grande chiesa di Roma, in mezzo ai Santi. La pietà della Chiesa è molto grande.

Qualcuno ci dirà pure che il morto era  davvero un buon cristiano, che ha dato più lavoro alla gente di Renzi e che faceva tanta beneficenza. Sarà anche vero, ma la beneficenza s’è vista con l’elicottero, il carro funebre, i fiorai e, presumo, il prete che, abituato a colloquiare con il cielo, ovviamente, ora, cadrà dalle nuvole. La pompa magna del funerale ha dato l’idea di un funerale di Stato, anche se molto più lussuoso. Mancavano solo l’affusto di cannone ed i Carabinieri a fare il presenta armi.

In fondo, a modo suo, era un vero Capo di Stato, uno stato dove tutto funziona alla perfezione: i colpevoli sono puniti, le leggi sono chiare, poche ma inesorabili, il quantum da pagare per le protezioni preciso e riscosso puntualmente al centesimo. Tutto fila, nell’altro Stato, anche la morte.

Roma, 22 agosto 2015 – Stelio W. VENCESLAI