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Il “Marziano” Felice

Il marziano felice

Si disse che era un chirurgo provetto, si disse che era un novizio della politica. Si disse che era un marziano. Era solo uno sciocco, un piccolo truffatore di provincia, con taluni precedenti, siculo-americani, sussurrati in gran segreto. Voleva stanare il male annidato nella capitale ed è scivolato su una buccia di banana. In verità, ne aveva lasciate dietro molte altre, miracolosamente salvato ogni volta dal dubbio della sua ingenuità.

Ora che il bubbone è scoppiato, secondo il costume italico, si comincia a dire che tutti i poteri forti della Capitale, sin dall’inizio, gli sono stati contro, impedendogli di fare ciò che aveva promesso. Sarà anche vero, perché la Roma dei palazzinari non l’ha smossa nessuno, e certamente questo è uno dei poteri forti che governano impunemente la città. Si dice che il Vaticano sia contro di lui, perché sponsorizzò con clamore il gay pride,  il che infastidì non poco le gerarchie d’oltre Tevere. Ancora, qualcuno sussurra, e lui a gran voce lo sostiene, che la mafia gliel’ha tirata, perché lo scandalo di Buzzi e soci è venuto fuori anche dai conati della sua politica contro la corruzione. Sarà tutto vero, per carità. Quando un uomo è crocefisso, si può dire di lui tutto ciò che può servire a riscattarlo.

Però, qualche riflessione, fuori dalle accuse e dalle scusanti, si può fare.

Marino è stato un ostaggio nelle mani di un PD imbelle, preoccupato di tenergli la poltrona a tutti i costi, per evitare i danni che sarebbero derivati da uno scioglimento del Consiglio comunale e dalle conseguenti elezioni. Perché? Perché il PD romano è il cuore delle divisioni e degli intrighi che da anni sono l’espressione del malcostume generalizzato che, trasversalmente, ha coinvolto tutti i partiti politici nel governo di Roma. Al banchetto della capitale tutti hanno mangiato, con o senza scontrini. Nel Pd romano la situazione è tale che Renzi l’ha commissariato con un suo gauleiter, Orfini, che sino ad ora, oltre a sostenere inutilmente Marino, poco o nulla ha fatto. L’uomo è modesto e non sembra avere il pugno di ferro. Sarà anche onesto, il che non è poco, ma non basta, se non impugna la ramazza. Anche Orfini ha fatto il suo tempo e s’è bruciato.

Le grandi politiche stanno a zero. I piccoli intrugli, invece, sono più redditizi e il denaro non solo non olet, come diceva Vespasiano, ma non ha neppure colore. Basta che giri. Il Sindaco di una città ha una certa valenza politica, non c’è dubbio, specie in una città come Roma; ma deve fare il Sindaco prima di qualunque altra cosa.  E qui sta il dramma di Marino.

Roma è una città dissestata da tempo, da amministrazioni di diverso colore che l’hanno sconciata in vari modi. Quindi, il disastro non è tutta colpa di Marino. Ma se dopo due anni di governo marziano le strade sono disselciate (dovrebbero essere vietate alle puerpere), se i marciapiedi sono sconnessi, gli alberi non potati, l’immondizia trabocca dovunque, gli edifici pubblici e privati sono sporchi e coperti da graffiti, se i trasporti  funzionano ancor peggio di prima, se le metropolitane fanno schifo e gli autobus per turisti sono oggetto di scippi, furti e violenza, di qualcuno in testa la colpa sarà. E in testa c’è Marino.

Non occorreva fare grandi cose o grandi scelte, bastava amministrare; i cittadini romani se ne sarebbero accorti. E, invece, il degrado aumenta di giorno in giorno; basta una pioggia un po’ consistente perché tutto si allaghi, le linee metropolitane si fermino, i cavalcavia diventino laghi, i chiusini delle fogne siano intoppati perché nessuno ha provvede a pulire le strade e così via. Brillano solo i costi di parcheggio, le difficoltà di traffico e la malizia indolente dei vigili, solerti solo nelle multe quando non li vede nessuno.

Dov’è il corpo degli spazzini di Roma? Dove sono i giardinieri del Comune? Come si può continuare a tollerare la casbah del Colosseo e di Piazza Vittorio, il mercatino permanente al Policlinico, ad ogni angolo di strada appena un po’ più largo per parcheggiare in doppia fila? Dove sono i vigili urbani a dirigere il traffico e ad aiutare ad uscire dagli imbottigliamenti? Un Sindaco responsabile deve far funzionare i servizi essenziali, almeno quelli che, ictu oculi, sono consumo di tutti. Tutto questo non c’è, non c’è mai stato. Tutti a trafficare, a prendere mazzette, a lucrare, a inciuciare, a inventare nuovi e perversi modi per arricchirsi. E’ l’amministrazione capitolina che è marcia e che va ripulita e messa in grado di funzionare. Marino non l’ha fatto, non ci ha pensato neppure. Lui va in America, e intanto la gente comune sguazza nelle pozzanghere e fa la fila. A due passi dal Giubileo, la vetrina è sporca e rotta. E la spazzatura la fa da padrona. Quanti milioni di topi s’ingrassano?

Sì’, diciamolo pure, è stato un pessimo Sindaco, forse, in assoluto, il peggiore. Come bandiera del PD di Renzi a Roma, non c’è male. Ora, se si va alle elezioni, 5Stelle è pronto a prendere il sopravvento. Se poi, per avventura, le destre divise e confuse facessero massa, il PD a Roma è spacciato. L’agitazione oratoria del nostro Presidente del Consiglio mostra la corda quando si tratta di decidere. Traccheggia, non sa risolversi. Abile nell’imbonire è fallace nel gestire. Gestire è roba da uomini, non da pifferai.

Intanto, al Prefetto di Roma incombe quasi tutto. Non c’è da invidiarlo. Ma un Commissario che faccia spazzare le strade, riempire le buche, ripulire le fogne e riassestare i sanpietrini malmessi, che faccia tagliare l’erba, ripulire le aiuole e ripiantare gli alberi, sarebbe il benvenuto. Di tutte, la cosa più strana è il gruppo dei sostenitori di Marino. Sparuto e chiassoso, sono come i corvi gracchianti scacciati dal pasto.

Roma, 11 ottobre 2015.__________Stelio W. VENCESLAI