Grande successo per Escher a Treviso
Conclusa, con enorme successo, la grande mostra dedicata a MAURITS CORNELIS ESCHER, organizzata da Arthemisia Group
Domenica 3 aprile 2016 si è chiusa a Treviso, con grande successo di pubblico (si parla di 150 mila visitatori) la grande mostra organizzata da Arthemisia Group e dedicata a Maurits Cornelis Escher, famoso incisore e grafico olandese (1898-1972). Dal 31 ottobre 2015 al 3 aprile 2016 il Museo di Santa Caterina di Treviso ha ospitato l’esposizione prodotta e organizzata da Arthemisia, durata ben 5 mesi e interamente dedicata a questo “eccelso” olandese. La risposta del pubblico ancora una volta, come in tutti gli eventi organizzati da Arthemisia, naturalmente non si è fatta attendere. Museo preso d’assalto, con numeri che parlano chiaro: 150 mila visitatori, con una media di 10 mila biglietti alla settimana negli ultimi tre mesi. Il boom si è avuto soprattutto in occasione delle festività pasquali, durante le quali il Museo di Santa Caterina è stato letteralmente assediato dai visitatori, con lunghe code formate da trevigiani e da turisti provenienti da tutto il Veneto e oltre. Negli ultimi giorni poi si sono avuti addirittura numeri da record, grazie anche al prolungamento straordinario dell’apertura del Museo di Santa Caterina, che ha chiuso i battenti alla mezzanotte del 3 aprile.
Mai come in questa occasione Treviso ha visto tanti trevigiani e altrettanti turisti che hanno pazientemente affrontato lunghissime ore di fila per acquistare gli ultimi biglietti messi a disposizione dalla società organizzatrice. In quest’ottica dunque la personale di Escher ha pienamente soddisfatto i promotori – e Arthemisia Group in prima fila – dando il via a quella che il Comune di Treviso ha voluto considerare come il primo passo della rinascita culturale trevigiana che, trainata dalla fama di Escher, ha saputo innescare un circuito culturale positivo coinvolgendo anche altre realtà museali cittadine a partire dal Museo Bailo. La mostra su Escher, che ha visto esposte oltre 150 opere del grande artista olandese, ha voluto sottolineare l’attitudine di questo artista e intellettuale ad osservare la natura in modo differente, da un punto di vista tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che con lui talora diviene magia e gioco. La mostra di Escher, con il patrocinio del Comune di Treviso, è stata prodotta e organizzata da Arthemisia Group, in collaborazione con la M. C. Escher Foundation ed è stata curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea.
Il percorso della mostra ha seguito letteralmente lo sguardo di Escher, il quale prende le mosse dall’osservazione diretta e puntuale della natura, sull’onda del fascino esercitato su di lui dal paesaggio italiano. Così, gli occhi del grande artista si posano tanto sulle meraviglie offerte dagli scorci del nostro paese – come in “Notturno romano: il Colosseo” (1934) – quanto, e ancor più, sulle piccole cose, osservate come fossero una straordinaria architettura naturale, come avviene in opere quali “Soffione” (1943), “Scarabei” (1935) e “Cavalletta” (1935). Quello di Escher è uno sguardo che sa cogliere la realtà del reticolo geometrico che si trova dietro le cose per poi farne le premesse compositive per costruire quelle che più tardi egli chiamerà “immagini interiori”. L’itinerario della mostra allargava in realtà la visuale su tutta la cultura artistica “Art Nouveau”, che Escher aveva assorbito dall’insegnamento di Jessurum de Mesquita, senza tralasciare come l’artista olandese abbia saputo gestire le leggi della percezione visiva che, ormai da anni, le ricerche della Gestalt stavano ponendo in evidenza. Attraverso gli studi di Escher, definibili anche come premessa teorica per l’indagine cristallografica, il percorso della mostra ha esplorato inoltre quelle implicazioni matematiche e geometriche che porteranno fino alla teoria dei frattali, dando conto, nell’ultimo tratto, dell’eco che l’opera di Escher ha prodotto nella società del suo tempo.
Maurits Cornelis Escher è stato grafico, artista, intellettuale e matematico …il tutto contraddistinto da una fantasia geniale. Escher nacque nel 1898 a Leeuwarden (Paesi Bassi); seguì le prime lezioni di disegno alla scuola secondaria con F. W. Van der Hoogen, che gli insegnò anche la tecnica della xilografia, incoraggiando il suo innato talento grafico. Dal 1912 al 1922 studiò alla School of Architecture and Ornamental Design di Haarlem, dove apprese le tecniche grafiche da S. Jessurum de Mesquita, che avrebbe considerevolmente influenzato la sua successiva evoluzione artistica. Tra il 1922 e il 1934 visse e lavorò in Italia. In seguito egli trascorse due anni in Svizzera e cinque a Bruxelles, prima di tornare definitivamente a Baarn, in Olanda, dove morì nel 1972. Maurits Cornelis Escher non è un surrealista che ci trascina nel suo universo onirico, ma un architetto di mondi perfettamente impossibili, che presenta ciò che è strutturalmente impensabile come se fosse una legge di natura. Le risultanti illusioni dimensionali e prospettiche ci portano a confrontarci con i limiti delle nostre percezioni sensoriali.
Maurits Cornelis Escher è considerato oggi come uno dei più famosi grafici e illustratori di tutti i tempi. Le sue immagini, geniali e visionarie, appartengono di fatto alla cultura visiva di milioni di persone. Egli ha saputo confrontarsi con i temi dell’universo geometrico e numerologico – non di rado in anticipo sulle ricerche degli stessi specialisti, oppure in prodigiosa contemporaneità – misurandosi con i concetti di spazio e di infinito e quindi di tempo e di eternità, che sono alcuni dei misteri con i quali si commisura l’esistenza umana. Questo è il primo e più grande paradosso dell’arte di Escher, ossia che le sue immagini, scavate nel legno e stampate su carta, debbano in realtà considerarsi riflessioni e talora soluzioni visive offerte a problemi e teoremi di geometria euclidea e non euclidea. Ma Escher è stato anche e soprattutto un grande artista, profondo conoscitore della storia dell’arte e in costante contatto con gli ambienti culturali italiani ed europei. Emerge evidente, infatti, l’intreccio con il tessuto artistico della sua epoca e di quelle passate, il dialogo tra la sua produzione e le opere di altri importanti autori, in una consonanza di riferimenti stilistici e visioni artistiche che partono dal Medioevo, intersecano Durer, gli spazi dilatati di Piranesi, passano attraverso le linee artistiche del Liberty (Secessione Viennese, Koloman Moser) e si appuntano sulle avanguardie del cubismo, del futurismo e del surrealismo (Dalì, Severini, Balla). Se la grandezza di un artista si misura anche dalla capacità di influire su altri artisti, come pure sulla società circostante, Escher è stato artista sommo. La sua arte è uscita dal torchio del suo studio per trasformarsi in scatole da regalo, in francobolli, in biglietti di auguri. E’ entrata nel mondo dei fumetti ed è finita sulle copertine dei long-playing della musica pop. Non basta però. La grande arte di Escher ha influito più o meno direttamente su altre figure di rilievo dell’arte del Novecento, come ad esempio Victor Vasarely, Lucio Saffaro e perfino il dirompente Keith Haring.
Curioso del mondo e dei suoi segreti: così potrebbe essere definito Maurits Cornelis Escher, uno dei più importanti e sorprendenti intellettuali del XX secolo, che utilizzava le immagini al posto delle parole, per narrare la sua idea di vita e di arte. La sua opera, costituita per la gran parte da stampe (xilografie soprattutto, litografie, mezzetinte), realizzata dopo una miriade di disegni, di acquerelli e di studi, ha intrecciato campi d’indagine del tutto diversi, da quello della geometria alla cristallografia, fino allo studio e all’impiego delle leggi della percezione visiva. Nato tra le brume delle Fiandre, Escher si innamorò del sole e dell’Italia, dove risiedette per dodici anni ritraendo i paesaggi della penisola, che percorse in lungo e in largo. Il suo sguardo geniale si posò sulle dolci colline senesi, sulle rocce scoscese della Costiera amalfitana, sul mare di Tropea, fino allo stretto di Scilla, senza lasciarsi ingannare dal lirismo o dal pittoresco, ma osservando in filigrana la struttura geometrica delle cose. L’attenzione alla geometria gli veniva dalla sua formazione legata all’Art Nouveau, che esplose dopo lo studio delle decorazioni moresche dell’Alhambra, da cui derivò lo studio della tassellatura, ovvero della divisione regolare del piano che lo portò alla creazione di capolavori come “Giorno e notte”, “Ciclo”, “Cielo e acqua”, “Metamorfosi”. Quello che affascinava Escher era il limite del visibile, il paradosso del piano dove il vuoto finiva per divenire pieno e viceversa. Per questo la sua attenzione, anche attraverso la cristallografia, si appuntò sui cosiddetti “oggetti impossibili”, come il cubo di Necker, nel quale mai si capisce quale sia la faccia che sta avanti e quella che sta dietro. Profondo conoscitore delle correnti artistiche del suo tempo, Escher fu un maestro suo malgrado perché, pur non avendo allievi diretti, influenzò generazioni di pittori e soprattutto il gusto di un’epoca che ancora oggi resta ammirata di fronte alle sue creazioni.
La mostra di Arthemisia comprendeva anche alcune interessanti proposte didattiche per le scuole. Il laboratorio didattico per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria aveva in primis lo scopo di contribuire a sviluppare l’immaginazione geometrica, l’intuito e la capacità di vedere dei piccoli visitatori. Attraverso le opere selezionate, i bambini hanno così potuto immaginare di salire scale, camminare su nastri, essere avvolti da spirali, immergendosi in una geometria in movimento che è anche fantasia e creatività. Al termine del percorso è stato loro fornito un dossier con approfondimenti e attività post mostra. Linguaggi e metodologia di lavoro erano inoltre adeguati in base all’età dei destinatari.
La proposta “Giochiamo Seria-Mente”, era suddivisa in due diverse sezioni, la prima dedicata alla scuola dell’infanzia e la seconda a quella della scuola primaria. La proposta per la scuola primaria intendeva giocare “Seria-Mente” con lo spazio e con le forme, con la quantità e le dimensioni, per ricoprire l’intera “fetta” del nostro piano. Con linguaggio giocoso, i bambini hanno così potuto scoprire lo spazio e la tridimensionalità. Da tanti tasselli a un’opera unica con effetto sorpresa… e chissà chi si è divertito di più, noi che guardiamo l’opera e scopriamo la forma nascosta o Escher che l’ha nascosta per noi.
Escher definiva il suo lavoro come un gioco, ma un gioco molto serio. Anche se giochiando Seria-Mente, abbiamo potuto divertirci. Come? Creando un’opera in cui la forma si trasforma e una storia fantastica prende corpo. L’osservazione dei lavori di Escher contribuisce infatti all’affinamento del senso estetico, all’interiorizzazione dei concetti geometrici, rinforzando negli alunni il principio di ordine e di struttura.
Infine una visita guidata, della durata di 75 minuti circa, era dedicata agli alunni della scuola secondaria di I e II grado. Gli alunni sono stati accompagnati in un percorso dalla dimensione trasversale, volto all’analisi del lavoro di Escher, un lavoro che dimostra come anche la matematica possa essere considerata arte. Un approccio matematico all’arte in cui equilibri dinamici, paradossi e illusioni ottiche, sapientemente trattati, fanno apparire le sue costruzioni come perfette e illogiche allo stesso tempo. Al termine del percorso è stato fornito un dossier con approfondimenti e attività post mostra.
In conclusione, complimenti a Escher, e soprattutto complimenti ad Arthemisia Group, che ancora una volta, con la grande competenza e serietà che da sempre la contraddistinguono, ha prodotto e organizzato, in collaborazione con la M. C. Escher Foundation, un evento artistico di prim’ordine che ha contribuito a far conoscere anche al grande pubblico dei non addetti ai lavori l’enigma Escher e i suoi paradossi grafici tra arte e geometria.
Riccardo Abbamonte –