STATO SOCIALE, oltre la “Dittatura”
Si deve attribuire un merito ulteriore all’ ORDINE dell’AQUILA ROMANA, che in un recente incontro a Palazzo Ferraioli ha presentato il libro, “Fascismo: stato sociale o dittatura ?”, opera di Donna Martina MUSSOLINI, prematuramente scomparsa, Andrea PIAZZESI ed Edoardo FANTINI. Un volume frutto di ricerca e studio di grande rilevanza: il Fascismo fu davvero, come la pseudostoria lo descrive, sopraffazione, autoritarismo, e sfruttamento del lavoro, o fu artefice della prima grande rivoluzione sociale avvenuta in Italia nella sua millenaria storia?
Gli autori hanno voluto ricordare nell’introduzione i giorni di grande passione patriottica che segnarono l’applicazione, da parte della Società delle Nazioni, delle sanzioni economiche all’Italia nel momento della guerra in Africa Orientale. Milioni di italiani, nel giorno ricordato come “la giornata della Fede”, offrirono le proprie fedi nuziali per sostenere le casse dello Stato prive di prestiti internazionali. Fu uno dei pochi momenti di unità di popolo, dalla Regina Elena a Benedetto Croce, oltre le differenziazioni politiche personaggi di diversa estrazione, in quel gesto vollero sostenere quell’Italia ancora penalizzata da quella che fu definita “la vittoria mutilata”. Il libro, arricchito da un compendio fotografico di prim’ordine e dal documento più importante di quel periodo storico che fu la Carta del Lavoro, rappresenta uno straordinario contributo per la conoscenza del Ventennio, sistematicamente ignorato per quanto riguarda le tante iniziative sociali intraprese sia nel territorio metropolitano, sia nelle Colonie.
Nel guardare le immagini delle tante opere pubbliche, in particolare le opere edificate in Libia ed in Eritrea, non può sfuggire, specie adesso, in questi tempi di scontri di civiltà e di religione, come quell’Italia, sanzionata e ostracizzata, abbia nelle sue Colonie agito nel rispetto di tradizioni e fedi diverse. Le immagini delle scuole islamiche costruite da Tripoli a Bengasi, da Misurata a Tobruk, sono la prova concreta di una visione di uguaglianza sociale, non comune in quegli anni nelle varie Colonie europee.
Il valore del lavoro e della imprenditoria, nell’ottica di un nuovo Umanesimo, sono la migliore testimonianza di quell’impegno sociale che contraddistinse la visione d’avanguardia di un Paese proiettato verso un futuro di miglioramento morale e materiale, oggi, alla luce di crisi e pubblici misfatti veramente motivo di nostalgia.
Alessandro P. Benini