Maurizio Blondet sulla “CRISI”
“CRISI” – Conferenza di MAURIZIO BLONDET presso l’Associazione RAIDO
Grande partecipazione e straordinaria attenzione da parte di tutti gli intervenuti; questi gli elementi che hanno caratterizzato la conferenza svoltasi, sabato 18 Febbraio, presso i locali del Centro Culturale RAIDO, in Roma. Partecipazione e attenzione giustificati innanzitutto dal tema, attualissimo, e dalla caratura del relatore, eccezionale, visto il nome di Maurizio Blondet che a Roma non è propriamente di casa.
A distanza di quasi quattro anni da una profetica conferenza già dedicata al tema della “crisi”, Raido torna ad occuparsene. Un tema che definire d’attualità è riduttivo, con il medesimo relatore di allora e riallacciandoci idealmente al filo interrotto in quell’occasione; affrontando, tuttavia, l’argomento da una diversa prospettiva ed approdando ad una inequivocabile conclusione. Infatti, se nel 2008 osservammo come le previsioni (fatte dallo stesso Blondet nel suo libro “Schiavi delle banche”) in ordine al “suicidio” del sistema economico si rivelarono profetiche dopo le note vicende dell’Agosto di quell’anno, per via delle scelte fatte a partire dall’inizio del secolo, in questo nuovo incontro Blondet ha sottolineato come gli scenari attuali sono frutto dei peggiori effetti che scaturirono allora. Come di un virus che nel frattempo ha avuto modo d’espandersi.
Il relatore, seguendo un preciso e puntuale schema logico, ha così dapprima ripercorso le tappe alla base dell’attuale situazione, per passare ad ipotizzare ed esaminare criticamente i possibili sviluppi e soluzioni della “crisi” (tutte più o meno affascinanti e interessanti), al fine di evidenziare l’identità tra origine della crisi e incapacità di risoluzione di essa: l’inesistenza di uomini dotati di elevate qualità e competenze. Mediante un esempio più che calzante – quello del Ministro dell’Economia della RSI Pellegrini Giampietro – Blondet ha tracciato un netto solco fra i governanti e dirigenti contemporanei (inetti, incapaci, pavidi, egoisti, deboli), che non hanno saputo opporsi al decadimento in cui oggi siamo immersi, e l’ideale di uomo che dovrebbe invece ricoprire tali funzioni responsabilmente; un uomo che, quantomeno, dovrebbe essere mosso da interessi superiori e non personali, che dovrebbe esser capace di ridare all’economia il ruolo adeguato, un uomo competente nelle materie su cui intende intervenire.
Un evento, quindi, da cui è emerso ancora una volta il valore delle indicazioni lasciateci dai numerosi esempi d’uomini che ci hanno preceduto, ed uno su tutti il Capitano Codreanu, che ebbe a scrivere: “non programmi dobbiamo creare, ma uomini, uomini nuovi”. Un monito apparentemente semplice che racchiude, invece, l’essenza di ciò che realmente conta affinché si ristabilisca un ordine quanto mai necessario: anche nel contesto economico-sociale che ci circonda e rispetto al quale nessuno può considerarsi avulso.
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