Opportune riflessioni sul TTIP
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
La lettura del libretto “Ultimi” di Antonio Galdo fa più male di un pugno nello stomaco. Siamo diventati stabilmente ultimi non solo tra i Paesi del G7, ma anche tra quelli più avanzati al di là di questa ristretta élite. Abbiamo conquistato la vergognosa maglia nera non a causa dell’autolesionismo disfattista, dei gufi e dei soloni come vogliono far credere quelli del governo, da Berlusconi fino a Renzi, ma per la pioggia incessante di giudizi negativi emessi da organismi internazionali.
L’Italia in questi ultimi anni non ha fatto altro che retrocedere, scivolare all’indietro, giorno dopo giorno, nella scuola, università, ricerca, banda larga, competitività, giustizia, informazione, corruzione, evasione, pressione fiscale, educazione civica, rifiuti, incendi dolosi, contrabbando, droga, costo delle opere pubbliche, debito, Pil, disoccupazione, ecc.
La classifica sulla libertà ed obiettività di stampa, realizzata ogni anno da “Reporter senza frontiere”, ci mette addirittura al 73° posto nel mondo, tra la Moldavia e il Nicaragua, con una retrocessione di ben 24 gradini rispetto all’anno precedente, vuoi per le intimidazioni da parte di organizzazioni criminali, vuoi per le lusinghe o per le censure dirette o indirette del potere, vuoi infine per le querele per diffamazione intentate in modo intimidatorio contro i pochi giornalisti coraggiosi da politici che si avvalgono dello scudo gratuito dell’avvocatura dello Stato, degli studi legali dei partiti, degli Enti di cui fanno parte.
Secondo l’istituto inglese IPSOS MORI l’Italia è il paese più disinformato d’Europa e questo perché il governo preferisce che il popolo non sappia. In molte cose l’esecutivo mente e quando non sostiene il contrario della verità, la copre vergognosamente, sicché la cosiddetta informazione (scritta e parlata), legata com’è, mani e piedi, alla politica ed ai suoi soldi che costituiscono il guinzaglio del domatore, ripete a pappagallo le versioni edulcorate o diffonde le menzogne anziché smascherarle.
Non c’è par condicio che tenga. Si ode solo uno spartito, quello governativo ripetuto senza un barlume di critica o di commento oggettivo. Come il bue condotto al macello che non conosce il suo destino quando passa nello stretto cunicolo della morte tra robuste sbarre di ferro, senza immaginare che è a un passo dal colpo di grazia, così il popolo italiano, è un bue condotto verso una misera fine, che si fa turlupinare da governanti cinici, interessati solo a mantenere il potere ottenuto grazie al patto con le lobby affaristico-finanziarie multinazionali (banche-assicurazioni-gioco d’azzardo-tabacco-telecomunicazioni-energia ecc.) che comandano da noi, ma pagano le tasse altrove.
Senza che il cittadino lo sappia o se ne renda conto, la nostra democrazia da tempo è letteralmente aggredita dal capitalismo internazionale, sempre più sfrenato, egoista e crudele, che maschera la propria avidità dietro una parvenza di ipocrita oggettività di politiche neo liberiste in favore della concorrenza che teoricamente dovrebbe fare gli interessi della gente comune. Come? Erodendo in continuazione porzioni di sovranità fino ad arrivare ad incatenarlo con le condizioni capestro immodificabili di uno scellerato trattato internazionale.
Vogliamo parlare del trattato TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership, già più propriamente definito sei mesi fa come il trattato del “Ti Tengo In Pugno”), la cui logica consiste nel fissare il diritto delle imprese alla libertà di investimento, di commercio e di guadagno, come elemento vincolante per l’attività legislativa degli Stati ? Con questo trattato si infligge un colpo mortale ai principi libertari della rivoluzione francese, che sostituì il potere del sovrano con la sovranità della democrazia, per consegnarci in braccio alle multinazionali e agli organismi sovranazionali, sottratti a qualunque controllo popolare, che trasformeranno le politiche neoliberiste in un vincolo immodificabile.
È questo l’obiettivo di Obama, Juncker, Draghi, Lagarde e Merkel che vogliono far approvare di soppiatto, ingigantendone gli aspetti positivi del tutto marginali e nascondendone i macroscopici lati negativi, il trattato della miseria di molti a vantaggio di pochi. E Renzi? Segue come un somarello: crede di essere un orgoglioso puledro ed invece è condannato a portare il basto che scaricherà sulle spalle degli italiani.
L’area transatlantica viene presentata come un unico grande mercato libero ma si trasformerà in una vera e propria gabbia nella quale scomparirà la centralità dei diritti del cittadino, consacrati nella nostra Costituzione, a vantaggio della libertà di impresa di fare profitti anche se questa arreca un danno irreparabile alla salute e al patrimonio industriale-zootecnico-agro-alimentare del paese.
Chi i responsabili per l’Italia oltre a Renzi? Il Ministro delle politiche agricole Martina (che ancora non è riuscito a bloccare le falsificazioni dei prodotti tipici italiani), il Ministro della Sanità Lorenzin (che pensa al raddoppio del bonus bebè forse perché ha due gemelli), il Ministro dell’Ambiente Galletti (che è d’accordo con il saccheggio del territorio e del mare a vantaggio dei petrolieri), il Ministro degli Esteri Gentiloni (che ha regalato un pezzo di mare italiano alla Francia), il Ministro per lo sviluppo economico Calenda (che rivelatosi non all’altezza del dialogo diplomatico con la Commissione Europea ha fatto il salto indietro da Bruxelles a Roma per curare qui gli interessi delle lobby), il Ministro dell’Economia e Finanze Padoan (che continua imperterrito a ripetere la litania che si vede la luce in fondo al tunnel). C’è da fidarsi di simili personaggi?
Nessuno ha mai detto la verità sulle conseguenze del TTIP propagandato con lo slogan “niente dazi, niente limiti al commercio e regole uguali per tutti”. Nessuno ha spiegato che con il trattato l’Italia diventerà un mercato da terzo mondo costretto a comprare e a mangiare prodotti esteri che non rispettano i nostri standard di sicurezza e di qualità, che non rispettano l’ambiente, imbottiti di estrogeni e di OGM, senza alcuna tutela per i diritti dei lavoratori, senza indicazione del marchio di fabbricazione, produzione e provenienza.
Con una propaganda subdola si fa passare la linea che l’accordo consentirà l’immissione di merci sul mercato a prezzi più contenuti, creerà posti di lavoro e aumenterà la crescita economica, mentre in realtà ne trarranno beneficio diretto e permanente solo le multinazionali. La trappola ingannatrice di acquistare prodotti più economici a costo di distruggere la nostra produzione di qualità con sicuro impoverimento, ha anche un sovrapprezzo: la clausola cosiddetta ISDS, sigla terribile, onomatopeica di una malattia, che ha lo stesso peso della spada di Brenno “guai ai vinti”. Questa sigla sta per “Investor-State-Dispute-Settlement”, ossia la modalità di risoluzione delle controversie.
Il meccanismo truffaldino prevede che un’azienda statunitense che ritenesse di aver subito perdite economiche dall’introduzione in Italia di una nuova legge per la tutela dell’ambiente, della salute o dei diritti dei consumatori, avrebbe il diritto di citare in giudizio per danni il governo italiano o anche l’intera Unione Europea. Ma non finisce qui. Il peggio deve ancora venire perché la controversia non sarebbe definita di fronte al Tribunale del luogo del fatto, ma all’estero di fronte ad un collegio arbitrale internazionale composto da giudici nominati dalla società che si ritenesse danneggiata.
Ogni Stato membro dell’UE si verrebbe così a trovare tra l’incudine di subire una pressione indebita su leggi a tutela e prevenzione del rischio alimentare o ambientale (come la modificazione genetica OGM, o la carne imbottita di estrogeni o il “fracking” per la frantumazione idraulica del sottosuolo per estrarre gas da argille o petrolio) e il martello della minaccia di una causa legale con pesanti risarcimenti economici pagati dal popolo. La gabbia del TTIP ridurrebbe definitivamente la democrazia a puro teatro, in cui i cittadini si illuderanno di scegliere il cast degli attori ma non potranno modificare in nulla lo script, potranno cioè credere di scegliere il personale politico ma non le politiche che verrebbero inesorabilmente incorporate nel trattato e rese obbligatorie ed immodificabili nei secoli.
Cioè non verrebbe mutato l’abito esteriore della democrazia ma ne verrebbe minata la sostanza, il potere di decidere sul proprio destino con l’impossibilità di esercitare alcun potere sull’economia. Come diceva de Chamfort ci sono scemenze ben presentate così come ci sono scemi ben vestiti. Questo imbarbarimento del capitalismo neoliberista praticato da gentiluomini in giacca e cravatta, minaccia di rompere ogni solidarietà sociale e di aprire la strada alla guerra tra poveri, al razzismo e al nazionalismo, creando un terreno fertile per l’insorgenza di fenomeni di massa di destra reazionaria.
Nel 2013 i governi europei, succubi dell’America per varie questioni di politica internazionale dall’Afghanistan all’Ucraina, dalla Siria alla Libia, a sua richiesta hanno affidato alla Commissione il mandato di negoziare il TTIP. Quando il testo finale sarà concordato tra i negoziatori, sarà sottoposto all’approvazione del Consiglio europeo e poi al voto di ciascun Parlamento nazionale dei 28 Stati membri della UE. Poiché per la costituzione italiana i trattati internazionali non possono essere respinti o modificati con un referendum è bene che il popolo sappia ora quale sia l’affidabilità del nostro Governo e dei nostri parlamentari che sono favorevoli al TTIP.
L’accordo intende rimuovere i dazi negli scambi commerciali tra USA e UE. L’obiettivo dichiarato sarebbe dunque quello di tagliare i costi di export e import tra Europa e Stati Uniti, eliminando le tariffe e le altre barriere al libero commercio di tutti i prodotti inclusi quelli dell’agricoltura (formaggi, insaccati, carne, vino a denominazione d’origine, che è un capitolo cruciale per i prodotti italiani), della proprietà intellettuale, dei medicinali, fitosanitari, servizi, cosmetica, ingegneria, informatica, apparecchiature bio-medicali, pesticidi, tessili.
Per la Commissione europea, che non risponde direttamente al popolo, si tratterebbe di un risultato «positivo con risparmi immediati» perché l’eliminazione dei dazi abbasserà il costo dei prodotti, consentendo un aumento delle vendite, la crescita dell’occupazione, l’aumento dei consumi. Sarà davvero così? I dazi doganali USA sono oggi mediamente bassi, ma variano da un minimo dell’1-3% sulle materie prime al 30% su abbigliamento e calzature, per arrivare a valori molto alti come per le arachidi gravate da un dazio del 150% fino al tabacco non lavorato che ha un dazio del 350%. Nel caso dei veicoli il dazio europeo sulle auto importate dagli Stati Uniti è del 10% mentre il dazio americano per le auto europee è solo del 2,5%. Nei treni si registra l’opposto: gli USA impongono un dazio del 14% alle carrozze europee, mentre la UE impone un dazio dell’1,7% sull’import di vagoni dagli Stati Uniti.
Dal livellamento verso il basso dei dazi o dalla loro scomparsa si vede subito chi è che ci guadagna. Che gli americani rinuncino al 350% sui tabacchi o al 150% sulle noccioline non rappresenta nessun vantaggio per l’Europa e tanto meno per l’Italia che notoriamente non vanta produzioni in questo settore, mentre un nostro abbassamento del dazio sui veicoli di oltre oceano costituirà un enorme vantaggio per l’industria americana.
Un capitolo a sé è dedicato all’eliminazione delle barriere tecniche al commercio, che riguardano temi importanti come le etichette e la sicurezza (giocattoli, elettrodomestici, ecc.). Su questo terreno l’intesa è complicata per la differenza di requisiti tecnici e di procedure per il controllo dei prodotti a cominciare dalle prese di corrente e dalla potenza elettrica impiegata.
La situazione si fa ancora più complicata nel settore alimentare perché l’Europa non può rinunciare ai rigidi standard di sicurezza (specialmente sulle restrizioni contro l’uso di ormoni o altri additivi per promuovere la crescita degli animali di cui si fa largo uso in America). Poiché il TTIP ne abbasserà sicuramente il livello, bisognerà fare le barricate sulla trasparenza delle regole sull’alimentazione del bestiame, sul trattamento degli animali usati a scopo alimentare nonché sulle garanzie a proposito di OGM, coltivazione che in Europa è soggetta a precise e specifiche autorizzazioni.
Il trattato non si ferma ai prodotti, ma riguarda anche i servizi e gli appalti pubblici, l’energia e le materie prime, con la conseguenza che le imprese sarebbero libere di competere ovunque, con l’eliminazione del controllo azionario in settori come quello delle telecomunicazioni e dei limiti all’ingresso e alla libertà dei professionisti di esercitare sulle due sponde dell’Atlantico con il riconoscimento di titoli e qualifiche. Ovvio che tutto questa presenta rischi incommensurabili per il ruolo speciale dei servizi pubblici in ambiti delicati come l’istruzione, la sanità, i servizi sociali, e la distribuzione dell’acqua. Un conto è promuovere la concorrenza con regole chiare, altra cosa è consentire l’intromissione all’America nell’erogazione dei servizi pubblici o nello sfruttamento delle risorse e nell’accesso alle infrastrutture come i gasdotti, reti elettriche, idriche, telefoniche ecc. A Bruxelles ci si affanna a spiegare che sarebbero garantiti e protetti gli standard europei, ma non c’è da fidarsi soprattutto in ambiti in cui è in gioco la sovranità nazionale e l’accesso al controllo dei dati personali. Del resto se tutto fosse limpido ed onesto non si capirebbe il muro di segretezza che è stato eretto intorno al negoziato.
Neppure i nostri parlamentari possono avere copia dei documenti da studiare per approfondire i risvolti economici e sociali negativi. Su di essi il ministro Calenda ha imposto il vincolo del segreto di stato come per Ustica o per le stragi, con una direttiva che richiama il decreto di segretezza del PCM del 6 novembre 2016 n. 5.
La consultazione dei documenti è stata consentita ai parlamentari che ne hanno fatto richiesta solo in una sala di lettura del Ministero dello sviluppo economico blindata, sotto scorta dei Carabinieri, senza poter introdurre cellulari o altri apparecchi in grado di riprodurre il testo. Il TTIP allo stato attuale è un documento composto da quasi mille pagine suddivise in otto faldoni, ciascuno con un doppio timbro (del Ministero degli Esteri, e del Ministero dello Sviluppo Economico) che fa riferimento nientemeno che all’ufficio di sicurezza NATO in seno ai predetti ministeri. Ma si sa il segreto è l’ultima ridotta dei malfattori che continuano a tenere il popolo bue all’oscuro del suo destino.
Torquato Cardilli