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un “Referendum” ed un “Trattato”

SCENARI EUROPEI  del prossimo referendum costituzionale

Alla vigilia del grande dibattito sul referendum  del prossimo ottobre è opportuno inserire una considerazione sugli scenari europei in cui s’ inquadra l’attuale riflessione costituzionale. In altre parole quello che sembra un appuntamento ispirato al rispetto  della dialettica democratica e parlamentare, non può non misurarsi con i cambiamenti sopravvenuti nella nostra Carta costituzionale con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Al popolo italiano  infatti viene consentito di esprimersi sulle modifiche apportate dal governo Renzi al dettato di una Carta costituzionale che nei fatti è superata da quanto disposto dal Trattato di Lisbona.

Da notare che esso è nato con una vocazione costituzionale che  è stata poi smentita dalla sua realtà formale, essendo stati eliminati gli aspetti dell’inno e della bandiera. Inoltre il testo di detto Trattato è elaborato per essere incomprensibile e letteralmente illeggibile: con 329 pagine di emendamenti  apportati a  2.800 leggi europee.

La Prof.ssa IDA MAGLI, antropologa recentemente scomparsa,  dalle colonne del Giornale  denunciava: “La falsificazione dei significati linguistici files accompagna fin dall’inizio l’operazione europea: quello che viene firmato non è affatto un  Trattato e non è neanche una Costituzione, come era stato chiamato prima che i referendum  popolari (in Francia e Olanda nel 2005) lo bocciassero. E’ la proclamazione di una religione  universale, accompagnata in tutti i dettagli dagli strumenti coercitivi verso i popoli e verso le  singole persone per realizzarla“. Esso fu ratificato e pubblicato in G.U. l’8 agosto 2008 mentre  entrò in vigore il 1° dicembre del 2009 nel più assoluto silenzio dei media e senza che i popoli  europei avessero avuto l’opportunità di esprimersi in merito, ad esclusione dell’Irlanda che dopo un  primo NO alla fine espresse il SI.  In questo contesto è di fondamentale importanza evidenziare,  come ha fatto il CESI, che anche l’attuale dibattito dei Comitati per il Si e per il No nella dialettica  referendaria in atto tradisce la più totale affezione per il sistema in atto, mentre quello che si  intende evidenziare è la assoluta necessità di invocare una stagione Costituente  di natura europea  per ridare voce ai popoli in un grande progetto  di integrazione europea e condivisa.

L’appuntamento del prossimo ottobre rappresenta dunque una straordinaria occasione per una riflessione articolata su quale democrazia ci attende in Europa e quale è il ruolo dei Parlamenti nazionali nell’architettura europea. La questione nasce da quanto già stabilito dall’articolo 8c del TEU del Trattato che prevede per  i Parlamenti nazionali un ruolo residuale rispetto alle istituzioni dell’Unione in quanto potranno  “esaminare la legislazione comunitaria prima che venga approvata per vigilare sul principio di sussidiarietà”, ma di fatto ricevendo i progetti di atti legislativi direttamente dall’Unione in conformità del protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali, cui vengono attribuite competenze residuali rispetto a quelle comunitarie. L’art. 3 bis recita infatti ” in conformità dell’articolo 3 ter qualsiasi competenza non attribuita all’Unione nei Trattati appartiene agli Stati membri”.

Quindi di fatto è proprio il principio di sovranità dell’art. 1 della nostra Carta costituzionale “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, che viene esautorato dal nuovo Trattato. Come dire: a che serve parlare del funzionamento delle Camere se di fatto esse sono state private del loro esercizio autonomo di elaborare le leggi per il popolo italiano? Ne deriva che gli stessi concetti di Nazione, Stato, Parlamento sono stati rasi al suolo da questo Trattato e prima il popolo italiano, ma anche i popoli degli alti 27 paesi europei lo capiranno e prima si potrà imboccare la strada per elaborare un vero processo di democrazia sostanziale.

Queste considerazioni sono state espresse da poche voce dissonanti tra i costituzionalisti, tra queste quella autorevole del Prof. GIUSEPPE GUARINO prima della firma della ratifica in una conferenza tenuta a Firenze, sottolineava proprio questi concetti.guarino Egli richiamò l’attenzione su almeno due articoli della Costituzione italiana che il Trattato violerebbe, l’art. 1: “La sovranità appartiene al popolo” e l’art. 11: ” L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità necessarie”.

Il primo caso è stato sopra evidenziato, mentre per il secondo è d’obbligo l’interrogativo: siamo sicuri  che queste condizioni di parità sono rispettate ad esempio da quei paesi  come l’Inghilterra  e la Danimarca, membri dell’Unione, ma di fatto esonerati dalla partecipazione all’Euro? Senza contare l’ultima conquista del Regno Unito, alla vigilia del Brexit di ottenere la condizione di fruire di uno Statuto speciale con molte deroghe a quanto disposto dall’Unione.  Inoltre osserva Guarino:”aumentando sensibilmente i poteri della Commissione Europea, i burocrati dell’Unione avranno pieno titolo a bocciare qualunque misura decisa dal nostro governo (o dagli altri) per difendere la propria economia, l’occupazione, i redditi, le politiche agricole, industriali o semplicemente per intervenire sui prezzi”. Egli al riguardo parlò proprio di “organocrazia“, per lo straordinario potere della Commissione Europea i  cui membri NON  eletti e conosciuti da nessuno  hanno lo straordinario potere di esercitare la funzione legislativa in capo ad oltre 500 milioni di cittadini europei. Senza parlare del Consiglio Europeo dove  i partecipanti di ciascuna nazione devono rappresentare l’Unione presso gli Stati membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri,vale a dire che  “devono interpretare e applicare le loro leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”.

Alla luce di quanto sopra evidenziato  perché non cogliere l’occasione di questa stagione referendaria per avanzare questi interrogativi leciti e democratici che non ebbero occasione di essere rappresentati alla vigilia della ratifica di detto Trattato alle Camere? Nessun dibattito istituzionale  ne accompagnò l’approvazione ma neppure i media diedero notizia di tali cambiamenti epocali.  “Non bisogna sorprendersi del silenzio che accompagna l’atto più importante che sia mai stato compiuto dal 1870 con il Regno d’Italia (…). Il Trattato di Lisbona è una visione del mondo universale, una teologia dogmatica con le sue applicazioni pratiche, la forma più assoluta di totalitarismo che sia mai stata messa in atto”  ci fa notare la Magli nelle sue riflessioni sul Trattato. Senza parlare del Fiscal Compact inserito nella Costituzione che di tutta evidenza provoca l’impoverimento automatico del tessuto sociale almeno in Italia e proprio esso alimenta la “crisi” e non consente lo sviluppo.

Quello che si vuole evidenziare nella presente riflessione non è che siamo soltanto alla vigilia di un quesito referendario di straordinario interesse per la modifica del dettato costituzionale in oggetto, ma piuttosto al vigilia del consolidamento dei poteri di un unico grande Stato europeo. Esso ha già  poteri sopranazionali con leggi che sono gerarchicamente superiori a qualsiasi legge degli Stati membri (Dichiarazione 17/27) e con costituzioni semplificate negli stati membri non avrà neanche  il disturbo dei dibattiti parlamentari. Neppure il Parlamento europeo, che vanta una rappresentanza dei popoli europei,  è una garanzia di vera democrazia visto che non è abilitato alla funzione legislativa ma solo a contestare eventuali vizi di forma delle norme ma con procedure talmente complesse da svuotarne la funzione.

Non si vuole tuttavia mettere sotto accusa un necessario processo di armonizzazione dei popoli europei né la possibilità di rafforzarne le dinamiche istituzionali. Neppure in prospettiva è in discussione il fatto di avere leggi e una Costituzione comuni. Ma quello che si vuole evidenziare è la necessità inderogabile di aprire un dibattito a livello di opinione pubblica per conoscere valori, progetti, principi politici, economici e sociali che informano la nuova Carta. L’occasione del prossimo appuntamento referendario può essere una opportunità e un appuntamento cui il CESI non può mancare.

MARINA VUOLI BUONTEMPO