Skip to main content

In attesa del 19 giugno

DIGRESSIONI  POST-ELETTORALI 

Mi “prendo licenza” di una breve (… spero) digressione post-elettorale per riflettere come forse la Politica sia divenuta sempre più un business, svuotandosi dei propri contenuti – ideali o ideologici che dir si voglia – riferendomi a quegli anni in cui gli scontri di piazza erano tanto frequenti ed animati da un “credo” che esaltava la contrapposizione e lo scontro …. a volte, purtroppo, molto cruento ed anche mortale. Forse la Politica è sempre stata una attività affaristica intesa come scambio di voti e favori, scambi della serie “Ce l’ho, mi manca, mi manca, ce l’ho”, ben diverso da quel gioco che facevamo da piccoli con le figurine dei calciatori.

Inciuci e trattative più o meno lecite a parte, forse la Politica sta diventando sempre più “Social” a colpi di click e mi piace e sempre meno “Real”; non so se tutto questo sia un bene o un male ma, come normale cittadino, resto un po’ perplesso osservando la realtà che ci circonda.

Comunque, archiviata in parte la pratica elettorale, quella forte per lo meno o quanto meno le “semi-finali”, ora occhi e riflettori sono tutti puntati alla mega finale del p.v.19 Giugno. Come sovente avviene, il fervore del clima da campagna elettorale si è, se non spento, almeno affievolito abbastanza, rispetto alle settimane precedenti. Giusto il tempo di riprendere po’ di fiato, essendo stata una campagna elettorale al fulmicotone, che si è corsa e rincorsa tutta all’ultimo minuto, al photo finish (per usare un termine caro all’Atletica) e che chiuderà definitivamente in bellezza, si fa per dire, con il verdetto finale di questa tornata elettorale prematura rispetto ai tempi … naturali, che ci auguriamo renda grazia – se non giustizia – alle sopite speranze di una stagione nuova.

Ormai il termine “Ballottaggio” è sempre più diffuso e protagonista – facendola un bel po’ padrone – ed è difficile che i giochi si decidano al primo turno in maniera secca e diretta, a parte alcune eccezioni: sintomo forse che la Politica si è sfiancata e svuotata di sè?  O che ha bisogno di rigenerarsi?  O forse che è cambiato il modo di farla e concepirla? O che forse per fare la necessaria chiarezza necessitino sempre più ulteriori conferme? Insomma, non c’è più quel risultato netto, di “cuore”, di primo “acchitto”, schiacciante come era in passato, forse.

Tutti questi “forse”, probabilmente, stanno ad esprimere per lo meno un senso d’incertezza tutta personale che però sembra sempre più diffusa un po’ ovunque. E allora bisogna diplomaticamente cercare alleanze, vecchie e nuove, equilibri e simpatie, usare l’arma della diplomazia perché muoversi sopra una superficie tanto delicata fa si percepire che l’incertezza debba trasformarsi in prudenza e responsabilità in questi nostri tempi…scellerati.

Ecco questo senso d’ incertezza e precarietà sono alcune delle poche certezze che possediamo e che regnano sovrane, già che proprio in termini di sovranità abbiamo perso parecchio almeno l’incertezza godiamocela perché sembra ci spetti di diritto.

Altra cosa certa – o per lo meno sembrare tale – è che la Politica sembra sempre più voglia uscire dal Palazzo (onde poi rientrarci a conti fatti) per andare porta a porta a bussare nelle case della gente come si stesse vendendo qualche offerta vantaggiosa da acquistare: nelle strade, nelle piazze, nei bar o nei luoghi di ritrovo poco importa, mai come in questa tornata elettorale hanno trionfato secondo alcuni il “qualunquismo” e il “generalismo” della candidatura della porta accanto, ma forse potremo vederla anche come un nuovo senso di partecipazione ed aggregazione tutta intesa al “bene comune”, se solo fossimo una Democrazia partecipata.

Quindi,  se da un lato in questo clima di protagonismo, alcuni hanno contestato l’Oligarchia del potere che l’ha fatta da padrone per tanto tempo, altri hanno invece inneggiato ad un nuovo ritorno della Polis, intesa appunto come Politica, nell’Agorà virtuale o reale che sia. Insomma, si direbbe un interesse per la Res Publica mosso, se non da nuovi ideali, almeno da una grande voglia di rappresentatività come appunto è definito il nostro Sistema Democratico.

Anche il mio idraulico che mi ha esplicitamente detto di Politica non capirci un tubo, per inteso, si è candidato nel Mare Magnum dell’affarismo politico ottenendo se non altro i consensi di quanti sperano vengano riparate in parte le falle che imbarcano acqua ovunque.

  CRISTIAN ARNI