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Il CESI ed il Referendum Costituzionale

La nostra Redazione ha ricevuto dal CESI – Centro Nazionale Studi Politici ed Iniziative Culturali – il Manifesto sul referendum costituzionale, con le motivazioni ufficiali in merito alle posizioni assunte per il NO, come elaborate dal proprio Comitato Direttivo, d’intesa con il Comitato Scientifico e che viene qui di seguito integralmente pubblicato. (*)

Come  ben noto, il CESI è da tempo impegnato sul campo nell’elaborazione di posizioni comuni e di coordinamento di attività con altri comitati per il NO, già costituiti o costituenti.. Il Manifesto sintetizza la specificità delle motivazioni del CESI,  contribuendo così a chiarire senza ambiguità le proprie ragioni, in un contesto in cui ogni sostenitore del NO ha le proprie, non sempre articolate e motivate come quelle espresse  dal CESI.  Tale Manifesto non dev’essere considerato un mero prodotto di studio, bensì un contributo vivo e articolato da spendere durante la campagna referendaria in atto. E’ con questo spirito che la Segreteria del Cesi invita i propri Soci a diffonderlo quanto più possibile nella cerchia delle personali conoscenze, così come nel frattempo verrà fatto nell’ambito dei vari gruppi di coordinamento dei diversi comitati cui il CESI sta partecipando.

Il MANIFESTO del CESI  per il “NO”

Il “Comitato Costituenti per il NO” rivolge un appello agli italiani per respingere la riforma della Costituzione imposta al Parlamento e all’Italia dal Governo Renzi per abolire i residui di sistema democratico ancora esistenti nel Paese ormai in balia di una crisi epocale. Il Comitato Costituenti per il NO si attiva per la ricostruzione dell’Italia sulla base di una democrazia compiuta, cioè di una democrazia, che per la chiarezza e la categoricità delle sue istituzioni sia integrale espressione del volere dei cittadini attraverso istituti che li rappresentino nelle loro idee, nelle loro esperienze e capacità e nelle loro prospettive per il futuro.

 Ecco le motivazioni giuridiche e politiche del nostro NO.

1.  Motivazioni giuridiche

1.1. E’ una riforma sostanzialmente illegittima – In primo luogo perché è stata prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale dalla Corte competente. In secondo luogo perché toglie potere a questo stesso Parlamento illegittimo dal momento che la Costituzione viene riformata mortificando la partecipazione dei parlamentari che hanno accettato le imposizioni del Capo del Governo sotto la minaccia dello scioglimento delle Camere e la  perdita del vitalizio.

 1.2.  Peggiora il procedimento legislativo – Peggiora la formazione delle leggi perché la rende più eterogenea e complessa moltiplicando fino a dieci i procedimenti legislativi.

 1.3.  Non riduce i costi autentici della politica – I costi del Senato, previsti dalla riforma, sono ridotti solo di meno di un quinto. Permangono invariati i costi della struttura burocratico-organizzativa del Senato come istituto. Gli emolumenti riguardanti i senatori sono sostituiti dalle diarie e dai rimborsi per i viaggi e le permanenze a Roma dei delegati delle Regioni e dei Comuni. Viene annullata la rappresentanza diretta da parte dei cittadini in quanto i “nuovi senatori” non sono liberi di esprimersi secondo coscienza e nell’interesse generale, ma impegnati, con sostanziale mandato imperativo, rivolto alla tutela degli interessi localistici. Il nuovo meccanismo costituzionale mortifica il ricambio della classe dirigente e radica la dipendenza dalle oligarchie di vertice del Partito che li esprime.

 2.  Motivazioni politiche

2.1.  Compromette la sovranità popolare e le libertà democratiche – In combinazione con la nuova legge elettorale (Italicum) già approvata, espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri. Il Capo del Governo non avrà più una reale opposizione. Di fatto viene instaurato un Regime peggiore di quello a Partito unico in quanto la maggioranza artificiale conferita al Partito di maggioranza relativa annullerebbe la funzione degli altri Partiti che tuttavia, permanendo in Parlamento, darebbero la falsa idea di una democrazia pluripartitica.

2.2. Restringe la partecipazione diretta da parte dei cittadini  – Perché triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare.

2.3. Compromette l’equilibrio tra i poteri costituzionali – Perché mette gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale) in mano alla falsa maggioranza prodotta dal premio.

2.4.  Mantiene sostanzialmente il bicameralismo paritario  –  Il bicameralismo viene mantenuto ma più complesso proprio perché il Senato ha una nuova composizione. I nuovi conflitti di competenza tra Stato e Regioni, tra Camera e nuovo Senato, andranno a vantaggio delle forze del separatismo che prevarranno su quelle dell’unità. I Senatori, non dovendo confrontarsi in maggioranza e minoranza sulla base di valori politici, rappresenteranno solo le rispettive entità locali e i loro interessi a scapito dell’interesse nazionale inutilmente rievocato: nel nuovo art. 67 i parlamentari non rappresenteranno più la Nazione.

3.  Unico rimedio: un Parlamento costituente

3.1.  Il cambiare tanto per cambiare potrà solo peggiorare la situazione –  Se vince il SÌ non ci sarà un miglioramento ma un peggioramento della situazione italiana. Questo sarà l’unico cambiamento. Il Governo sarà prepotente alla Camera e il Senato inciderà nelle decisioni costituzionali, comunitarie e di bilancio. Si aggraveranno i problemi che già affliggono l’Italia: più immigrazioni senza controllo, più disordine pubblico, più disoccupazione, più miseria, più disparità sociali, più conflitti sociali, più scioperi, più debito pubblico, più isolamento europeo e internazionale. Questa riforma conserva e rafforza il potere esecutivo a danno del potere legislativo abbandonando il Paese nelle mani di una oligarchia che bloccherà il ricambio politico e sociale.

3.2.  L’attuale Costituzione non può essere riformata che in peggio – L’’attuale Costituzione non può essere riformata che in peggio perché, con il pretesto della stabilità, il Governo cercherà solo di rendere stabili gli interessi dei suoi componenti e la loro permanenza al potere. Chi vuole salvaguardare la Costituzione “più bella del mondo” deve tenere presente che è anche la più ambigua e lacunosa (e pertanto la più inapplicata e disapplicata) a cominciare dalla genericità del criterio che dovrebbe difendere l’esercizio della sovranità da parte del Popolo (art. 1), passando per la non applicazione, parziale o totale, per esempio degli artt. 43, 45, 46, 47, fino all’assenza di principi che garantiscano la vera e reale rappresentatività democratica nelle leggi elettorali (art.56). Tali lacune e genericità hanno permesso il Porcellum e l’Italicum dichiarati dalla Corte costituzionale parzialmente incostituzionali perché redatti sulla base di arbitrarie allusioni a principi inesistenti. La storia insegna che molti governi non democratici (quelli che si vorrebbe scongiurare) si sono pacificamente instaurati grazie a Costituzioni ambigue e lacunose ed a leggi elettorali che alterano la reale rappresentanza popolare.

3.3.  Votare NO per far riprendere il dialogo fra italiani e perla rinascita dell’Italia – Gli italiani dicono:  # NO perché vogliono partecipare effettivamente alla vita politica e alla scelta dei propri rappresentanti;   #  NO perché vogliono che le leggi sul lavoro vengano poste dai loro rappresentanti politici e sindacali e non vengano imposte dalle multinazionali a un governo fantoccio;   #  NO perché vogliono che i produttori italiani si possano confrontare alla pari sui mercati europei e internazionali;   #  NO perché vogliono contare veramente in Europa e nel mondo.

 GLI ITALIANI VOTANO NO per potersi esprimere liberamente in un confronto genuinamente democratico e senza condizionamenti prestabiliti e pertanto chiedono la convocazione di  un parlamento costituente eletto con un sistema proporzionale sulla base di una legge emanata da un governo a ciò delegato.

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(*) NOTE A MARGINE del Direttore Editoriale – Su  questo web  sono già stati pubblicati  altri  due interventi,  alquanto ponderosi a favore del “NO”, a firma dell’Ambasciatore TORQUATO CARDILLI e del Prof. STELIO W. VENCESLAI.  Su tale argomento ho ritenuto opportuno  esporre anche  la mia posizione personale che – pur essendo favorevole al “SI” – non intende né vincolare né orientare la Linea Redazionale della CONSUL PRESS,  auspicando invece un articolato confronto ed ospitando le posizioni di entrambi  gli  schieramenti. Il mio primo breve intervento, a carattere preliminare, è stato pubblicato in data 15 maggio,  a cui il  26.5 ha fatto seguito un secondo intervento più approfondito. Altro interessante intervento da leggere sul referendum è quello a firma di MARINA VUOLI BUONTEMPO, ove vengono esaminate specifiche problematiche riguardanti  gli scenari europei, pubblicaro il 12.6. // Per correttezza e per coerenza ritengo dover evidenziare di aver  spesso affiancato e sostenuto, proprio sulla Consul Press, le tematiche del CESI, condividendo le  iniziative e le attività dello stesso Centro Studi, ove partecipo anche io personalmente come Socio.  Proprio per questa mia vicinanza  o affinità elettiva con il Cesi, il tema referendario mi pone ora in un inquietante difficoltà, data la mia diversa scelta di campo …. giustificabile comunque con un noto teorema matematico-moroteo  sulle “divergenze parallele” > G.M. 

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