La Forca e la “Bombetta”
La Forca e la “Bombetta”
A Trento, nel fossato del Castello del Buonconsiglio, sono tornati i fantasmi, vecchi di cent’anni. Brutti e ghignanti come l’espressione di quel Lang, boia viennese, che, sotto una ridicola bombetta sorride accanto al corpo di Cesare Battisti appena strangolato dalla corda asburgica.
Sono cent’anni dal sacrificio dell’eroe trentino e la Regione delle Autonomie, Regione di lingua italiana, si badi bene, è attraversata, nella disgregazione europea, da uno strisciante piccolo separatismo, dall’egoismo e dal desiderio di muri ancor più vicini di quelli del Brennero. A segnare questo malessere, ad accendere odii incomprensibili, uniti a nostalgie vecchie di un secolo, si è voluto, proprio in quella Regione, trascinare la memoria di Battisti in un ginepraio di farneticanti affermazioni: si parla di tradimento, di voltafaccia nei confronti del socialismo neutralista, della collaborazione giornalistica con Mussolini, e c’è anche chi discetta di spionaggio, chi plaude alla forca.
Battisti, geografo, giornalista, escursionista, irredentista ed interventista è stato prima di tutto un italiano. Come Sauro, come i tanti Sciesa e Menotti e come Borg Pisani, tutti Martiri dell’Unità della Patria.
Alessandro P. Benini