Caste & Privilegi
LA ZARINA, I BOIARDI & I PRIVILEGI INTOCCABILI
Alcuni anni fa fu organizzata al Vittoriano una mostra dedicata alle donne che hanno fatto l’Italia: regine e principesse, mondine e maestre, ricercatrici e contadine, sarte e partigiane, eroine e rivoluzionarie.
Un esempio su tutti fu quello della crocerossina duchessa Hélène d’Orléans, moglie di Emanuele Filiberto di Savoia duca d’Aosta, cugino di Vittorio Emanuele III, che inaugurò la scuola per infermiere volontarie, tutte aristocratiche, con la regola del divieto di occuparsi degli ufficiali feriti del loro stesso ceto, per dedicarsi, invece, ai soldati semplici di estrazione popolare e analfabeti.
La duchessa intervenne in prima persona nelle medicazioni dei soldati italiani, feriti nella guerra di Libia, con turni massacranti, incurante dello stress psicologico e del pericolo di morire ad ogni istante. Fu lei ad aprire la strada al filone delle principesse di casa reale pronte ad intervenire in occasione di calamità, disastri, guerre. Vestivano l’uniforme da crocerossina e senza scorta di sicurezza e di ossequio, senza orpelli, senza codazzo di cavalieri serventi, si recavano sul posto a soccorrere chi si lamentava, a fasciare i feriti, a medicarli, a lavare le loro bende, insomma a sporcarsi le mani e il grembiule del sangue degli innocenti.
Oggi è diverso. Non ci sono più principesse pronte a rinunciare ai loro agi per salvare i propri concittadini, ma esiste la specie di chi con dispiego di mezzi e di uomini, il cui costo ricade sempre, come solito, sulle spalle dei contribuenti, si reca sul luogo del disastro per rilasciare con sussiego dichiarazioni banali e esprimere la propria solidarietà e vicinanza.
Ma che vuol dire solidarietà e vicinanza se non due parole vuote, sentite centinaia, migliaia di volte senza che gli sventurati ricevano un concreto aiuto, senza che le famiglie colpite che hanno perso tutto ricevano i mezzi per risollevarsi? Di chi parlo? Di un’altra figura femminile come la Zarina di Monte Citorio che non lascia passare l’occasione dalle questioni banali tipo burkini alle tragedie nazionali come il recupero dei cadaveri dei migranti annegati di fronte a Lampedusa, i femminicidi più atroci, la disperazione dei superstiti del recente terremoto che ha sconvolto il cuore dell’Italia, per versare qualche lacrimuccia di circostanza, senza rinunciare a nessuno dei privilegi che le ha regalato la fortuna, a nessuna delle prerogative connesse alla sua carica.
Recentemente alla Camera dei Deputati, su iniziativa di quelli che vengono fatti passare per antipolitica, era stata proposta l’abolizione dei vitalizi agli ex parlamentari per devolvere il corrispettivo a fini sociali. La Zarina, forse in debito di riconoscenza verso chi l’ha proiettata immeritatamente alla terza carica dello Stato, in perfetta sintonia antistorica con l’Innominabile ex presidente, facendo riferimenti sconclusionati alle decisioni della Corte Costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo, ha fatto verbalizzare nell’Ufficio di presidenza che i vitalizi dei parlamentari non si toccano perché sono diritti acquisiti. Motivo? La loro soppressione sarebbe in contrasto con il principio della irretroattività della legge, contrasterebbe con l’aspettativa del legittimo affidamento, e non potrebbe essere adottata da una sola Camera, ma dovrebbe coincidere con analoga decisione del Senato per trattare equamente quei parlamentari che hanno fatto la spola alternandosi sui banchi dell’uno o dell’altro palazzo.
Risultato? La Zarina ha chiuso la porta blindata a protezione dei privilegi dei boiardi di corte. A nulla sono valse le proteste dei vari Di Maio e Fraccaro che portavano a sostegno del loro progetto il fatto che alcune regioni avessero già provveduto a sopprimere i vitalizi.
Questa storia dei diritti acquisiti non vale per gli esodati, non vale per le imposizioni fiscali che modificano in peggio le aspettative economiche della gente comune, non valgono per i lavoratori che hanno subito il blocco delle rivalutazioni e l’allungamento dell’età lavorativa, non valgono per i pensionati. Valgono solo per loro, per i boiardi.
L’enorme sproporzione tra i contributi versati e i vitalizi percepiti, in palese contrasto con il principio dell’equità sancito dalla Costituzione, non è stato ritenuto di per sé elemento sufficiente per interrompere questo immeritato plusvalore dei parlamentari a spese del popolo italiano dal costo di ben 236 milioni l’anno.
Qualche nome? Non c’è che da scegliere. Il novantenne Scalfari, che è stato deputato socialista per una legislatura, dal 1968 al 1972, ha versato come contributo 60.000 euro, ma in questi 44 anni ne ha ricevuti ben 920.000 euro con un vitalizio mensile di 2.162 euro. Con quale coraggio e pudore sdottoreggia dalle colonne del suo giornale contro gli sprechi e le diseguaglianze?
Allo stesso modo fanno parte dell’esercito di beneficiati ex parlamentari che non versano certamente in stato di indigenza. Quello che segue è solo uno scarno 10% di una lista di qualche centinaia di ex deputati che comprende l’attuale presidente dell’ABI Patuelli, l’ex presidente della Consob Mazzotta, gli industriali Benetton, Abete, Versace, Ciarrapico, Rossi di Montelera, Zuech, Cecchi Gori, gli ex sindacalisti D’Antoni, Cazzola Larizza, Baratta, Zipponi, Marano, Benvenuto, Pezzotta, Del Turco, Chiamparino o veri relitti archeologici come Cirino Pomicino, De Michelis, Visco, Bertinotti, D’Alema, Fini, Veltroni, Scajola, Previti, Berlusconi, Alemanno, Bassolino, Bianco, Cacciari, Capanna, Cicciolina, Negri, Cicciomessere, De Mita, De Lorenzo, Del Noce, Diliberto, Dotti, Fantozzi, Fassino, Formica, Frigerio, Jervolino, Macaluso, Martelli, Miccichè, Napoli, Pecoraro Scanio, Prodi, Scotti, Reichlin, Segni, Sgarbi, Signorile, Sanza, Rizzo, Testa, Urso, Violante, Pecorella, Paniz, Rossanda, Turco, Vendola ecc.ecc.
Possono i superstiti dell’immane tragedia del sisma di Amatrice e il popolo credere alle lacrime di coccodrillo ed alle vuote parole di solidarietà e di vicinanza, sempre a distanza di sicurezza, di certi personaggi che restano abbarbicati ai loro privilegi?
Che cosa terribile, diceva Shakespeare, quando gli idioti governano sui ciechi. Bisogna che questi aprano gli occhi per non vederli più.
Torquato Cardilli