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Ad Ascoli Piceno l’ultimo saluto alle 35 vittime marchigiane

Prima giornata di lutto nazionale per le vittime del terremoto nel Centro Italia. Nella calda mattina dell’ultimo sabato di agosto le bare di 35 delle 50 vittime marchigiane del sisma sono state poste una accanto all’altra nella palestra di Monticelli della città di Ascoli Piceno che ha accolto numerosissime persone, giunte per partecipare ai funerali solenni. Come preannunciato nei giorni scorsi, erano presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Premier Matteo Renzi, i presidenti del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini. Ed ancora in prima fila i vicepresidenti della Camera Luigi Di Maio e Simone Baldelli, accanto ai presidenti delle Regioni e ai sindaci di molti comuni italiani. La scena, a cui si è assistito, è delle più prevedibili in situazioni così drammatiche. Gli abbracci sinceri di Mattarella e Renzi ai familiari delle vittime, hanno per un attimo preso il posto alle polemiche che già si stanno sollevando e ai molti perché ai quali le persone esigeranno, passato il dramma, una risposta. Un tentativo da parte dello Stato di dar loro una speranza per il futuro e cercare di convincerli che qualcosa cambierà, che non saranno lasciati soli.
Amore e solidarietà, forza e coraggio hanno fatto da collante per tutta la cerimonia, celebrata dal vescovo di Ascoli Piceno monsignor D’Ercole. Solidarietà che, come lo stesso ha sottolineato <è una parola importante che ci fa tenere i piedi ben saldi per terra e ci insegna ad abbracciare tutto, con un abbraccio che ci consente di costruire un mondo migliore, insieme solo insieme si può ricostruire un mondo migliore. Mentre gli occhi devono guardare in alto, verso il cielo per andare avanti>. Parole di conforto sono state più volte ripetute dal vescovo. <Amici tutti, non abbiate paura, non vi lasceremo soli, diversi di voi mi hanno detto ‘non ci abbandonate’, non abbiate paura di vivere la vostra sofferenza ma non perdete il coraggio, che insieme e solo insieme potremo ricostruire le nostre case e le nostre chiese, ridare vita alle nostre comunità. Non siete soli c’è l’abbraccio dell’Italia intorno a voi, c’è la volontà politica e spirituale di essere una famiglia che mi auguro diventi lo stile della nostra vita futura, che potrà essere migliore con l’aiuto di Dio e l’abbraccio di tutti>. Parole che hanno solo attenuato il dolore nel momento in cui D’Ercole ha comunicato la notizia della 50esmia vittima marchigiana. Un’omelia, conclusa dal vescovo,  con una nota di speranza cristiana: <I sismologi tentano di prevedere il terremoto ma solo la fede ci insegna come superarlo, la fede ci indica come riprendere il cammino: con i piedi per terra e il volto verso il cielo>.
I Vigili del Fuoco, gli stessi che per primi hanno estratto i corpi dalle macerie, sono stati anche gli ultimi a portare, ad una ad una fuori dalla palestra, le bare delle 35 vittime, passando lungo un corridoio umano creato dai boyscout. All’uscita un lungo e interminabile applauso ha accompagnato le vittime nell’ultimo e doloroso tratto di strada.