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L’ Utopia di Thomas More nel 2016

L’UTOPIA  alla LONDON DESIGN BIENNALE

INTERVISTA  all’ Arch.  MARIA BUONTEMPO  

La prima edizione della London Design Biennale alla Somerset House di Londra si è svolta dal 7 al 27 Settembre 2016 con 6 diversi continenti e 37 Paesi ma con una sola lingua, l’architettura del design. Il tema esplorato è stato l’Utopia nel design attraverso le domande e le idee più attuali e pressanti del mondo contemporaneo: sostenibilità, inquinamento, città, energia, migrazione,  responsabilità sociale.

Il Direttore Christopher Turner ha spiegato come questa scelta sia coincisa con il 500 esimo anniversario del classico di THOMAS MORE: UTOPIA

Il vincitore della medaglia come migliore espressione del concetto di Utopia, è stato il Padiglione Libanese, uno spicchio di vita per le strade di Beirut realizzato sulla terrazza della Somerset, guardando il Tamigi ed i grattacieli della City.

Per Annabel Karim Kassar, curatrice del progetto in quanto titolare dello studio franco-libanese AKK: “Utopia è la più potente espressione di auto-determinazione”. Kassar, nel libro Utopia by Design, London Biennale 2016, racconta;  “le strade diventano un luogo comune di distensione e socializzazione che trovo essere utopica”.  Il design del padiglione Libane, vincitore della medaglia, “è più un estratto della realtà locale, un lavori in corso permanente”.

L’architetto italiano MARIA BUONTEMPO, che ha fatto parte del team per la realizzazione del padiglione vincitore, spiega: “abbiamo interpretato gli angoli delle strade e gli antichi mestieri di Beirut cosi da riportare fedelmente nell’installazione, tolta la struttura portante, tutti gli elementi della realtà libanese. Essi sono stati portati direttamente da Beirut , trasmettendo così ai visitatori la sensazione di autenticità”.

L’ispirazione proveniente dalla vita quotidiana delle persone libanesi, ha prestato attenzione alle strade della città come laboratorio di design e creazione.

“L’idea di Annabel Karim Kassar di intravedere  il design negli oggetti costruiti da Libanesi per necessità è stata la guida per chi ha lavorato a questo progetto” – continua Maria Buontempo – “frequentemente in Libano alcuni camion scoperti hanno un divano poggiato su due sedie dove ci si intrattiene per parlare, oppure un lucernaio per illuminare la strada”. Difatti l’entrata del padiglione aveva posteggiato proprio lo stesso camion di traverso con il divano, entrambi autentici. Più avanti  un negozio di barbiere con sopra il tipico poster gigante con gli occhi magnetici della donna del medio oriente. Accanto il cinema dai divani lunghi e colorati contornati di piastrelle ai muri sempre prodotti e trasportati da Beirut. Infine si è arrivati  all’interattività con le persone tramite il cibo tipico dei falafel e il caffe ristretto e forte”.

Maria Buontempo ha spiegato come, da italiana, immergersi e capire le abitudini libanesi è stato come rivivere un mondo molto vicino a quello italiano per la forza che ha riscontrato nelle antiche tradizioni  tuttora presenti per le strade di Beirut. “Questo modo di essere ancora esistente nei paesi italiani è possibile avvertirlo ancora in tutte le piccole medie realtà italiane e Carunchio, il paese di mio padre nell’alto vastese, ne è un esempio. Anche a Roma, città da cui provengo, si avverte lo stesso spirito collaborativo e la fine arte di arrangiarsi con ciò che si ha”.

“L’idea vincente di Annabel Kassar è stata proprio quella di rendere moderno e di moda l’arrangiarsi nel vivere anche se a volte per necessità.  In Libano tutto ciò  viene vissuto con orgoglio mentre in Italia non si ha ancora il coraggio di riconoscere nelle nostre risorse il vero valore aggiunto.  Piuttosto che viverlo come un passato da dimenticare, ciò che abbiamo è la nostra più grande qualità, di tradizioni che non  andrebbero dimenticate”.

Lo studio AKK e Maria Buontempo hanno voluto esprimere questa qualità del vivere in modo utopico. Lo sfondo con le luci scintillanti di Londra ha dato più valore a questa idea per il contrasto di colori e abitudini con la cultura inglese.

M.B.

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