Il Giubileo è terminato ….
ma l’infinita Misericordia Divina non ha limiti
______________________intervento a cura di Yahya Pallavicini *
Giovedì 3 novembre Papa Francesco ha ricevuto in Vaticano una significativa rappresentanza di esponenti delle varie confessioni religiose invitati dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso per sancire anche da un punto di vista ecumenico la conclusione dell’anno del Giubileo della Misericordia. Ebrei (presente il rabbino David Rosen da Gerusalemme), cristiani, musulmani (presente il mufti d’Egitto shaykh Shawki Allam), indù, shintoisti, buddhisti, taoisti, sikh insieme a rappresentanti di organizzazioni internazionali per il dialogo come la Comunità di Sant’Egidio, il Kaiciid, Religions for Peace, hanno partecipato a questa udienza nella quale Papa Francesco ha presentato una riflessione e un richiamo basato sulla Misericordia di Dio.
Perché nessuno è stato informato di questa udienza interreligiosa e del discorso del Santo Padre? Forse perché si vuole convincere il popolo che il dialogo non serve in quanto non risolve praticamente i problemi e le esigenze della vita quotidiana e perché si vuole negare il concorso del sacro e della spiritualità nell’ispirazione e nella qualità delle azioni della gente comune e dei credenti che seguono ancora, da generazioni, un orientamento religioso nella vita pubblica. Forse per questo strano motivo le uniche citazioni che la stampa ha ripreso del discorso di Papa Francesco sono i suoi richiami alla condanna delle “violenze, conflitti, rapimenti, attacchi terroristici e distruzioni” oppure la sua attenzione per “la malattia, la disabilità, la povertà, l’ingiustizia, le conseguenze delle migrazioni”.
Ci sembra riduttivo e disonesto attribuire al pontefice sempre e soltanto questa immagine di pacifista e altruista e mai di maestro spirituale e alleato fraterno delle autorità delle altre ortodossie religiose per il bene spirituale della Chiesa e dell’umanità dei credenti nel Dio Unico. C’è molto di più e di altro nel suo discorso e nella sua udienza!
C’è il riferimento alla misericordia come “chiave per accedere al mistero stesso dell’uomo”, c’è l’invito a “ricercare l’incontro senza sincretismi concilianti”, c’è l’appello “all’amore, anima di ogni autentica espressione religiosa”, c’è il ricordo dell’eco “della voce divina, per aprirsi all’Altro sopra di noi, che bussa alle porte del cuore”, c’è la confessione della sua tristezza nel constatare quanto “l’uomo troppo spesso dimentica, s-corda, allontana dal cuore, tiene a distanza Dio” e “non vi è tecnologia che possa dissetarlo”.
Se a cogliere e a comunicare il valore del messaggio e della funzione del vicario di Gesù è un imam italiano… A noi sembra che, senza nulla togliere alle manifestazioni doverose di condanna e di accoglienza, siano proprio queste altre frasi e citazioni da noi selezionate dal discorso di Papa Francesco su cui occorre meditare seriamente.
Il 20 novembre la Porta Santa si chiuderà concludendo le celebrazioni di questo anno santo. Per noi musulmani d’Italia che abbiamo partecipato sia alla cerimonia di apertura in piazza San Pietro che a questa udienza interreligiosa come ad altre occasioni di approfondimento dottrinale e semplice e sincero scambio fraterno nelle chiese, con teologi, monaci, suore, sacerdoti e famiglie di devoti cristiani, rimane la responsabilità di custodire e mantenere aperto insieme il tempio interiore della Misericordia che è il ri-cordo di Dio. Restiamo infatti convinti che salvaguardando proprio questa sintonia di cuore le conseguenze e le corrispondenze anche nella vita civile si sviluppano secondo una naturale armonia. Questo è il valore aggiunto e lo stile dell’azione ecumenica di Papa Francesco, un messaggio provvidenziale, difficile e contro tendenza, anche all’interno della stessa Chiesa Cattolica come all’interno delle varie comunità di fede e degli interessi dei media: essere “artefici di comunione. (…) Questa via sia la nostra via maestra; siano rigettate le strade senza meta della contrapposizione e della chiusura (…) i muri eretti dall’orgoglio e dalla paura”.
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* YAHYA SERGIO YAHE PALLAVICINI – cittadino italiano. nato musulmano nel 1965 da madre giapponese e padre italiano. È l’Imam della Moschea al-Wahid di Milano in via Meda. Dal 2006 è consigliere del Ministero dell’Interno nella Consulta per l’Islam italiano e presidente del Consiglio ISESCO per l ‘educazione e la cultura in Occidente. Ha pubblicato: “L’Islam in Europa – Riflessioni di un Imam italiano” (Il Saggiatore – 2004). E’ inoltre il Vice Presidente della Comunità Religiosa Islamica (CO.RE.IS.) ed è spesso presente in dibattiti e tavole rotonde ad alto livello.