Fabrica Festival: Bevano Est in Concerto
FABRICA FESTIVAL 2014
XI EDIZIONE
DOMENICA 26 GENNAIO 2014
BEVANO EST
Una musica “popolata”
Davide Castiglia, violino
Giulio Cantore, chitarra
Giampiero Cignani, clarinetto, clarnetto basso
Stefano Fabbri, percussioni
TEATRO TENDA PALARTE
Fabrica di Roma (VT)
Ore 17.30
Ingresso € 5,00
Organizzazione:
Comune di Fabrica di Roma, consigliere con delega Giorgio Francola
in collaborazione con
Associazione Proloco di Fabrica di Roma, presidente Stefania Stefanucci
Direzione Artistica:
Maurizio Gregori ed Emiliano Di Vozzo
“Guarda e impara un po’ a guardarti / che il tempo passa, senza fermarsi / e tu sei già abbastanza avanti”, scrive Ciuma in “No comment”, canzone tratta dall’ultimo cd dei Bevano Est, Ramingo. Che la musica popolare sia una solida base su cui costruire un futuro è ormai assodato, fiumi di parole si sono spesi sul senso e sull’utilizzo della tradizione, e sul significato stesso del termine. Ma a riprendere in mano la produzione dei Bevano Est si annusa subito, soprattutto per chi ha già assaggiato a suo tempo Gradisca o Fuoco Centrale, un profumo di attualità d’altri tempi che a distanza di anni stupisce come ritrovare un amico di scuola dal viso autorevolmente scavato dal tempo. Il quartetto romagnolo, che anni fa scelse uno dei non-luoghi per eccellenza come l’autogrill per collocare attraverso il nome il proprio suono, gioca a delocalizzare il baricentro del folk: l’organetto, la chitarra, i clarinetti e il violino dei nostri fotografano un paesaggio che scorre nei finestrini di una macchina in corsa, una specie di autostrada stretta e semplice tra le colline romagnole. La forza del gruppo sta nel loro essere visivi con il suono e l’orchestrazione: le musiche del passato, quelle del valzer e dei suoi temi portati in braccio su pedane di terra e vino, ma anche quelle del tango o del klezmer presi in prestito da popoli affini nell’urgenza del ballo, vivono di immagini sincere nei loro brani. Non per nulla anche con le colonne sonore sono a proprio agio: splendida quella di Il dolce rumore della vita di Giuseppe Bertolucci. Ed è questo che comunque ce li fa ascoltare con lo spirito aperto e partecipe con cui ci si avvicina alla musica popolare, anche nelle composizioni originali firmate Delvecchio o Bendi, nonostante la facilità di “disegno sonoro” li renda più vicini a compositori e orchestratori, piuttosto che ad esecutori o portavoce.
Non è di sicuro folk revival, è una rivisitazione della tradizione attraverso il filtro della consapevolezza umana, più che della tecnica. È difficile, almeno per me, calibrare frizione e acceleratore sul punto di equilibrio analisi/complimento, perché la loro abilità nel portare a passeggio temi di grande ricchezza umana ha effettivamente qualcosa di estraneo dal tempo: il cuore che cavalca la vita senza rammollirsi, il sogno che conserva un corpo materico, essenziale, onesto. Umano. Bevano Est ha molte qualità, e anche i difetti che l’umanità – intesa come qualità, e non come genere – porta con sé.
Scusate, oggi mi si parano davanti solamente i pregi: tanto per cogliere i difetti c’è sempre tempo.
Daniele Bergesio
www.bevanoest.com
Domenica 2 febbraio
GIORGIO CONTE
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