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Lega Nord e Front National

A PADOVA LA LEGA CON SALVINI CANDIDA BITONCI A SINDACO

DISSENSI SULL’INTESA CON IL FRONT NATIONAL DI MARINE LE PEN

_______________________________________di  Riccardo ABBAMONTE

Prosegue l’iniziativa per le primarie del centrodestra lanciata nella città di Padova della LEGA NORD, tesa alla candidatura di MASSIMO BITONCI a Sindaco e a combattere le situazioni di degrado nella città. Sabato 18 gennaio, a fare vista ai militanti, presso il gazebo di piazza Garibaldi, è intervenuto il segretario federale MATTEO SALVINI

Al motto di “Prima Padova”, Bitonci – già ex sindaco di Cittadella e presidente dei senatori della Lega Nord – ha  illustrato il suo programma per Padova, incentrato su 5 importanti punti:

1) “Prima la sicurezza”: tolleranza zero verso degrado, spaccio e criminalità; ridiscussione delle licenze dei locali cosiddetti etnici; creazione di spazi di aggregazione in contesti adeguati. – 2) “Prima l’ambiente”: Rivalutazione dei parchi di quartiere e della cinta muraria; censimento scarichi e pulizia tombini contro allagamenti; realizzazione di piste ciclabili accessibili e spazi sicuri. – 3) “Prima la casa”: riassegnazione delle case Ater con precedenza ai padovani; rivalutazione delle aree degradate e di immobili abbandonati; allontanamento di migranti residenti senza reddito e lavoro. – 4) “Prima il commercio”: sostegno ad attività commerciali in centro e nei quartieri; incentivazione dell’attrattività turistica di tutta la città; abolizione della ztl il sabato e creazione di nuovi parcheggi. – 5) “Prima il lavoro”: riduzione delle tasse (Tares, Tosap, Imu, Irpef); lotta senza quartiere ad ogni tipo d abusivismo e racket; stop al sostegno di circoli senza attività di promozione sociale.

“Bitonci è il miglior sindaco possibile per Padova” ha dichiarato Salvini, illustrando  alla stampa che, in ogni caso, Bitonci avrebbe presentato la sua candidatura con la lista Lega Nord e due civiche di supporto, con l’auspicio di far convergere sul suo nome  tutti gli altri partiti del centrodestra. Salvini ha anche annunciato la prossima iniziativa del Carroccio in Veneto con la raccolta di firme presso 500 gazebo in tutti i comuni per sostenere l’indipendenza della regione.

Nel frattempo gruppi di attivisti dei centri sociali costringevano le forze dell’ordine a bloccare il centro cittadino per garantire l’incolumità dei presenti ed assaltavano la sede della sezione cittadina leghista di Padova, rovesciando immondizia all’ingresso e imbrattando i muri. La situazione in realtà era stata precedentemente resa incandescente sia dalla dura polemica dei leghisti contro il ministro Kyenge, sia dal patto elettorale tra Lega Nord e Front National di Marine Le Pen.

Nell’incontro nella sede del partito con i dirigenti veneti della Lega Nord (tra cui anche Flavio Tosi – segretario regionale della Lega Veneta e sindaco di Verona e Luca Zaia –    governatore del Veneto), si è discusso sulla strategia da adottare, con i congressi provinciali annunciati per febbraio e la doppia tornata elettorale di maggio, che vede insieme elezioni comunali ed elezioni europee. Incuriosisce infatti comprendere se la Lega avrà la capacità di risollevarsi e ritrovare i consensi di un tempo. Oggi si ipotizza la possibilità di raccogliere tra il 3,5 e il 5,5 sul piano nazionale, ma mentre al momento il Carroccio in Europa può contare su ben sette eurodeputati, se alle Europee non raggiungerà almeno il 4% si ritroverà a non avere nemmeno un’ eurodeputata.

                                                                                                                                 *** *** ***                

Va altresì considerato che Matteo Salvini è stato eletto solo recentemente segretario della Lega da un apposito Congresso (anche sei giornali e televisioni, tutti concentrati su Matteo Renzi, paiono non essersene accorti). Il Veneto lo ha appoggiato piena-mente e per questo il segretario ha sempre apprezzato il lavoro e l’organizzazione dell’attività politica sul territorio, nonché le iniziative ad effetto. Non lo appassionano affatto, invece, le possibili derive demagogiche, non essendo risposte concrete ai problemi più urgenti come l’occupazione. E, mentre il segretario veneto Tosi sembrava  aver adottato da qualche tempo a questa parte una politica più moderata, rifacendosi semmai ala Cdu tedesca, si è invece preferito puntare sulla pericolosa alleanza con Le Pen.

Da parte loro i fedeli di Bossi non paiono essersi ancora schierati, anche se Salvini a più riprese ha rispolverato le vecchie parole d’ordine bossiane. E tuttavia si ricorda ancora l’inimicizia del “senatur” con quelli che allora chiamava “fascisti” e che in Francia si identificavano con Le Pen padre, col quale non a caso egli non aveva mai voluto avere rapporti di alcun genere, malgrado i successi mietuti a più riprese dal Front  National.

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Né trova tutti d’accordo lo scontro perenne con il ministro Kyenge, che vede allineato lo stesso Tosi con la segreteria e con il governatore Zaia, per contestare Cecile Kyenge che sembra essere in perenne tournée, senza però concretizzare nulla di serio od importante. D’altro canto una continua tattica aggressiva per porre sempre sotto i riflettori il ministro dell’immigrazione sembra loro essere alla fine controproducente. Infatti non mancano nel Carroccio da risolvere questioni prettamente italiane, o padane che dir si voglia. A partire dal referendum per l’indipendenza e dai rapporti tutti interni alla Lega tra maggioranza e minoranza, anche alla luce dei moltissimi provvedimenti disciplinari che hanno interessato il partito negli ultimi tempi.

Ultima, in ordine di tempo (ma non certo d’importanza), la questione delle candi- dature e delle alleanze in vista delle comunali, tra cui Padova ove la sfida appare  molto importante. Qui la Lega ha annunciato la candidatura a sindaco di Bitonci, ex sindaco di Cittadella e capogruppo al Senato per la Lega Nord e nello stesso giorno Tosi presentava all’Hotel Crown Plaza la sua fondazione e il progetto basato su liste civiche, mentre nel contempo si intrattenevano rapporti con il Nuovo Centrodestra di Barbara Degani e con Fratelli d’Italia.

L’impressione dall’esterno tuttavia è che il Carroccio sia fortemente tentato da derive di estrema destra; l’intesa Le Pen-Salvini ha infatti spaccato la Lega e, mentre Zaia e Tosi tacciono, Covre prende le distanze dal Front National.

Altri esponenti leghisti, come Bitonci, Caner, Marcato e Gobbo danno tuttavia la loro approvazione alla nuova alleanza, anche se per il momento i grandi nomi della Lega in Veneto non si sono ancora schierati. Flavio Tosi e Luca Zaia non parlano sul cosiddetto patto di ferro stretto per le Europee del 25 maggio tra il segretario federale della Lega e il leader del Front National francese.

Piace invece a Massimo Bitonci questa nuova svolta della Lega di Salvini e, nel frattempo, se la prende anche lui con la Kyenge, affermando che la sua scelta come ministro era dovuta non alla sua eventuale capacità, ma al suo colore, il che sarebbe  gravissimo, dato che un ministro andrebbe scelto per la bravura dimostrata. Passando infine ad esaminare il disegno di legge sulle pene alternative, contenente la cancellazione del reato di immigrazione clandestina, Bitonci plaude all’alleanza con Le Pen affermando che i temi trattati dal Front National in Francia sono identici a quelli della Lega in Italia. Ma, mentre la Lega è un partito autonomista ed il raggruppamento di Le Pen è ultranazionalista, tuttavia  esiste una comunanza di vedute su moltissimi obiettivi.

Anche Federico Caner, capogruppo dei leghisti a Palazzo Ferro-Fini, plaude all’intesa Salvini-Le Pen, pur specificando che questo accordo non significherà per la Lega una svolta a destra… Infatti la Lega e il Front National, pur nella loro diversità, sono assimilabili per un comune euroscetticismo e per una comune avversione contro l’Europa dei tecnocrati. Entrambi sono fieri avversari dello “ius soli”, chiedono maggiore sicurezza per la cittadinanza che l’immigrazione indiscriminata mette sempre più a rischio ogni giorno.  E così, se il Front National si dichiara allarmato per l’apertura totale delle frontiere, Mara Bizzotto, eurodeputata di Bassano, auspica l’introduzione di quote che limitino l’ingresso dei nuovi immigrati comunitari nel mercato del lavoro italiano oltre a regole più severe per l’accesso al welfare. Favorevole all’accordo con Marine Le Pen anche Gian Paolo Gobbo, ex sindaco di Treviso, il quale specifica che per la Lega l’alleanza con il Front National è puramente tecnica e plaude al nuovo segretario Salvini, che sta puntando ad un ritorno del partito alle proprie origini.

A favore dell’intesa si schiera anche Roberto Marcato, vice presidente della Provincia padovana, sostenendo come Marina Le Pen sia certamente diversa dal padre …. il che, detto da un uomo che si professa di estrazione antifascista e dichiara che non dialogherebbe mai con fascisti, è tutto dire. Secondo Marcato, infatti, i due partiti sono accumunati dall’ euroscetticismo e dai temi della sicurezza.  Del tutto contrario è invece Giuseppe (Bepi) Covre, il quale afferma che, come lui, molti esponenti della Lega sono preoccupati della supposta svolta del Carroccio, in quanto nonostante i punti di contatto con il Front National, non si può affermare che la Lega sia pregiudizialmente  razzista.

Va rilevato inoltre che nel Consiglio regionale del Veneto si starebbe costituendo un nuovo gruppo misto, formato da ex leghisti in rotta di collisione con la nuova dirigenza del Carroccio di Tosi e Salvini. Tale gruppo sarebbe capitanato da Santino Bozza (bossiano di ferro – già espulso dalla Lega) e contare su alcune probabili adesioni illustri come quelle di Giovanni Furlanetto, Vittorino Cenci e Sandro Sandri. Per legge un gruppo deve essere formato da ameno 4 consiglieri e se ciò avvenisse le conseguenze non tarderebbero a farsi sentire sula stessa stabilità della maggioranza della Giunta di Luca Zaia, appoggiata da Pdl-Ncd, Lega Nord e Forza Italia. Se Furlanetto, attualmente assai incerto, abbandonasse la maggioranza, verrebbe a crearsi una situazione del tutto nuova, costringendo la maggioranza a contarsi di volta in volta per evitare una spaccatura del Consiglio, con  30 consiglieri da una parte e 30 dall’altra …. E ciò costituirebbe un ostacolo quasi impossibile da superare e condurrebbe a rilevanti rischi di impasse.