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Fisco “Amico” ….. ?

O.D.C.E.C. – La Redazione inizia ad attivare in questa sezione, con una lettera trasmessa da un nostro Collega, uno “speciale  SPORTELLO RECLAMI” nei confronti delle Istituzioni ……… Non desideriamo fare guerre sante  o indire crociate, ma segnalare tutte le disfunzioni che, con solo un po’ di “buon senso” e spirito di collaborazione, potrebbero essere rimosse.

Iniziamo con il pubblicare una lettera, pervenutaci da parte di un professionista, che ci segnala il comportamento degli Uffici Territoriali dell’Agenzia delle Entrate.

Egr. dott…………….. [OMISSIS],

Le scrivo la presente a titolo personale esclusivamente per rappresentarLe alcuni fatti ed accadimenti che sarà, poi, libero di giudicare, ma anche per esprimerle liberamente alcune mie considerazioni. La prego, quindi, di considerare la presente unicamente come una conversazione di carattere personale tra un dirigente dell’Agenzia delle Entrate ed un professionista che con essa abitualmente si interfaccia.

 In data 3 settembre 2013 i vostri uffici emettevano nei confronti della Sig.ra………….. [OMISSIS], mia assistita, l’avviso di liquidazione in oggetto, per un ammontare complessivo di €. 9.756,64. Appena acquisita copia dello stesso ho cercato (invano) di verificarne la fondatezza e l’esattezza; ho, così, ritenuto opportuno contattare direttamente il funzionario responsabile del provvedimento per chiedere i necessari chiarimenti sulla metodologia di determinazione della base imponibile, visto che non era chiaramente espressa nell’avviso di liquidazione.

Mi sono trovato ad interfacciarmi con un personale estremamente maldisposto, maleducato, e non adeguatamente preparato sulla materia, che mi ha detto che non era tenuto a darmi alcun chiarimento sulla metodologia applicata per la determinazione delle imposte liquidate al contribuente, nonostante il fatto che mi fossi identificato come dottore commercialista incaricato dalla contribuente e che essendo di base a Roma mi sarebbe riuscito molto difficile e dispendioso recarmi personalmente presso i vostri uffici, e che mi ha sgarbatamente invitato a presentare un’istanza di autotutela scritta. Mi è stato, inoltre, riferito che veniva tassato un provvedimento del tribunale che aveva ad oggetto una divisione. Ho cercato a quel punto, ma inutilmente, di spiegare ai miei interlocutori, dapprima la Sig.ra ……[OMISSIS], e poi la Sig.ra ……. [OMISSIS], che non si trattava assolutamente di una divisione, invitandole entrambe ad approfondire la questione analizzando anche la dichiarazione di successione anteriore al provvedimento del giudice ed alla rilettura di quest’ultimo sulla base di questa, in maniera tale da poter riesaminare l’avviso emesso. Mi è stato risposto che non era loro compito.

Sono stato, inoltre, costretto a presentare un’istanza ai sensi della L. 241/90 sulla trasparenza della pubblica amministrazione unicamente per avere il dettaglio analitico di determinazione dell’imposte liquidate, e poter così avere gli strumenti per presentare un’adeguata e motivata istanza di autotutela.

Oggi sono riuscito finalmente a presentare a mezzo pec l’istanza di autotutela, un documento di 13 pagine, in cui sono stato costretto a ricostruire i fatti e tutta una serie di questioni giuridiche, accompagnato da ben otto allegati.

Dalla mia istanza di autotutela emerge chiaramente che non sussiste il presupposto impositivo e che l’Agenzia ha commesso un chiaro errore dovuto a superficialità nell’analisi della questione.

Tale superficialità ha creato finora un grosso stress emotivo alla mia assistita, ed ha costretto me ed il figlio della stessa, che di professione fa l’avvocato, a sottrarre diverse ore del nostro lavoro a questioni ben più serie ed importanti per dedicarle a questa.

Ora mi preme rappresentarLe, che la Sig.ra ……… [OMISSIS], donna di grande rigore morale, che oggi ha ben sessantasette anni, che ha dedicato la sua vita a svolgere l’onorabile professione di insegnante nelle scuole elementari, attualmente in pensione, madre di tre figli, anche essi di grandi valori e rigore morale, vive della sua pensione e di quella del marito, più anziano di lei, e che di certo non è persona abbiente, è tuttora molto scossa per questa vicenda. Essa ha avuto l’unica fortuna di ricevere l’assistenza professionale gratuita mia e del figlio, mio amico fraterno e avvocato di grande prestigio accademico qui a Roma.

Ora quello che, con sommo rammarico, mi chiedo è cosa sarebbe accaduto se la Sig.ra….. [OMISSIS] non avesse avuto a disposizione la nostra assistenza pro-bono, se ad esempio essa fosse stata una Sig.ra Carmela qualunque senza alcuno a cui rivolgersi? Bene, glielo dico io, essa sarebbe stata costretta a pagare l’avviso di liquidazione in oggetto. Anzi, non avendo le disponibilità economiche, se lo sarebbe visto iscrivere a ruolo con maggior aggravio in termini di interessi e sanzioni. Probabilmente l’ente di riscossione le avrebbe iscritto l’ipoteca sulla casa con tutte le conseguenze del caso.

Poi ci chiediamo perché la gente si suicida in questo Paese per i debiti verso il fisco.

Molto spesso nella mia carriera professionale, insieme ad altri professionisti per bene come me, mi sono trovato a dover assistere e difendere pro-bono, delle povere persone vittime delle ingiustizie sociali, ma ho la consapevolezza che non tutte queste persone hanno la fortuna di incontrare qualcuno che si offra di aiutarli gratuitamente unicamente per un senso kantiano del dovere. Sono tantissimi i casi di donne, uomini ed imprese che ho visto travolti e rovinati dalla pesante ed inefficiente macchina della pubblica amministrazione, e non ho mai visto alcuno pagare per le proprie responsabilità oggettive.

Ora noi potremmo anche avere torto in questa vicenda, ma trovo veramente immorale che il destino di tante donne e di tanti uomini in questo Paese sia rimesso nelle mani di persone che si permettono di adottare atteggiamenti superficiali nell’esercizio delle proprie funzioni, soprattutto se esse sono funzioni pubbliche, e di non fornire informazioni necessarie all’esercizio del diritto alla difesa.

Sono cresciuto come uomo libero, di buon costume e tollerante, ma anche alla tolleranza delle persone c’è pur sempre un limite, e trovo che sarebbe nell’interesse comune punire adeguatamente condotte scorrette ed irrispettose, cosìcché esse non abbiano più a ripetersi.

Il nostro Paese sta affrontando un periodo storico molto turbolento e moltissimi sono i cittadini in serie difficoltà economiche e psicologiche, molti convivono con fortissime tensioni e stress, e vicende come questa rischiano di creare danni molto più seri di un semplice danno economico.

Mi auguro che storie come questa non abbiano a ripetersi e che nel futuro i vostri uffici si dimostrino più rispettosi verso i cittadini e meno superficiali nel loro operato.

ScrivendoLe questa lettera, che spero sia per Lei uno spunto di riflessione e di confronto, e nel fornire il mio aiuto pro bono alla Sig.ra ……[OMISSIS], penso, forte infantilmente, di avere fornito il mio piccolo contributo a cercare di migliorare la società in cui viviamo, e sono certo che dopo questa lettura anche lei vorrà contribuire a migliorare le cose.

Le sono veramente molto grato per avere dedicato parte del suo tempo a questa lettura e colgo l’occasione per porgerLe i miei più rispettosi saluti.

 

Massimiliano Aprea

dottore commercialista e revisore legale dei conti