La crisi non è per noi….Cit. I beni di lusso
La crisi non è per noi….Cit. I beni di lusso
Esattamente, i beni di lusso non conoscono crisi economica. Ma cosa sono oggi i beni di lusso? I beni di lusso non sono più quell’insieme di quei beni o servizi che vengono venduti ad un prezzo molto elevato: il mondo del luxury si è trasformato in un mercato più accessibile, i cui beni e servizi sono richiesti con frequenza crescente in quanto soddisfano bisogni legati al benessere ed alla qualità della vita.
Uno studio Frontier Economics presentato a Bruxelles rivela, “l’importanza del settore del lusso europeo come un fattore chiave per i posti di lavoro e la competitività”. Lo studio è stato commissionato da ECCIA, l’Alleanza europea per industrie culturali e creative, composto dalle cinque maggiori associazioni europee attive nel settore lusso, che “si basa sulla cultura, l’artigianato e la creatività”. Questo settore ha dei numeri da record: la produzione totale supera i 440 miliardi, e rappresenta il 3% del Pil europeo. Ovviamente non va tralasciato il dato fondamentale,relativo all’utilizzo delle risorse lavoro. Questo settore impiega circa un milione di lavoratori direttamente, e almeno altri 500.000 indirettamente. I marchi di lusso europei rappresentano oltre il 70% del mercato mondiale del lusso. Il settore esporta il 60% della sua produzione, che rappresenta oltre il 10% di tutte le esportazioni dall’Europa. I produttori vantano il fatto che il settore ha registrato una crescita a due cifre negli ultimi due anni e che potrebbe continuare a farlo, al ritmo di qausi il 10% annuo. Le cause possono essere sintentizzate in due linee guida: la prima, espansione dei paesi BRIC; la seconda, il crescente ruolo sociale dei produttori di articoli di lusso nei paesi in via di sviluppo. Il cliente ha rinunciato a determinati acquisti ma non ha necessariamente risparmiato sugli articoli di lusso. In altre parole: al mattino shopping al discount e la sera sfoggia abiti di grandi stitisti.
A questo punto, però, è bene soffermarci un momento sui paesi BRIC, l’acronimo BRIC identifica 4 Paesi con alti tassi di crescita (Brasile, Russia, India e Cina). Secondo le stime fatte da G&S, questi Paesi sono destinati a diventare, entro il 2050, economie dominanti (non a caso hanno recentemente ottenuto maggiori percentuali di voto, a discapito dei Paesi industrializzati, nel sistema di votazione del Fondo Monetario Internazionale). Ma questa è tutta un’altra storia.
Torniamo al mercato dei beni di lusso. Il cliente tipico di questo settore esige qualità, originalità e una brand history. Alcuni articoli di lusso posseggono quindi la rara caratteristica di una elasticità positiva del prezzo: più questo è alto, maggiore sarà la richiesta. Spesso non c’è alcuna correlazione tra il costo di un articolo di lusso ed il suo prezzo finale. Se la plastica è di moda, è possibile che sia addirittura più costosa della pelle. La sfida principale nell’industria dei beni di lusso è quella di far fronte ad un’incalzante globalizzazione nel settore. Le strategie di pricing internazionale dovranno seguire i seguenti obiettivi:
- Massimizzare l’estrazione del valore ma limitare le opportunità di arbitraggio (importazioni parallele) e limitare la complessità della gestione del prezzo;
- Ipotizzare un corretto effetto tassazione/rimborso;
- Trovare una valida giustificazione nella diversità nella parità tra potere d’acquisto e le oscillazioni dei tassi di cambio.
Il settore dei beni di lusso è di fondamentale importanza per la prosperità dell’Europa, e per la propria crescita. Essendo l’Europa alla ricerca costante di una via d’uscita dalla crisi economica, in cui si ritrova, perché non ipotizzare proprio il Mercato dei Beni di lusso come quella soluzione, la soluzione ideale in ambito di crescita sostenibile, fondata su valori europei di cultura e artigianato.
Quindi sorge naturale la considerazione/quesito: accezione positiva intesa come aumento di forza denaro e forza lavoro o accezione negativa, guadagna sempre la stessa “nicchia di mercato”?
Rosanna Marisei