Fosse Ardeatine e pesanti interrogativi
CENERE SULLA MEMORIA
Non si trova un luogo per la sepoltura degli attentatori
IL nostro Paese, alla faccia di tutte le urgenze drammatiche e delle sgradevoli risatine dei responsabili dell’Unione Europea, continua imperterrito a celebrare, ahimè parzialmente, persone e fatti ancora avvolti in una nube di pesanti interrogativi: molti quotidiani si sono fatti portavoce delle legittima richiesta della figlia di Rosario Bentivegna e Carla Capponi, medaglie d’argento e d’oro al valor militare, deceduti tempo addietro, di poter inumare degnamente le urne dei genitori. La richiesta è coincisa con il settantesimo anniversario della strage delle Fosse Ardeatine, massacro compiuto dalle forze d’occupazione tedesche quale rappresaglia per l’azione gappista di via Rasella; la commemorazione ufficiale delle 335 vittime si è conclusa con la lunga, tristissima lettura dei nomi dei caduti, senza ricordare, peraltro anche in tutte le altre cerimonie, le cinque vittime di un attentato senza eroismi, casuali passanti del giorno sbagliato. Tra i morti dimenticati anche un bambino, fatto a pezzi dall’ordigno occultato in un carretto della nettezza urbana: cinque assassinati senza una motivazione, se non quella di scatenare la rappresaglia nazista e forse, chissà, con l’obiettivo di sbattere al muro i numerosi ufficiali del Comando militare clandestino rinchiusi a via Tasso ed a Regina Coeli, secondo la prassi comunista tesa alla eliminazione fisica dei potenziali avversari.
E’ doveroso procedere alla sistemazione delle urne cinerarie di Bentivegna e Capponi, un dovere di civiltà prima ancora che religioso, sia però compiuto lontano dal sacrario delle Ardeatine, a non esacerbare ancor di più gli animi di quei pochi famigliari sopravvissuti,e, possibilmente senza i labari dei decorati al valor militare, perché l’onore di tutte le Medaglie d’Oro e d’Argento non venga intaccato.
Alessandro Benini