Effemeride: José Giovanni
Il 24 aprile 2005 morì a Losanna lo scrittore, regista e sceneggiatore dalla vita a dir poco avventurosa, José Giovanni.
Francese dalle origni corse finì naturalizzato cittadino della tranquilla Svizzera.
Era nato a Parigi nel 1923, frequentato ottime scuole e, conclusi gli studi superiori, si era però adattato a fare i mestieri più diparati e strampalati: minatore, macellaio, albergatore a Chamonix e molti altri. Con queste premesse sarebbe stato difficile ipotizzare ciò che gli riservò poi la vita.
Punto di svolta fu la guerra. Dopo l’armistizio franco-tedesco del 1940 si trovò nella Zona Sud, quella libera del Governo di Philippe Pétain, ambiente che ben si confaceva alle sue idee politiche giovanili.
Lo Stato della Révolution Nationale, conservatore e reazionario ebbe comunque delle componenti di modernizzazione e di mobilitazione tipiche dei regimi fascisti dell’epoca. Tra queste anche l’impegno della gioventù per valorizzare politicamente le energie della quale fu creata una struttura ad hoc, i Chantiers de la Jeunesse.
Nei Chantiers, José Giovanni (continuiamo a chiamarlo così, con il nome d’arte che lo renderà famoso, ma il suo vero nome era Joseph Damiani) entrò con entusiasmo ed essendo un buon rocciatore, freqenetatore assiduo di montagne, divenne presto dirigente della Jeunesse et Montagne (la Sezione alpinistica dei Chantiers); lavorò quindi assieme a René Desmaison, altro personaggio destinato a diventare famoso, il più noto alpinista francese, l’equivalente del nostro Walter Bonatti.
La Sezione Jeunesse et Montagne era divisa in sottosezioni che si occupavano di un po’ di tutto, dalla costruzione di rifugi di montagna alla cura dei sentieri, dai corsi roccia allo sci, ai cori alpini e alle sculture nel legno. Tutte attività nelle quali Giovanni eccelleva.
Nel 1944 passò dalla Francia di Vichy a quella occupata, stabilendosi a Parigi e lì lo colse il tracollo tedesco e della Collaborazione nell’agosto 1944.
Nella Parigi delle vendette e dell’épuration (decine di migliaia furono gli uccisi secondo le dichiarazioni succesive del Governo francese), dovette scegliere la strada della clandestinità per sfuggire alla giustizia sommaria; come tanti altri militanti “fascisti” per sopravvivere dovette mescolarsi alla malavita parigina dove i confini politici erano molto labili e anche i regolamenti di conti tra partigiani erano all’ordine del giorno. Giovanni ebbe a che fare con un criminale membro della Resistenza, Abel Danos, il quale nel corso di una rapina uccise tre persone e finì poi fucilato.
Catturato anch’egli nel 1945 nonostante non avesse alcun rapporto con l’episodio, l’anno successivo riuscì ad evadere.
Catturato nuovamente, fu addirittura condannato a morte nel 1948.
Riuscì a sfuggire alla ghigliottina ma non al carcere dal quale uscì solo nel 1956 in seguito ad un provvedimento di clemenza del Presidente della Repubblica e nonostante un suo nuovo tentativo di fuga assieme ad altri detenuti; episodio che fu molto importante per la sua vita successiva, nei panni di intellettuale.
Il suo avvocato difensore, Stephen Hecquet, lo segnalò allo scrittore Roger Nimier, membro di quella corrente di giovani intellettuali parigini di destra che è nota con il nome degli “hussard”, gli ussari (dal titolo del suo romanzo “Le Hussard bleu”; Nimier morirà ad appena 37 anni assieme ad un’altra scrittrice, in un incidente automobilistico nel 1962).
Nimier che lavorava allora per l’editore Gallimard, assieme ad un altro scrittore della stessa corrente letteraria, Antoine Blondin e ad Albert Camus, riuscì a far pubblicare il primo romanzo di José Giovanni, “Le trou” (il buco), racconto autobiografico sulla sua seconda mancata evasione. Romanzo che ebbe subito un gran successo e nel 1960 fu portato sullo schermo dal regista Jacques Becker con lo stesso titolo (tra i protagonisti una giovanissima Catherine Spaak).
Al successo di romanzo e film seguirono altri romanzi di Giovanni e altrettanti film che lo videro in veste di regista, sceneggiatore o attore. Gli attori José Giovanni li scelse sempre nello stesso “giro” delle simpatie, se non addirittura delle militanze, nella destra intellettuale anticonformista francese: Philippe Leroy, Alain Delon, Jean-Paul Belmondo, Lino Ventura….
Filo conduttore dei lavori di Giovanni, – uomo che si auto-definiva provocatoriamente “révolutionnaire de droite” – fu sempre uno stile, un modo d’essere che sottolineava nei suoi personaggi, motivati da ragioni estetiche ed etiche: disprezzo per la morale borghese, esaltazione del codice d’onore, fedeltà, coraggio, senso della comunità….
Nello stesso 1960, anno dell’uscita del film “Le trou”, anche il regista Claude Sautet si cimentò nella versione cinematografica di un altro romanzo di Giovanni: “Classe tous risques” (“Asfalto che scotta”, il titolo della versione italiana).
Il successo si aggiunse al successo. Giovanni, divenuto ormai, dopo gli inizi come romanziere, anche come attore e sceneggiatore, si lanciò nella regia: “Il clan dei marsigliesi”, “Due contro la città”, “La donna per una notte”, “Ultimo domicilio conosciuto”, “Lo zingaro”, ….. in tutto una ventina, più o meno quanti i suoi romanzi.
Suoi attori preferiti, sempre gli stessi, in ruoli che contribuirono a rendere famosi anche alcuni di loro: Robert Hossein, Jean Gabin, Claudia Cardinale, Annie Girardot, Michel Constantin, il cantante Michel Sardou, Carla Gravina…..
Nel 2002 uscirono da Fayard le sue memore: “Mes grande gueles”.
(Nella foto José Giovanni e Alain Delon sul set de “Lo zingaro”)