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Così Renzi ha trionfato all’Europee

La Paura e la Speranza: così Renzi ha trionfato all’Europee

Il risultato storico ottenuto dal PD, o meglio da Matteo Renzi, alle elezioni europee ha lasciato sbalorditi gli osservatori eppure, a ben guardare, un risultato simile sarebbe dovuto essere messo in conto considerando la situazione assolutamente anomala del quadro politico italiano.
Nelle scorse elezioni politiche, infatti, il duopolio ventennale dei poli di Centrodestra e Centrosinistra era stato stravolto dall’arrivo in scena di due nuove forze , non riconducibili ai due poli maggiori, ossia M5S e Lista Civica di Mario Monti, che avevano ottenuto rispettivamente il 25,5% e il 10%.
Il boom dei “grillini” era avvenuto in un contesto in cui ancora il dibattito pubblico ruotava sulla vecchia contrapposizione destra-sinistra mentre il successo, limitato, di Scelta Civicai era figlio del ruolo di primissimo piano che il Professore bocconiano aveva ottenuto nel governo e all’appoggio bipartisan e acritico che stampa, tv e partiti politici davano a Mario Monti.
In questo anno e mezzo però molte cose sono cambiate.
Forza Italia e Silvio Berlusconi, infatti, si sono trovati in una situazione che definire drammatica sarebbe un eufemismo. Con il leader carismatico, ormai ottantenne, espulso dal parlamento, condannato e ai servizi sociali, il partito spaccato e gli altri fondatori latitanti o arrestati, in qualsiasi altro Paese il 16% ottenuto da F.I. sarebbe stato assolutamente impensabile.
Le macerie del PDL hanno però modificato profondamente il dibattito politico che è passato dal “o Berlusoni o Bersani” al “o Renzi o Grillo”, in quanto nessuno pensava che esistessero altre forze politiche in grado di ottenere numeri paragonabili a quelli di PD e M5S.
Il M5S si è pesentato a queste elezioni in condizioni difficili, seppur non proibitive come è stato per F.I.
Da un lato la stampa, che prima ignorava o minimizzava la crescita tumultuosa dei “grillini” si è lanciata, sostanzialmente senza eccezioni, in un attacco continuo e martellante, denunciando con tutta la sua potenza di fuoco il “pericolo grillo”, dall’altro nel Partito Democratico l’avvento di Renzi, applaudito e osannato dai media e sostanzialmente ben visto anche dai partiti di opposizione che con lui hanno flirtato, ha consentito ai dem di presentarsi con una faccia nuova, giovane e seduttiva, e sostanzialmente “vergine”, capace di intercettare il voto dei moderati che mai avrebbero votato per un D’alema o un Bersani.
La paura per gli sfaceli in caso di una vittoria di Grillo, che tutti davano per possibile se non probabile, evocata da tutti i media e da tutte le forze politiche ha funzionato da catalizzatore su Renzi sia dei voti dei moderati , orfani del PDL di governo, che nelle ultime elezioni si erano rivolti al partito di Monti, sia degli elettori di sinistra, poco amanti dell’ex sindaco di Firenze, che in passato si erano recati alle urne per evitare la vittoria di Berlusconi e che in questo caso sono andati alle urne per scongiurare l’arrivo al potere dell’Uomo Nero di Genova.
Se infatti sommiamo al 26% di voti presi dal PD nelle elezioni politiche, il 10% di voti dell’ormai dissolto partito di Mario Monti arriviamo al 36%, sottraendo qualcosa a Forza Italia,( grazie alle somiglianze palesi tra Renzi e Berlusconi), e al M5S, il cui successo era stato determinato anche dal desiderio generico e indifferenziato di “facce nuove” arriviamo a spiegare il clamoroso 40% ottenuto dal PD.
Renzi in sostanza ha vinto, o meglio trionfato, in quello che nei fatti è stato un referendum tra moderati e rivoluzionari. I moderati, coloro che non vogliono rotture con l’Europa, che temono cambiamenti repentini e che, nonostante la crisi, hanno conservato un tenore di vita sufficientemente buono si sono buttati a pesce sul volto nuovo di Renzi, sull’ennesimo “salvatore” che prometteva stabilità e continuità, rassicurante e in grado di far sognare.
Il M5S invece complice come detto una ostilità fortissima e generalizzata di tutti i media e di tutte le altre forze politiche, più che far sognare ha spaventato, con toni bellicosi e proclami roboanti.
Si sa però che i sogni finiscono all’alba e la “luna di miele” di un Renzi che, al governo da soli 3 mesi, ha promesso mari e monti non è destinata a durare.
Se infatti non ci sarà un cambiamento radicale nelle politiche europee (e paradossalmente la vittoria nel resto d’Europa dei partiti populisti o antieuropei potrebbe agevolare un cambio di rotta di Bruxelles) l’economia continuerà a peggiorare e le enormi aspettative suscitate da Renzi gli si ritorcerebbero contro come un boomerang.
Il M5S, che oggi si conferma essere l’unica vera opposizione, avendo ottenuto, contro tutto e tutti, oltre il 20% dei voti, deve però cambiare marcia, maturare un nuovo linguaggio e iniziare a rivolgersi anche agli elettori moderati, avendo ormai la certezza che l’appoggio degli “incazzati” costituisce un patrimonio e uno zoccolo duro che nessuno sembra più in grado di scippargli.

 

Articolo tratto dal blog di Arnaldo Vitangeli https://arnaldovitangeli.wordpress.com/