dal Garante dei Detenuti del Lazio
Riportiamo quanto pubblicato su www.tusciaweb.eu, quotidiano online della Provincia di Viterbo. Trattasi di un caso atipico ed assurdo di mala-giustizia (ma, purtroppo, non isolato) ed evidenziato da un intervento di ANGIOLO MARRONI – nel suo ruolo di Garante dei detenuti del Lazio
Nella situazione di emergenza perenne che vivono le carcere italiane accade anche questo: che a un uomo di 54 anni con gravi problemi di salute, venga revocata la misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali per scontare, in carcere, un residuo di pena di sei mesi. Il 54enne, affetto da diabete, cardiopatia, ipertensione e crisi respiratorie, dal 2 agosto è tornato in una cella del carcere “Mammagialla” di Viterbo a causa di una ordinanza, non conosciuta né notificata, che ha revocato la misura alternativa della messa in prova ai servizi sociali, per scontare una pena residua di 6 mesi. Una decisione che arriva in un momento in cui il sovraffollamento sembra essere una delle emergenze più gravi del pianeta carcere italiano: basti pensare che, alla fine di luglio, le presenze nelle carceri italiane erano di 65.860 unità, contro una capienza regolamentare di 45.590. Nel Lazio, in particolare, i detenuti presenti erano 6.960 contro una capienza di 4.839.
“Casi come questo finiscono per mortificare sia l’umanità della pena per il detenuto, che il lavoro degli operatori sanitari, degli agenti di polizia penitenziaria e di tutti coloro che vivono e lavoro nel carcere alle prese, tutto l’anno, con le gravi lacune del sistema che, soprattutto nei mesi estivi, tendono ad acuirsi in maniera drammatica. Sarebbe il caso di individuare, per i casi come quello citato, con brevi fine pena e condizioni di salute precarie, soluzioni alternative al carcere nell’ottica di rendere più vivibile il carcere”.
Angiolo Marroni
Garante dei detenuti del Lazio
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