Società. ambiente e città
Società, ambiente e città verso… l’ interetnia _______________________________________ di Francesco Alessandria*
Le trasformazioni in atto – Come cambierà, l’Europa, nei prossimi decenni? La migrazione di masse dal sud del mondo sta cambiando il colore della pelle del Vecchio Continente e nello specifico nella nostra terra: come gestire questo mutamento contemplando oltre ai rischi naturali quelli relativi alla sicurezza sociale ed al disagio urbano?. Il continente meticcio che si sta formando sarà caratterizzato da una mescolanza di razze e genererà una diversa cultura sociale, che dovrà trovare accoglienza ed espressione nelle città attuali.
Le culture saranno molteplici e nuove e daranno vita ad un fenomeno già accaduto in passato e che in più occasioni hanno cambiato il volto del Vecchio Continente. Non è più un problema di numeri legato all’immigrazione extra comunitaria, comunque in costante rapida crescita, ma di un fenomeno che è definito migrazione e integrazione.
Si tratta dell’incessante movimento della popolazione del sud del mondo, povero, e in costante crescita demografica, verso il nord, ricco e con ritmi di crescita in calo e con invecchiamento progressivo. E’ prevedibile, che si assista ad un’europeizzazione delle nuove generazioni che tuttavia manterranno molti dei caratteri cultuali della propria tradizione.
Pertanto, il governo della città in questa delicata fase di trasformazione risulta eccezionalmente difficile. Ma è ancora più difficile se si considera che unitamente all’immigrazione bisogna gestire i rischi naturali e ambientali (terremoti, maremoti eruzioni, il depauperamento delle risorse, i rifiuti ecc.).
I rischi naturali e ambientali – In merito ai rischi naturali la letteratura evidenzia che l’attenzione deve essere focalizzata prevalentemente sui terremoti in quanto rappresentano la più gravosa delle calamità naturali che può colpire i centri abitati. E’ infatti il terremoto l’elemento che, nel tempo ha trasformato o indotto a ricostruire o rifondare le città colpite. Gli effetti, poi, risultano essere talmente rovinosi in quanto si aggiungono quelli di tipo indotto, ancora più disastrosi sia per le persone che per l’ambiente urbano e naturalistico. Si pensi, per esempio, al caso dei maremoti oppure ai grandi fenomeni franosi conseguenti all’alterazione degli equilibri geologici. Per quanto attiene ai rischi ambientali, generati quasi esclusivamente, dall’intervento dissennato dell’uomo, si è arrivati ad un punto tale da mettere in dubbio, sul lungo periodo, la sopravvivenza oltre che del pianeta anche del genere umano. I report sullo stato dell’ambiente e sulle cause del degrado evidenziano come il sistema economico e produttivo sia in rotta di collisione con i sistemi naturali e con i quali, comunque, bisogna misurarsi.
I Rischi sociali – I rischi sociali, in questo particolare momento storico, sono caratterizzati dal fenomeno dell’immigrazione e ad esso sono correlati altri fenomeni: l’assenza di reale regolamentazione dell’ingresso nel paese ospitante; la difficoltà di convivenza tra diverse etnie; il proliferare di svariate forme di terrorismo; l’inaccessibilità (fisica e psicologica); le complicazioni in caso di esodo; l’indecisionismo politico derivante dal rischio di perdere consenso, la devianza giovanile, il vulcano cinese ecc.
La città insicura – Da questo quadro si deduce che i rischi legati all’immigrazione generano forme di insicurezza; i rischi legati ai fenomeni naturali generano anch’essi insicurezza: il risultato è che la città diventa sempre più insicura.
La città sicura – Alla luce di quanto esposto, al fine di offrire un contributo nel perseguimento della “città sicura” si ritiene di dover affrontare parallelamente lo studio sistematico delle due famiglie di rischio: l’una legata ai fenomeni naturali e ambientali; l’altra connessa agli squilibri tra le diverse zone del territorio . L’obiettivo è tentare di verificare in che modo è possibile contemperarli nel governo della città. Risulta chiaro che per governare con successo è necessario conferire alla città quel livello di vivibilità tale da far percepire la condizione di sicurezza a tutti coloro che vi risiedono indipendentemente dalla razza, religione usi e costumi.
Tale processo sarà tanto veloce e indolore quanto i decisori si attrezzeranno per adeguare la città. Tali azioni presupporranno un’adeguata formazione di chi governa oggi ma, soprattutto di chi la governerà domani. Ai giovani, quindi, bisognerà fornire gli strumenti necessari a gestire questo mutamento che porterà, ad una società, probabilmente, meticcia ma ad una città multietnica e, speriamo, sicura.
*Architetto, Docente universitario di urbanistica
Membro dell’Istituto S. Benedetto per l’Europa