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NORVEGIA una “Vittoria” per l’EUROPA

Norvegia, vince il no a immigrazione e islamizzazione

by Max Ferrari

Vince la Norvegia dei Norvegesi, la Norvegia che si ribella all’immigrazione selvaggia e alla conseguente islamizzazione, vince la consapevolezza che se avesse trionfato la sinistra il paese sarebbe stato definitivamente stravolto. Con il 54% la coalizione di centrodestra affonda la sinistra radicale al governo dal 2005 e si prepara ad un governo guidato dalla conservatrice Erna Solberg affiancata dai nazionalisti del FRP il “Partito del Progresso” che da sempre denuncia la deriva immigrazionista e la strisciante islamizzazione della società. Vincono cuore e razionalità, ma la stampa europea non ci sta e ci racconta la favola nera di una Norvegia ricchissima ma egoista, un paese “incomprensibilmente” non affascinato dalla UE e una nazione cocciutamente ostile nei confronti delle “meraviglie” della multicultura.
La piccola tribù vichinga resiste ai diktat di Bruxelles e i massmedia rovesciano veleno ricordando che il folle Breivik simpatizzava per la destra oggi vittoriosa.
Un’accusa ingiusta ma pesante che ha danneggiato i nazionalisti del FRP e ha spostato alcuni voti sulla destra più moderata della futura premier, ma l’elettore nel complesso non si è lasciato gabbare e su tutto ha prevalso la consapevolezza che la Norvegia è a un bivio: negli anni ’90 su 5 milioni di abitanti si contavano 180.000 stranieri, ma con l’arrivo della sinistra la cifra è salita a 800.000 (16%) e ha ingenerato una serie di gravissimi problemi legati alla sicurezza e ai costi dei servizi sociali che vengono garantiti agli immigrati e tagliati agli autoctoni.
Senza contare il fatto che una parte della comunità musulmana, composta perlopiù da pakistani, somali, iracheni e afgani, si è distinta per la volontà di non integrarsi e che intere aree della capitale sono totalmente sfuggite al controllo della polizia e sono ormai uno stato a parte, tanto che gli islamisti hanno intimato al parlamento la creazione di un califfato autonomo nella zona di Oslo Est.
“Una Oslo che a causa della sinistra è ormai divisa in zone etniche-ha urlato in un suo famoso intervento il deputato nazionalista Christian Tybring-Gjedde- che ha denunciato lo stato di paura e quasi schiavitù in cui vivono gli “indigeni norvegesi” in alcuni quartieri dove la stragrande maggioranza della popolazione non è europea.
Ridotti al silenzio a casa propria come aveva pronosticato Carl I. Hagen, storico segretario del FRP che nel 1987 osò leggere quella che passò alla storia come la “lettera di Mustafà” in cui si preannunciava che un giorno le moschee avrebbero sostituito le chiese, che l’immigrazione avrebbe ridotto i norvegesi in minoranza e che presto la croce “infedele” che campeggia sulla bandiera nazionale sarebbe stata cancellata. Hagen disse che la lettera gli era stata recapitata, la sinistra disse che era frutto della sua fantasia: vera o falsa, la storia purtroppo ha stabilito che le paure e le denunce di Hagen erano fondate e non a caso il FRP che ha avuto buoni successi ovunque ha registrato una flessione a causa del cattivo risultato ad Oslo dove, come dice Siv Jensen, attuale leader del partito, il 25% della popolazione è di origine straniera e dove pakistani, somali e iracheni votano in massa per la sinistra a differenza degli immigrati europei e spesso asiatici che votano a destra e per lo stesso FRP.
Anche loro chiedono sicurezza e i nazionalisti hanno un programma chiarissimo: riduzione del 90% dei richiedenti di asilo che devono passare da 1000 a 100 al mese, espulsione di chi commette crimini puniti con oltre 3 mesi di prigione, espulsione di chi non ha un lavoro e rifiuta di accettare quelli proposti, innalzamento da 3 a sei anni per concedere il permesso di soggiorno illimitato, ridurre al massimo le cosiddette riunificazioni familiari e combattere l’islamizzazione della società anche con l’espulsione di quei genitori che obbligano le figlie a portare il velo a scuola. Il messaggio lanciato dal FRP a chi vuol rimanere è stato: “vivete come i norvegesi: parlate la nostra lingua, rispettate la nostra cultura, non commettete atti illegali, lavorate e non approfittate del nostro stato sociale costruito con i soldi e la fatica di tutti”. Al di là della questione sicurezza infatti c’è il lato economico: non basta abbassare le tasse, come vuole la destra, se poi il mantenimento fino alla pensione di un immigrato nullafacente e della sua famiglia, come ha scritto il giornale economico Finans Avisen, costa allo stato oltre un milione di euro. Anche questo significa pugnalare la Norvegia alle spalle come ha detto Christian Tybring-Gjedde, trionfalmente rieletto nella difficile Oslo. Lui ha osato dire che occorre limitare l’immigrazione specialmente dai paesi musulmani (come detto dai liberali danesi di Venstre), ha proposto dei limiti di età per evitare il fenomeno delle spose bambine in arrivo dall’estero a seguito di matrimoni combinati e ha spiegato che i finti perseguitati politici che a spese dei norvegesi tornano in vacanza nei paesi da cui raccontano di essere fuggiti, dovrebbero essere espulsi.
La sinistra naturalmente ha reagito con le peggiori accuse e la stampa europea ha fatto la grancassa, ma i norvegesi hanno deciso. Adesso Siv Jensen e i suoi dovranno convincere gli alleati conservatori e la candidata premier Erna Solberg a tradurre alcuni dei loro programmi in realtà, ma visto che è stata proprio la decisa Erna a volere al suo fianco la vichinga Siv e a sdoganare il FRP dopo 40 anni di isolamento non dovrebbero esserci grandi problemi.

Max Ferrari (La Padania dell’11 settembre 2013)

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