La giornata internazionale contro la violenza sulle donne:IL GIORNO DOPO
Lettera aperta su FB…
Comincio ad essere allergica alle “giornate internazionali”. Tutte, senza alcuna eccezione. Perché non esauriscono il discorso, perché spesso lo circoscrivono. Con ottime intenzioni, ne sono convinta. Ma rifuggo dalle definizioni e dalle iniziative “dovute”, perché proprio “non si può bucare la data”. Poi il giorno dopo, punto e a capo. Ho l’impressione, ma forse mi sbaglio, che a fianco delle azioni (lodevoli, davvero) delle istituzioni e delle associazioni, manchi all’appello la società civile, quella fatta di uomini e donne. Un’umanità silente, spesso indifferente, semplicemente impegnata in altro. Perché se la cosa non ti riguarda da vicino o non ti ha lambito o ferito personalmente, allora se ne può pure parlare per un giorno. Ma anche no. Donne vittime di violenza? Che tipo di violenza? Quella domestica, quella di genere, quella psicologica, quella fisica, quella sul posto di lavoro? Mi chiedo se ha ancora senso declinare la violenza: quella sui minori, quella sulle persone omosessuali, sugli handicappati fisici o mentali, sulle vittime della tratta e della prostituzione, quella sui rom, sui rifugiati e sugli immigrati. La violenza è violenza: punto. Chiunque ne sia oggetto. Da contrastare ogni giorno della nostra vita, ciascun* dalla propria postazione. Perché attiene, o dovrebbe, al nostro vivere in comunità, alla nostra capacità o meno di rifiutare abusi e ingiustizie a danno di noi stessi, delle persone che ci sono care e più in generale nei confronti di chi è più debole, di chi non ha la forza fisica o gli strumenti per difendersi, di chi soccombe al ricatto affettivo o semplicemente non è in grado di riconoscere i sintomi di una società che si è ammalata. Chi vede e fa finta di non vedere è complice e non meno responsabile di chi una violenza la commette. Chi sa e tace è colpevole di violenza, tanto quanto i violenti materiali. Poi, c’è anche chi è razzista, xenofobo, omofobo, misogino, antisemita: e qui il discorso si fa lungo. Occorre stipulare un nuovo patto di cittadinanza consapevole, soprattutto per le nuove generazioni di cittadine e cittadini, che dovranno imparare il senso e il valore della solidarietà ed essere immuni dalle “cattive sirene”, che intonano il loro canto nei periodi di crisi economica. Perchè non ci si sente meglio sfogando il proprio malessere sul capro espiatorio più a portata di mano. C’è bisogno di interventi, politici, sociali e culturali a 360 gradi. Tutti i giorni dell’anno. Da ieri.(C.Di Veroli)
Che poi uno si sveglia con la curiosità di sapere che giornata mondiale sia. È che ogni volta che non siamo in grado di gestire un problema sociale ci facciamo una giornata mondiale e, tutto apposto. (Elisabetta Scarpelli)