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“Air Tax”

Così continuando,  pagheremo anche l’aria da respirare 

Uno dei mantra continui, ripetuti fino alla noia da parte del primo ministro e dei suoi corifei nelle varie trasmissioni televisive, nei comunicati stampa, negli editoriali di direttori TV amici e negli articoli di giornalisti compiacenti è che questo Governo abbassa le tasse. Ad un esame superficiale potrebbe sembrare che effettivamente il bonus degli 80 euro (per la verità concesso solo alla fascia di reddito medio e non ai poveri) costituisca una diminuzione delle tasse, 

così come la ventilata abolizione della tassa sulla prima casa che si risolverà in un consistente, ingiustificato ed iniquo vantaggio per il possidente di una villa, in un modesto vantaggio per chi abbia una modesta abitazione ed in nulla, proprio in nessun vantaggio, per chi abita in affitto e che forse sarebbe l’unico a dover essere aiutato in quanto non proprietario di beni immobili.

Invece le cose stanno diversamente da come vengono illustrate e i grandi mezzi di informazione si guardano bene dal chiarire le magagne nascoste e gli aumenti surrettizi imposti a beni e servizi di largo consumo.

Prendiamo ad esempio la benzina. Il costo del petrolio da un picco di 143 dollari a barile è precipitato negli ultimi due anni a 47 dollari attuali. Chi non conosce i meccanismi delle componenti del prezzo della benzina  non comprende come mai la discesa del prezzo alla pompa non sia stato così sensibile. Basta considerare che il 36% del prezzo è costituito dalle accise, cioè tasse di scopo misteriose (come vedremo), il 22% dall’IVA (tassa che incide anche sulle accise, cioè tasse sulle tasse), il 3% va ai gestori degli impianti, il 9% ai petrolieri, il 7% è il costo di raffinazione e solo il 23% è il costo del prodotto greggio. Poiché il costo complessivo dell’uso dell’automobile incide sulle tasche del cittadino per quasi un terzo delle spese annue (ammortamento, assicurazione, manutenzione, bollo, benzina ecc.) un governo che avesse avuto veramente l’obiettivo di rimettere in moto l’economia del paese avrebbe ridotto le accise (vedi box ) che incidono per mezzo euro a litro.

Se ci spostiamo all’esame delle bollette elettriche, già sovraccariche di costi ed oneri aggiuntivi rispetto al prezzo dell’energia, ci accorgiamo che non solo non c’è stata diminuzione, ma che sono state incrementate di nascosto del 3,4%. E’ bene sapere che il costo totale della bolletta si compone per il 45,78% dal prezzo effettivo dell’elettricità; per il 17,58% dal costo dei servizi di rete; per il 23,34% da oneri generali e per il 13,40% da imposte. Poiché un buon 50% di energia elettrica è prodotta da combustione di idrocarburi sarebbe stato lecito aspettarsi una diminuzione delle bollette di almeno il 10%. E invece niente.

Renzi rivendica di fronte alle autorità europee l’autonomia impositiva e l’assoluta libertà di scelta dei beni su cui far gravare l’imposizione fiscale. Se tenesse veramente a questa indipendenza fiscale senza dover rispondere e dipendere dalle lobby dei produttori avrebbe fatto molto meglio a ridurre la tassazione sull’elettricità che riguarda non solo i proprietari di abitazioni ma equamente tutti i cittadini (seppure in modo proporzionale rispetto al tenore di vita) nonché tutto il settore produttivo industriale e artigianale la cui competitività è proprio frenata dal costo dell’energia.

Se poi avesse voluto veramente realizzare la svolta modernista sbandierata a chiacchiere, avrebbe imposto al distributore un abbattimento degli oneri generali dovuti ad una pessima organizzazione del sistema, ad un’antiquata modalità di fatturazione e di riscossione delle bollette ed a una ridondanza di dirigenti (o presunti tali) cui vengono elargiti bonus e premi di produttività anche se non sono protagonisti dell’introduzione di innovazione di rilievo o di miglioramento dell’efficienza. Come noto, il 27% circa dell’elettricità consumata viene autoprodotta da quanti abbiano installato i pannelli fotovoltaici ed altre apparecchiature di produzione di energia rinnovabile.

Fino all’anno scorso sul consumo di energia autoprodotta liberamente non bisognava pagare alcuna tassa. Il Governo Renzi, nel silenzio generale, con l’acquiescenza dei parlamentari che non sanno quello che fanno, e che sono solo abituati ad obbedire agli ordini di scuderia per non sgretolare il collante che li tiene attaccati alla poltrona, ha imposto un’ulteriore tassa a favore del distributore e a danno proprio di quelli che tendono a rendere il paese meno dipendente dagli idrocarburi e dalle importazioni di energia dall’estero.

Chi abbia un impianto fotovoltaico produce energia grazie al sole, che è gratuito e di tutti, per il proprio uso e consumo. Può darsi che l’utilizzazione sia inferiore alla quantità prodotta ed allora ecco che l’energia elettrica eccedentaria, proprio perché non utilizzata dal proprietario dell’impianto, viene ceduta alla rete di distribuzione e rimborsata dal GSE attraverso lo scambio sul posto. Ma lo stato ha ora cambiato le regole allo scopo di incassare più soldi che servono a mantenere i privilegi e gli sprechi di chi dice di agire per conto del popolo.

L’articolo 24 della legge n. 116 dell’11 agosto 2014, in violazione dello statuto del contribuente perché prevede un’applicazione retroattiva al 1 gennaio 2014, impone a qualsiasi utente produttore di energia elettrica di pagare gli oneri tariffari generali non solo per l’energia prelevata dalla rete, ma anche per quella autoprodotta con il proprio impianto e consumata. Cioè, mentre prima di questa legge gli oneri generali gravavano solo sull’energia acquistata, oggi incombono su tutta l’energia prodotta, anche se non consumata e ceduta alla rete che la rivende a prezzo pieno caricandovi sopra nuovamente gli stessi oneri per la seconda volta.

Gli oneri generali di sistema sono calcolati in base a questa tabella a scaglioni: da 1 kwh fino a 1800 kwh il costo unitario è di € 0,037712 per kwh; // da 1801 kwh fino a 2640 kwh il costo unitario è di € 0,056142 per kwh; // oltre i 2641 kwh il costo unitario è di € 0,080962 per kwh.

Facciamo un esempio pratico riferito a un normale impianto fotovoltaico di utenza domestica da 3 Kw con una produzione annua di circa 2.000 Kwh, per dimostrare come oggi con la nuova legge si imponga un sovraccarico di costo annuo individuale di circa 140 euro.  Poniamo che l’impianto produca 1.866 kwh all’anno e che il consumo familiare sia di un po’ più del doppio e cioè di 4.059 kwh con un prelievo dalla rete di 2.193 kwh (consumo totale 4.059 – quantità prodotta di 1.866 = quantità comprata dalla rete 2.193 kwh).

Prima della legge in questione, l’utente pagava gli oneri solo sull’energia prelevata dalla rete e consumata cioè solo su 2.193 kwh, secondo la seguente tabella: per i primi 1.800 kwh         x € 0,037712 a kwh = € 67,89 // per i successivi 393 kwh    x €0,056142  a kwh = € 22,07 per un totale di € 89,96.

Oggi l’utente paga gli oneri generali di sistema non solo sull’energia prelevata dalla rete, ma anche su quella auto prodotta e consumata, cioè su tutti i 4.059 kwh come da calcolo che segue: per i primi 1.800 Kwh  x € 0,037712 a kwh = € 67,89 // per i successivi 839 kwh    x € 0,056142 a kwh = € 47,10  // per gli ulteriori 1.419 kwh x € 0,080962 a kwh = € 114,89 per un totale di € 229,88.

L’aggravio di spesa per ogni famiglia è quindi di € 139,92 all’anno (cioè € 229,88 – € 89,96 già pagati con il vecchio sistema = €139,92 in più).

Poiché i nostri politici non vogliono fare una seria spending review, non vogliono rinunciare agli sprechi ed agli assurdi, anacronistici, immeritati privilegi, distribuiti a cascata anche a migliaia di famuli parassiti, si attaccano a tutto e tra poco metteranno la tassa anche sull’aria che respiriamo anche se è già intossicata dallo smog e dall’inquinamento.

                                                                                            Torquato CARDILLI

 

Quadro delle accise (tasse di scopo) imposte sulla benzina in 80 anni e mai tolte

#  lire 1,90 per la guerra di Etiopia del 1935  #  lire 14 per la crisi di Suez del 1956  #  lire 10 per il disastro del Vajont del 1963  #  lire 10 per l’alluvione di Firenze del 1966  #  lire 99 per il terremoto del Friuli del 1976  #  lire 75 per il terremoto dell’Irpinia del 1980  #  lire 205 per la missione militare di pace in Libano del 1983  #  lire 22 per la missione militare di pace in Bosnia del 1996

#  euro 0,020 per il rinnovo del contratto dei ferrotranvieri del 2004  #  euro 0,005 per l’acquisto di autobus ecologici del 2005  #  euro 0,005 per il terremoto dell’Aquila del 2009  #  euro 0,007 per finanziamenti alla cultura del 2010  #  euro 0,040 per far fronte agli immigrati a causa della crisi libica del 2011  #  euro 0,005 per l’alluvione in Liguria e Toscana del 2011  #  euro 0,082 per il decreto “salva Italia 2011  #  euro 0,020 per il terremoto in Emilia del 2012