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Alain De Benoist – Pensieri

UNA  ANALISI SU ALAIN DE BENOIST _________________ a cura di Maurizio BERGONZINI

Da più di trent’anni, Alain de Benoist porta metodicamente avanti un lavoro di analisi e riflessione nel campo delle idee. Scrittore, giornalista, saggista, conferenziere, filosofo, ha pubblicato più di 50 libri e più di 3000 articoli, oggi tradotti in una quindicina di lingue differenti.

I suoi campi privilegiati sono la filosofia politica e la storia delle idee, ma egli è altresì autore di numerosi lavori concernenti in particolare l’archeologia, le tradizioni popolari, la storia delle religioni o le scienze della vita. Indifferente alle mode ideologiche, Alain de Benoist rifiuta ogni forma di intolleranza e di estremismo e non coltiva nemmeno una qualsivoglia nostalgia “restaurazionista”. Quando critica la modernità, non lo fa in nome di un passato idealizzato, ma preoccupandosi anzitutto delle problematiche postmoderne. I cardini principali del suo pensiero sono quattro: 1) la critica congiunta dell’individuo-universalismo e del nazionalismo (o dell’etnocentrismo) in quanto categorie entrambe dipendenti dalla metafisica della soggettività; 2) la sistematica decostruzione della ragione mercantile, dell’assiomatica dell’interesse e delle molteplici influenze della Forma-Capitale, il cui dispiegamento planetario costituisce ai suoi occhi la principale minaccia che pesa oggi sul mondo; 3) la lotta in favore delle autonomie locali, legata alla difesa delle differenze e delle identità collettive; 4) una netta presa di posizione in favore di un federalismo integrale, fondato sul principio di sussidiarietà e la generalizzazione a partire dalla base delle pratiche della democrazia partecipativa.  >  mbergonzini@gmail.com  >   qui di seguito viene riportata una selezione di alcune osservazioni di Alain De Benoist con la citazione  dei suoi interventi o pubblicazioni, da cui sono state estratte.

> “L’essenza stessa del capitalismo globalizzato esige che esso distrugga tutto ciò che può fare da ostacolo all’espansione planetaria del mercato, a cominciare da qualsiasi forma di società tradizionale, e che nel contempo si imponga un tipo antropologico malleabile, acquisito ai soli valori mercantili, un consumatore che sarà tanto più docile quanto più sarà tagliato fuori da tutti i suoi punti di riferimento.”    >  “Oltre ad avere già una storia, lo slogan “né destra né sinistra” non vuol dire granché. “E destra e sinistra” è ben migliore. In un momento in cui questi concetti non servono più ad analizzare i nuovi spartiacque che si vanno costituendo si tratta di raccogliere idee giuste da dovunque provengano.”   (Diorama Letterario, 317)

> “Bisognerebbe piuttosto dire che sono le sconfitte geopolitiche a comportare le sconfitte linguistiche. […] Il maggior errore che si possa commettere è infatti credere che le lingue siano soltanto un mezzo di comunicazione. In realtà, esse corrispondono ad altrettante maniere differenti di pensare. Io parlo più o meno quattro o cinque lingue, ma se penso la stessa cosa in ciascuna di queste lingue, non la penso nella stessa maniera”  [“No all’egemonia dell’inglese da aeroporto”, Diorama Letterario 316]

> “Né il matrimonio omosessuale, né la legalizzazione della cannabis, né la lotta per la parità (salvo che nel matrimonio!), né l’immigrazione incontrollata, né l’abolizione delle frontiere, e neppure la difesa dei “diritti dell’uomo” (dei quali Marx aveva fatto una critica impietosa) sono evidentemente provvedimenti “socialisti”. Sono provvedimenti liberali, che si ritiene rispondano ai capricci e ai desideri individuali”   >  “Allineatosi da almeno trent’anni al sistema del denaro, il Ps è diventato un partito di funzionari, tecnocrati e borghesi-bohémiens che ha dimenticato da un pezzo il socialismo e si interessa unicamente al “pertuttismo”, agli interventi “umanitari” e alla difesa delle “vittime” su un registro emotivo e lacrimale”    >  “Il problema è che l’ideologia del progresso ha solo diffidenza verso quella che Pasolini definiva la «forza rivoluzionaria del passato». Il socialismo originario, anche se ovviamente si opponeva alle gerarchie dell’Ancien Régime, non intendeva affatto abolire le solidarietà organiche tradizionali né prendersela con le basi comunitarie del legale sociale. Contestava fortemente, invece, l’idea liberale secondo cui il mercato, la logica dell’interesse e il diritto procedurale basterebbero a tenere insieme una società” [“Quando i socialisti difendevano il popolo”, Diorama Letterario 316]

> “La nostra identità sarebbe altrettanto minacciata se non ci fosse immigrazione, perché l’ideologia dominante dell’era postmoderna, il capitalismo, in quanto «fatto sociale totale» (Marcel Mauss) è intrinsecamente distruttore di ogni identità collettiva”   [“I diritti dell’uomo, nuovo colonialismo?”, Diorama Letterario 316]

> “Come diceva Aristotele, non ci sono che contrari dello stesso genere. […] Dirsi oggi fascista o antifascista, comunista o anticomunista, significa avanzare guardando lo specchietto retrovisore. Significa soprattutto sbagliare epoca e, perciò, rimanere ciechi alle problematiche che si stanno annunziando. I militari hanno un’invincibile tendenza a concepire le prossime guerre sul modello di quelle che hanno conosciuto. I civili fanno fatica a pensare un mondo in cui non hanno mai vissuto. Non c’è peggior difetto per chiunque voglia intraprendere un’azione sociale o politica del non avere consapevolezza del proprio momento storico”   [“Dirsi antifascista  è un ottimo modo per far carriera”, Diorama Letterario 316]

> “Solo una democrazia partecipativa, una democrazia diretta, che si eserciti in permanenza (e non solo in occasione delle elezioni o dei referendum) può correggere i difetti della democrazia rappresentativa. Ma ciò esige la restituzione del suo senso al concetto di cittadinanza. Detto più chiaramente: esige che si rimedi al logoramento del legame sociale ricreando uno spazio pubblico collegato a un grande progetto collettivo, invece di incitare le persone a godere del proprio ripiegamento sulla sfera privata senza impicciarsene”  [“Il matrimonio gay, indice di un prodigioso conformismo borghese”, Diorama Letterario 316]

> “La scuola non svolge più il suo ruolo? Al contrario, dal punto di vista dell’ideologia dominante lo svolge perfettamente. La riflessione costituisce un ostacolo al consumo, che esige individui privi di punti di riferimento. Quindi é necessario che gli individui vengano dissuasi dl riflettere, così come é necessario che l’insegnamento della storia non spinga più a identificarsi nel passato nazionale. La scuola ci si impegna a meraviglia, fabbricando a catena nel contempo bambini informi e prodigiosamente conformi, ovvero narcisisti immaturi.”   >  La globalizzazione é in primo luogo e prima di tutto una mercantilizzazione del mondo, in cui il fetIcismo della merce e il primato del valore di scambio comportano un reificazione generalizzata dei rapporti sociali. Il sistema capitalista continua più che mai a sradicare tutte le culture radicate e a sopprimere tutte le strutture tradizionali che impediscono l’emergere di individui manipolabili a piacimento sul grande mercato planetario. La globalizzazione fa dello sradicamento un ideale e una norma.–  > “Credo che la tecnica non abbia niente di neutro e che cerchi di assoggettarci alla propria logica. Così come non siamo noi a guardare la televisione ma la televisione a guardare noi, non siamo noi a far uso della tecnica ma è la tecnica che si serve di noi.”   >      “L’Europa preferisce trasformarsi in un vasto mercato piuttosto che diventare un potenza crogiolo di cultura e civiltà. Eppure, la grande alternativa alla quale siamo posti di fronte è più chiara che mai: si tratta di capire se il nuovo “nomos” della terra sarà unipolare, cioè dipenderà completamente dalla potenza americana e dai meriti finanziari, oppure multipolare, con i grandi blocchi continentali che s’imporranno come altrettanti poli di regolazione della globalizzazione.”   Diorama Letterario 317

> “Indissociabile dall’esperienza delle trincee, caratteristica dell’era delle masse, il fascismo non è pensabile se non nell’orizzonte della modernità. Nato dalla guerra (la prima guerra mondiale), è morto nella guerra (la seconda). Il suo ricordo può suscitare qui e là qualche nostalgia pittoresca, come l’epopea napoleonica o la resistenza degli Chouans, ma non è più di attualità nell’epoca postmoderna” [“Dirsi antifascista è un ottimo modo per far carriera”, Diorama Letterario 316]

> “La volontà di “trasparenza” è di ispirazione totalitaria, perché esistono opacità benefiche. […] Discende da un voyeurismo che non è molto lontano dalla cultura della scusa: non valiamo niente, ma guardate come siamo onesti”  [“L’onestà non ha mai assicurato la competenza”, Diorama Letterario 316]