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Anarchicamente nell’ Al-di-La’

 

DUE SIMPATICHE CANAGLIE,  FONDAMENTALMENTE ANARCHICHE

 Destra/ sinistra, Sinistra/destra…quando la Cultura non ha confini.

 

Questo 2016 racchiude in sé molti eventi, tra questi la scomparsa di due grandi Artisti di teatro, due attori e Uomini di Cultura di cui abbiamo già avuto modo di parlare: GIORGIO ALBERTAZZI  e DARIO FO, recentemente scomparso. Il vuoto che lasciano è incolmabile; due persone di “altri tempi”, nostri contemporanei, un ossimoro affatto azzardato per due come loro.

Non hanno certo bisogno di troppe presentazioni, almeno per chi ha potuto apprezzarli nel corso delle loro brillanti carriere dal vivo, al cinema, ma anche in TV. Due mattatori che hanno regalato emozioni a più di una generazione grazie soprattutto al Teatro.

Carriere diverse, mondi e modi di fare teatro e spettacolo diametralmente opposti eppure in fondo affatto lontani, come a dire: gli opposti si attraggono. Alla fine forse più di un punto in comune si potrebbe rintracciare. Chi non avesse molta dimestichezza con il mondo del Teatro potrà sicuramente colmare questa lacuna andando a documentarsi; per esempio i più giovani, che non hanno avuto modo di apprezzarli dal vivo, potranno ammirarli grazie agli strumenti che la moderna tecnologia mette noi a disposizione andando a cercare nel web il meglio della loro produzione.

Tanto Fo quanto Albertazzi hanno attraversato i decenni della Storia italiana portando i propri cavalli di battaglia in giro per lo stivale. Impossibile anche dimenticare la stagione dei grandi sceneggiati Rai e le opere irriverenti intrise di satira coriacea o i tanti spettacoli Shakespiriani con le grandi regie oppure i lazzi da Commedia dell’Arte e ancora:  le Letture poetiche, il Teatro popolare, quello più borghese fino ai programmi televisivi in onda sui canali Nazionali in prima serata, insomma non mancano i punti di riferimento, né il materiale consultabile on- line lasciato in “eredità” da due grandi personaggi come loro, così diversi e distanti quanto vicini ed accomunati da una grande passione: il Teatro. Quel Teatro che con la loro scomparsa purtroppo chiude un’epoca, una stagione lunga e prolifica, ricca e controversa, non sempre lineare e limpida, a volte turbata e macchiata anche da episodi importanti persino ci sfortunatamente tragici.

Se da un lato abbiamo la grande produzione drammaturgia del Premio Nobel (era il 1997) Dario Fo, che ci lascia testi e opere teatrali per cui è stato insignito dall’Accademia di Svezia per la Letteratura; una forma di Letteratura popolare, che non significa affatto minore, anzi tutt’altro; Shakespeare stesso era fortemente popolare, senza per forza fare parallelismi sterili, volendo esclusivamente ricordare che la matrice del Teatro è appunto il popolo, quel popolo che per Fo era fonte di ispirazione ma anche difesa degli oppressi mediante la satira, il riso, un riso beffardo e tagliente in grado di colpire dove era necessario. Il sentimento fortemente critico nei confronti del clero e di certe Istituzioni, l’impegno sociale e politico; militante di sinistra durante gli anni di piombo ha attraversato la stagione più cupa del Paese come membro del Soccorso Rosso Militante assieme alla compagna di scena e di vita Franca Rame. Vicini nel bene e nel male, durante la tragedia che colpì la Rame e durante le accuse mosse a Fo per aver fatto parte dell’ R.S.I., insieme in scena ma anche nel corso dei tanti processi che hanno coinvolto la coppia Fo- Rame condividendo con il pubblico anche le pagine più severe della nostra storia tornando poi a regalare sempre al pubblico, attraverso la narrazione: emozioni, risate, lacrime, gioia, dolore, una catarsi forse necessaria (tipica del Teatro).

Dall’altra parte della “barricata” (si fa per dire, ma neanche troppo), Giorgio Albertazzi ha seguito un sentiero per certi versi opposto, per stile e colore, attraversando la stagione Teatrale italiana, quella se vogliamo di matrice più borghese, forse anche blasonata, quella dei velluti rossi e degli ori del Teatro Classico all’Italiana; una stagione ricca ed intensa di interpretazioni: dai grandi classici fino agli autori contemporanei. Con lui il Teatro di Regia, le grandi firme: Visconti, Squarzina per citarne un paio accompagnato da tante grandi “divine” del palcoscenico, compagne non solo di scena in alcuni casi: Lilla Brignone, Anna Proclemer (condivisero anche una storia sentimentale), Bianca Toccafondi (anche con lei ci fu un legame sentimentale).

Sono gli anni dei grandi sceneggiati TV, quelli del Cinema, le compagnie di giro, le Tournee teatrali come si facevano una volta, lunghissime: Amleto, Romeo e Giulietta, Troilo e Cressida, addirittura andando oltre Manica, calcando il palco dell’Old Vic di Londra proprio con l’ ”Amleto” nel corso delle celebrazioni del 400° anniversario della nascita del Bardo.

Alternando la propria attività principale con la TV di cui è stato forse il primo vero “divo” italiano, Albertazzi ha coniugato due generi e due linguaggi espressivi tecnicamente diversi pur sempre però con grande abilità, benché il suo nome sia fortemente ancorato però al Teatro di cui è stato un grande interprete.

Come Fo anche Albertazzi ha scritto pagine di storia importanti e controverse; all’impegno politico ha sempre affiancato una dedizione sociale pur se in misura diversa da Fo con il quale condivide però una seppur remota “militanza” nell’R.S.I. comunque da entrambi motivata da ragioni precise.

Se da una parte l’Italia, quella più “separatista”, ha sempre giocato alla netta spartizione delle acque: Fo/ Comunista, Albertazzi/Fascista, Fo/intellettuale di sinistra, Albertazzi/uomo di cultura di destra,  dall’altra i loro percorsi esistenziali si sono sfiorati in più di un’occasione per toccarsi alla fine quando portarono in scena, Dario Fo insieme a Giorgio Albertazzi, una serie di spettacoli-lezioni sulla storia del teatro in Italia, spettacoli trasmessi anche in televisione, su Rai 2 e raccolti in una piccola collana di 4 DVD editi dalla Bur.

 CRISTIAN ARNI