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Aulin, in tutto il mondo fa male alla salute; in Italia no

Vaccinati per resistere a tutto, gli italiani sono morti e non lo sanno…

Ormai sono anni che l’ Aulin è stato ritirato in tutto il mondo,  esclusa l’ Italia. In corso da anni c’è un forte dibatto a proposito della presenza in Italia del farmaco a base di nimesulide bandito nel resto d’Europa. Da studi e test clinici emerge che il principio attivo di questo medicinale, prescritto e non, venduto in farmacia per contrastare  dolori di vario genere, è risultato tossico per il fegato e, con questo togliamo le castagne dal fuoco,come sempre .

L’Agenzia Europea del Farmaco, a seguito di svariate segnalazioni, ha raccolto dati e stilato rapporti molto dettagliati. L’ultima revisione in ordine di tempo è stata fatta nel 2010 ed ha stabilito che, nonostante i rischi, il farmaco offre dei benefici tali da farlo mantenere in commercio. La decisione però è maturata tenendo conto anche delle altre scelte in commercio per farmaci della stessa categoria. L’Agenzia, infatti, ha ritenuto opportuno considerarlo come un farmaco secondario da non somministrare a pazienti con gravi patologie al fegato. In America e nel Regno Unito non è mai stato approvato e commercializzato, mentre in paesi come la Finlandia e la Spagna a partire dal 2002 è stato messo al bando. Nel 2007 è stato ritirato anche dall’Irlanda, dopo una ricerca stilata dalla massima autorità sanitaria del paese. L’Irish Medical Board ha ricevuto, infatti la segnalazione di ben 53 casi sospetti di pazienti con gravi danni epatici, di questi, 6 sono stati sottoposti a trapianto.downloadAULINNNN

La Commissione europea si è espressa a proposito della pericolosità del principio attivo dell’Aulin, sconsigliandone fortemente l’utilizzo per patologie croniche. In Italia, invece, il farmaco a base di nimesulide continua a essere venduto e consigliato per brevi trattamenti anti-infiammatori.

Dal 1985 e oggi il consumo italiano di nimesulide rappresenta circa il 60%dell’intera produzione mondiale del farmaco. Il problema, secondo gli esperti, sta nel fatto che il medicinale è molto conosciuto e viene usato in maniera indistinta. Nel 2008, per vederci chiaro sull’intera vicenda, la Procura di Torino ha condotto delle indagini portando avanti un’inchiesta. Il magistrato Raffaele Guariniello ha disposto l’arresto di due dirigenti dell’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, che avrebbero intascato denaro per non eseguire controlli mirati.

Interrogato sulla vicenda il Ministero della Salute ha disposto delle verifiche in merito, anche se sembra che in Italia non ci siano mai state segnalazioni sui gravi effetti collaterali. Nel frattempo Aulin è stato ritirato in tutto il mondo, mentre è ancora in vendita in Italia, ormai gli Italiani resistono a tutto.

PER RINFRESCARVI LA MEMORIA VI RIPROPONGO UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA DEL 2008:

TORINO, TRA GLI INDAGATI ANCHE IL SINDACO-RICERCATORE DI IVREA

«Mazzette per evitare i controlli sull’Aulin»

Farmaci e tangenti, filmata la consegna di soldi al vice capo dell’Aifa

MILANO — Tra i 30 indagati del nuovo scandalo farmaci c’è anche un neosindaco. Carlo Della Pepa, 46 anni, medico e ricercatore della farmacologia di Torino, eletto a Ivrea per una coalizione di centrosinistra. Il suo capo è il farmacologo di Torino Mario Eandi. Poi manager di primo piano della Bayer, Umberto Filippi e Roberto Ceresa (ex Lega Nord).
Incontri con il «numero uno» dell’Aifa (l’Agenzia italiana per l’approvazione e la sorveglianza sui farmaci) Nello Martini sono agli atti dell’inchiesta torinese guidata da Raffaele Guariniello. E che oltre alla corruzione ipotizza un sistema che potrebbe avare arrecato danni alla salute dei cittadini. Un esempio: il caso Aulin. Nimesulide è la molecola, Aulin è il farmaco più noto tra i molti in commercio che contengono questo principio attivo. Un anti-infiammatorio (Fans) che può anche avere gravi effetti collaterali sul fegato. Mai approvato negli Stati Uniti e in Giappone. Ritirato nel 2002 in Spagna e Finlandia. E nel maggio 2007 in Irlanda dopo che sei pazienti subirono un trapianto di fegato per sopravvivere alle lesioni causate dall’abuso del farmaco.

L’Italia nicchia, a chi ne chiede il ritiro viene risposto che i benefici in un certo sono superiori ai rischi. Basta rispettare l’obbligo di prescrizione da parte del medico. Di verifiche e studi per appurarne la reale pericolosità non se ne parla. Solo monitoraggio. Perché? La risposta in un filmato di due minuti. Un mediatore passa una mazzetta a Pasqualino Rossi per «lasciare tranquillo» l’Aulin. Un regista con le stellette ha immortalato immagini e suoni del pagamento in contanti, la gioia del numero due dell’Aifa (rappresentante anche nell’Emea, l’agenzia europea per i farmaci), la sua corsa in banca per coprire il conto in rosso. Un corto da YouTube agli atti della richiesta di 20 ordinanze cautelari, su 30 indagati (ma forse saranno di più dopo gli interrogatori di oggi in carcere a Roma), da parte della procura di Torino dopo due anni di inchiesta sull’Aifa partita (gennaio 2006) da alcuni dossier per l’approvazione di alcuni farmaci bioequivalenti o generici. I provvedimenti, firmati dal gip torinese, riguardano Pasqualino Rossi (carcere) e Antonella Bove (arresti domiciliari), dirigenti Aifa. Altre ordinanze (tre in carcere, tre in casa) riguardano procuratori delle aziende: Matteo Mantovani, Sante Di Renzo, Mario Umbri, Piera Campanella e Francesca Fiorenza. Un sesto manager è ancora ricercato: sarebbe all’estero.

Tutto registrato, immagini e suoni. Prove contenute nelle 700 pagine della richiesta di 20 arresti, che poi il Gip ha «sintetizzato » in soli otto arresti e 400 pagine di ordinanza. Anche Nello Martini, che smentisce di essere indagato, è protagonista di intercettazioni chiave: le cimici degli investigatori (i carabinieri dei Nas di Torino, Roma, Padova e Alessandria), per esempio, ne avrebbero registrato parola per parola un incontro con i vertici della Glaxo in un albergo di Verona. Che cosa si sono detti è agli atti. Come agli atti è la storia della figlia di un funzionario Aifa assunta da una delle aziende di cui il padre doveva essere tra l’altro «controllore». Da ieri tutto è in mano anche della procura di Roma, che su buona parte dell’inchiesta è competente. Dei 30 capi d’accusa dell’inchiesta, solo sette resteranno al vaglio dei magistrati torinesi. Inevitabile il contraccolpo nel dicastero del Welfare e della Salute. Il ministro Maurizio Sacconi ha deciso l’avvio di una commissione d’indagine composta da tre «autorevoli esperti»: dovrà fornire le prime valutazioni tra sette giorni, poi un più completo rapporto entro il 31 luglio 2008. All’esame un sistema molto raffinatosi dopo lo scandalo che 15 anni fa ha coinvolto Duilio Poggiolini e la Cuf, l’equivalente dell’Aifa di allora. Il filone sul sangue infetto (Hiv ed epatiti B e C) è ancora aperto. A Napoli dovranno decidere su Poggiolini, estraneo a tutto il ministro della Sanità dell’epoca Giovanni De Lorenzo. L’Aifa fu istituita ex novo anche per cancellare lo scandalo Poggiolini. Evidentemente però qualcosa non ha funzionato.

Mario Pappagallo 23 maggio 2008