Barbara D’Urso e l’Ordine professionale dei giornalisti: non è amore
Denuncia per Barbara D’Urso. La conduttrice di Canale 5 è nel mirino del presidente dell’Ordine professionale dei giornalisti: «Ho firmato la prima denuncia/esposto nei confronti della signora Barbara D’Urso. Il femminicidio non si consuma solo con l’uccisione di una donna, ma, anche con l’oltraggio alla sua vita e a quello della sua carne: i suoi figli» queste le dure parole di Enzo Iacopino «Noi giornalisti abbiamo il dovere di informare i cittadini, senza toni forti, senza speculazioni, senza strumentalizzazioni per fare audience. C’è un tipo di “informazione” che è un’autentica vergogna ed è quella che io chiamo “la tv del dolore”, stile Barbara D’Urso, dove si esibisce la vita e la morte con l’unico obiettivo di acquisire attenzione da parte di un’opinione pubblica che forse non è il meglio di questa società» ha continuato il giornalista e presidente, durante un dibattito organizzato dal Comitato Unitario delle Professioni in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.
Il biasimato modus operandi del quale la D’Urso è il portabandiera, è in poche parole una finta attività giornalistica condita da pietismi e sensazionalismi e da un accanimento mediatico che non lascia scampo nemmeno alle notizie già inflazionate dalla stampa ordinaria.
All’origine della drastica decisione di presentare la denuncia «a due Procure della Repubblica (Milano e Roma), all’Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e minori», come precisato dallo stesso Iacopino sui social network, ci sarebbe una fantomatica intervista fatta sulla rete ammiraglia a un amico di Elena Ceste, la donna scomparsa il 24 gennaio e trovata morta a metà ottobre nell’astigiano. Le illazioni sui rapporti della vittima con queste persone ledono la privacy di chi non può più difendersi e non tengono conto del coinvolgimento dei minori nella vicenda. Il diritto di cronaca infatti ha un limite, ma lei non può saperlo visto che non ha sostenuto l’esame né da giornalista professionista né da pubblicista (sebbene abbia fondato la rivista “B magazine”). «La signora D’Urso, pur non essendo iscritta all’Albo dei Giornalisti, compie sistematicamente un’attività (l’intervista) individuata come specifica della professione giornalistica, senza esserne titolata e senza rispettare le regole, con negative ripercussioni sull’immagine di quest’Ordine». Non è certo stata una doccia gelata per la presentatrice tv, visto che le intenzioni della denuncia erano state già sottolineate su Facebook da Iacopino il 23 novembre scorso, con un post al vetriolo: «BASTA SOUBRETTE, ORA LE DENUNCIAMO. Senza distinzioni di genere (il sinonimo al maschile non lo conosco) o di reti sulle quali si esibiscono.
L’informazione è materia delicata. Basta con l’occhio umido e la recitata partecipazione alle tragedie. Basta con il dolore come ingrediente dello spettacolo per fare audience. Basta con le banalità/bestialità dispensate a piene mani, soprattutto nelle tv, da chi si preoccupa solo di come aumentare il personale compenso, passando sopra a diritti e sentimenti (Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea, Melissa Bassi e, da ultimo, Elena Ceste: tanto per citare alcuni casi e tutti coloro i quali a queste vicende sono collegati), anche di persone estranee alle vicende che possono avere un interesse pubblico. L’esecutivo dell’Odg nazionale ha deciso che, senza eccezione alcuna, denuncerà alle magistratura per esercizio abusivo della professione giornalistica quanti galleggiano sul diritto dei cittadini all’informazione, senza dover rispondere a quelle regole deontologiche che impongono precisi doveri ai giornalisti».Ogni tanto le parole si tramutano in fatti reali.