BES2014-Benessere Equo e Solidale: CNEL, ISTAT,Presidenza del Consiglio
Presentazione oggi dei risultati sul BES,BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE, la presentazione è stata ospitata alla Presidenza del Consiglio, i lavori sono stati aperti dall’ON. Ivan Scalfarotto,alla presenza del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.Dal progetto, avviato dall’ ex MinistroEnrico Giovannini | Professore ordinario, Università degli Studi di Roma, in collaborazione con il CNEL-ISTAT, emerge quanto segue” il nostro Paese, oggi, non riesce ancora a dare le giuste risposte alle esigenze ritenute prioritarie dagli italiani.I”.Esordisce conqueste parole il Presidente del CNEL On. Prof.Antonio Marzano.Continua il suo intervento riassumendo i risultati ottenuti dopo aver elaborato i dati raccolti ,in collaborazione con l’ISTAT,(intervento di Linda Laura Sabbadini, Direttrice Dipartimento Statistiche sociali e ambientali)
“Negli ultimi dieci anni molte cose sono cambiate, alcune volte in positivo, altre volte no. Tra il 2004 e il 2007 il benessere del Paese era su livelli complessivamente positivi, seppur articolati. Tra il 2008 e il 2009 abbiamo subito gli effetti della crisi. Tra il 2010 e il 2011 abbiamo vissuto una piccola ripresa che non ha tenuto nel 2012. Nel 2013, invece, abbiamo avuto segnali positivi nell’analisi a breve termine delle condizioni del benessere. In questo anno abbiamo rilevato che la “salute” del Paese è buona. Siamo ai primi posti nell’Unione europea per la durata della vita media (79,8 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne). Ma sappiamo anche che l’elevata disoccupazione ha generato dei costi in termini di riduzione del benessere psicologico nella classe 45 – 54 anni e di comportamenti che costituiscono rischi per la salute.
Segnali meno positivi giungono invece sul fronte del presente e del futuro dei nostri figli. Il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è al 17% contro il 12% della media UE27, diminuisce il tasso di immatricolazione (36,4%), ma soprattutto aumenta la quota di Neet (giovani che non studiano e non lavorano) ormai al 26%, con un incremento del 6% rispetto al periodo pre – crisi, soprattutto a causa del forte incremento dei disoccupati. Se a questi dati si aggiunge il fatto che il contesto socio – economico di provenienza e il titolo di studio dei genitori condizionano fortemente la riuscita dei percorso scolastici, formativi e lavorativi dei ragazzi, appare evidente che l’ascensore sociale italiano è bloccato.
Sul fronte del lavoro si registra un incremento della distanza dalla Europa rispetto al tasso di occupazione: sono 8,6 i punti percentuali in meno registrati nel 2013.
Pur costante la quota di occupati con bassa retribuzione (working poors), desta preoccupazione se letta in chiave di incertezza e in relazione all’andamento degli indici di grave deprivazione. Il tema, peraltro, è all’attenzione del CNEL che presenterà, il prossimo luglio, un focus report sull’argomento.
Inoltre, diminuisce, nel 2013, la soddisfazione per il lavoro per gli aspetti legati appunto alla remunerazione e alla stabilità occupazionale, rispetto alla quale si rileva un pizzico di “ottimismo” in più da parte dei più giovani.
L’incertezza dunque domina questo periodo storico ed è uno degli elementi capaci di influenzare di più la qualità della nostra vita: non è totalmente eliminabile, fa parte della condizione dell’uomo, ma una politica del welfare ispirata a garantire quanto meno dati standards minimi di certezza meriterebbe una particolare attenzione.
Malgrado gli sforzi degli ultimi anni, dunque, siamo ancora lontani dal perseguire quel benessere che vorrebbero i cittadini italiani, così come segnalato un paio di anni fa.
Proprio per questo, l’attenzione al monitoraggio di questi indicatori aggiuntivi deve rimanere alta. Fortunatamente se ne trova traccia sia nel documento del Consiglio dell’Unione europea dello scorso 16 giugno, alla vigilia della Presidenza italiana del Semestre europeo, sia, come sappiamo, nel più documento di Economia e finanza approvato dal Governo in carica.
Il CNEL, per parte sua, continuerà a dare, sino a che sarà possibile, il proprio contributo in materia, così come ha fatto sin’ora.
La società civile può essere definita come formata da tutte le organizzazioni che lavorano assiduamente in favore di un cambiamento politico e sociale possono essere considerate parti influenti della società civile. Il ruolo specifico di questi organismi, nelle democrazie moderne, è connesso con il diritto fondamentale dei cittadini di formare associazioni per perseguire finalità comuni, dimostrandosi le principali strutture della società al di fuori degli organi governativi e della pubblica amministrazione. Dunque, con il termine società civile, si designa l’insieme di organizzazioni e associazioni. Che non fanno parte del mondo governativo, ma rappresentano il mondo del lavoro, i gruppi che condividono un medesimo interesse o determinati settori della società. Le persone si organizzano per vari scopi, per cui possono costituire organizzazioni ambientali o per la difesa dei diritti dell’uomo, come possono essere società civile i club e altre forme di associazionismo con fini di svago.
In questo quadro dunque proseguiremo, integrando il Rapporto Bes, con i dati che ogni anno sono contenuti nella nostra relazione al Parlamento e al Governo sui livelli dell’efficienza delle performance delle Pubbliche amministrazioni, e con i dati e le proposte che emergeranno grazie ad un accordo interistituzionale appena siglato con l’Università “Sapienza” di Roma, finalizzato ad un utilizzo del sistema di indicatori come strumento di sostegno e di valutazione delle politiche da parte di amministrazioni sia centrali, sia territoriali.
Le spinte che in questa direzione arrivano peraltro sia dagli Stati Uniti, che di recente hanno iniziato a misurare il Gross Output (cioè la totalità delle vendite in tutte le fasi dell’attività economica), ma anche dall’Europa che di recente ha modificato il Sistema dei conti nazionali (Sec) considerando, tra l’altro, le spese in ricerca e sviluppo come spese di investimento: una posizione questa più volte da me sostenuta in quella ottica più ampia di revisione dei parametri di Maastricht. “
Non facciamoci ingannare da dati statistici che sembrano buone notizie, ma purtroppo il dislivello tra generi resta comunque il più elevato d’Europa. Del resto non sono positivi, in generale, tutti i dati relativi all’occupazione che vedono una forte diminuzione del lavoro maschile e giovanile, da noi infatti il numero dei disoccupati è cresciuto in modo più sostenuto rispetto al resto d’Europa.
Sempre maggiori le difficoltà per le donne che sono costrette a conciliare tempi di lavoro e di vita che soprattutto in presenza di figli piccoli, come testimonia la recente crescita del divario tra il tasso di occupazione delle madri di bambini in età prescolare e quello delle donne senza figli (nel 2013 rispettivamente 54,6% e 72,6% i tassi per le donne 25-49enni), soprattutto nel Mezzogiorno (36,8% contro 52,8%).
Un elemento di innovazione positiva è l’aumento della presenza di donne e giovani nelle assemblee parlamentari e nei più importanti luoghi decisionali della sfera pubblica: è donna un parlamentare su tre, e nei consigli regionali e nelle società quotate in borsa la presenza femminile cresce, raggiungendo, rispettivamente, il 15,1% e il 17,8% dei consiglieri.
Il Presidente Marzano si fa aiutare da Seneca per trarre le sue conclusioni
“Insomma, stiamo perseguendo una rivoluzione metodologica della politica economica che affonda le sue radici in tempi lontani, addirittura negli scritti su “La felicità” di Seneca:
“tutti desideriamo la felicità, ma, quando si tratta di capire quale sia il modo per raggiungerla, allora brancoliamo nelle tenebre. È infatti così difficile riuscire ad ottenerla che più la cerchiamo, più ce ne allontaniamo……perciò è indispensabile sapere esattamente ciò che desideriamo, dopodiché cercheremo la via per arrivarci, e se il cammino sarà quello giusto, dovremo misurare giorno per giorno quanto ne abbiamo compiuto e quanto si fa più vicino il traguardo. Finchè vagheremo a caso, senza seguire una guida ma solo ascoltando lo strepito delle voci discordi che ci spingono in direzioni diverse, la nostra vita……, si consumerà in questo andare senza meta.”