Castelli Romani, non solo pane e porchetta…
È di 43 milioni di euro il sequestro beni eseguito stamattina dalla Guardia di Finanza di Roma che apposto i sigilli ad aziende, immobili, auto, moto e rapporti finanziari riconducibili a una banda dedita al traffico di droga ai Castelli romani, esattamente ad Albano Laziale,il regno della porchetta.
Perchè meravigliarsi oggi di questi cambiamenti? Sono ormai anni che sul territorio laziale e anche altri, aprono e chiudono aziende sconosciute, istituti bancari dove ci sono più disoccupati che soldi, società con a capo prestanomi per camuffare delinquenti incalliti e nuove generazioni di personaggi pronti a tutto pur di guadagnare somme di denaro impensabili. Chi chiude gli occhi a questi cambiamenti, è destinato a ritrovarsi in un incubo: il proprio territorio invaso da mafiosi, camorristi e, gentaglia pronta a tutto. Incantati da attività civette, dove si praticano prezzi bassissimi, noi tutti siamo colpevoli di riciclaggio di soldi sporchi, provenienti da traffici illeciti, quali? “DROGA”, con i proventi si acquistano beni e servizi. La cosa grave è che sono ormai anni che tutto questo succede, sono anni che tutti facciamo finta di niente, sono anni che chi denuncia viene massacrato, la nostra giustizia non è in grado di sopportare un aumento cosi complesso e intrigato di criminalità. Si arriverà a trovare strumenti e volontà per andare a colpire i colpevoli?
Nel paese dove si produce vino buono, pane casereccio, dove i romani vanno a respirare aria buona , un organizzazione ben radicata ha prodotto ben 43 MILIONI DI EURO di patrimonio, a dirigere secondo gli investigatori c’erano Sergio Anderlucci, Tiziana Fiorucci e Mario Pepe, già deferiti alla magistratura per violazione delle norme sugli stupefacenti e ritenuti pericolosi per la sicurezza e la pubblica moralità. Sottoposte a sequestro eseguito dal GICO (GRUPPO INVESTIGAZIONE CRIMINALITA ORGANIZZATA)
Dalle risultanze investigative è emersa l’esistenza di una banda che con risorse provenienti anche dal traffico e dallo spaccio di droga, avrebbe costituito una serie di società con sede soprattutto ad Albano Laziale (RM) e attive in diversi settori economici. Venti aziende, dove, i familiari erano i prestanomi. ALL’ INTERNO DI UN AMMINISTRAZIONE COMUNALE QUALE ALBANO LAZIALE, nessuno degli assessori, consiglieri, sindaco, si è posto la domanda:”ma come mai tutte queste aziende vengono ad insediarsi da noi?”
Dopo i 122 accertamenti economico-patrimoniali eseguiti dalla Gdf a carico degli indagati, del tutto incongruenti con i redditi dichiarati, è scattato il provvedimento di sequestro.
Le indagini patrimoniali del gruppo investigazione criminalità organizzata del Nucleo di Polizia Tributaria della Gdf capitolina erano iniziate nel 2013, coordinate dal procuratore capo della Repubblica di Velletri (RM) Francesco Prete e del sostituto procuratore Giovanni Taglialatela. Forse è arrivato il momento dove qualcuno fa sul serio.
Adelfia Franchi