Come distruggere l’industria alimentare italiana
L’U.E. contro il “MADE in ITALY”_________________________di Torquato CARDILLI *
Uno dei proverbi che abbiamo ascoltato sin dalla tenera età “non è tutto oro quel che luccica” ripetutoci dagli anziani con l’intento di metterci in guardia da possibili imbrogli materiali, affettivi, spirituali che possono capitare quando si è superficiali nelle valutazioni, è un detto antichissimo. Risale addirittura a Esopo ed ha avuto una larga diffusione, prima nel mondo letterario e poi nell’uso comune, per essere stato inciso da Shakespeare sullo scrigno che lo spasimante principe del Marocco offre a Porzia, nell’opera il mercante di Venezia. Ma in Europa pare che non sia più così. A Bruxelles hanno scoperto la pietra filosofale per trasformare le sostanze ed arricchire i soliti noti.
A nessuno verrebbe in mente di vendere per oro ciò che oro non è; oppure di vendere per diamante un fondo di bottiglia ben tagliato; oppure per seta pura una semplice fibra artificiale ecc.; se lo facesse sarebbe un falsario, un truffatore a qualsiasi latitudine Eppure in Europa sul piano dei prodotti alimentari e della gastronomia non vale la stessa regola e lo stesso metro di giudizio quando c’è da salvaguardare l’interesse delle multinazionali del latte in polvere e le lobby degli affamatori. Purtroppo per noi cittadini italiani, i Governi degli ultimi quindici-venti anni non hanno fatto altro che favorire la deindustrializzazione del paese in omaggio ai principi del liberalismo a perdere e delle privatizzazioni che privati i profitti ed addossavano alla collettività le perdite.
E’ tramontata l’epoca d’oro del miracolo italiano dell’auto, dell’acciaio, dell’elettronica, della chimica, della telefonia, dell’energia, dell’elettricità. L’Italia è stata rinchiusa dai poteri sovranazionali, con l’acquiescenza dei nostri rappresentanti, nello stretto ambito dei prodotti da sussistenza. E in Europa, dove ogni giorno vengono prese decisioni sempre più stringenti sull’austerità, sulla limitazione della libertà dei cittadini e della libertà di impresa, abbiamo sempre mandato gli scarti della politica nazionale, sempre assenti al momento delle votazioni decisive (basta guardare le statistiche del Parlamento Europeo). Il che è tutto dire quanto a livello,data la comprovata inettitudine e produttività di quelli che stanno a Montecitorio o a Palazzo Madama. Per loro sedere nel Parlamento europeo e nella Commissione europea è sempre stata una vincita alla lotteria, una sine cura, un bancomat di prebende e privilegi, di lussi e di rimborsi facili, anche non dovuti.
Quanto al governo nazionale chi ricorda una battaglia vinta per la difesa degli interessi del suo popolo? Forse che abbiamo dimenticato la vicenda penosa delle multe sulle quote latte? Pochi giorni fa la Commissione europea ci ha inviato un’ennesima lettera di richiamo. Siamo da tempo sotto schiaffo su temi di grande rilevanza come l’inquinamento ambientale, la giustizia, il pagamento dei debiti della P.A., la corruzione, la libertà di stampa, l’evasione fiscale o le carceri, ma anche per questioni minori come la grandezza delle vongole e dei cetrioli e questa mossa non fa che allungare l’elenco delle materie nelle quali il nostro Governo è imbelle e non sa prendere una posizione. La diffida che ci chiede di porre fine al divieto vigente, risalente ad una legge italiana del 1974, di detenzione e di utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, andrebbe considerata un vero e proprio insulto ai nostri prodotti locali, un attentato all’economia italiana, al nostro made in Italy alimentare che deve lottare sui mercati del mondo per contrastare le imitazioni e le contraffazioni.
La nostra legge è ritenuta troppo penalizzante contro i surrogati del latte fresco ed è considerata un ostacolo alla conclamata libera circolazione delle merci, dato che nel resto dell’Unione europea è considerato normale la produzione di “latticini senza latte” (formaggi, yogurt, gelati). Come dire cari italiani a noi di Bruxelles interessa poco che il formaggio lo facciate con il latte fresco, anzi vogliamo che lo si possa fare anche da voi con altri prodotti di base (venduti da noi), che costano meno e ci fanno guadagnare di più e pretendiamo che consentiate a tutti di farlo come diciamo noi. E chi se ne importa della vostra vantata qualità! – E tutto questo proprio mentre celebriamo con l’Expo di Milano il festival dell’alimentazione sana!
Poiché dietro ogni decisione c’è un interesse di fondo, bisogna chiedersi a chi fa comodo sollevare il dito accusatorio contro questa legge italiana, varata oltre 40 anni fa, a difesa dei prodotti tipici delle nostre regioni, a tutela della specificità e della qualità della nostra tradizione alimentare, a garanzia e protezione dei gusti della cucina degli italiani, a sostegno di un artigianato alimentare sempre più spinto in un’area da riserva indiana da parte delle multinazionali. Per i burocrati di Bruxelles e per i loro mandanti causa, la qualità delle numerose specialità tipicamente italiane, dalla mozzarella al pecorino sardo, dal parmigiano dop alla più plebea caciotta possono essere imitate liberamente utilizzando latte in polvere con l’obiettivo di favorire immonde speculazioni e truffe alimentari. Il fatto che in tutta Europa venga utilizzato abitualmente latte in polvere e latte concentrato sarebbe un motivo in più per rendere invece ancora più vincolante da parte nostra il mantenimento delle precise caratteristiche organolettiche dei formaggi italiani. All’Europa che si dimostra ogni giorno sempre più lontana dai bisogni dei cittadini e dal progetto principale di solidarietà e di unione tra i popoli (e lo schiaffo del referendum di Atene ne è una riprova), va detto chiaro e tondo che è ora di finirla con i divieti, con le misure distruttive delle specificità; basta con il predominio globale in economia da parte della Troika e in politica della Germania.
Oggi l’Europa, a dispetto della Mogherini, sparisce quando le si chiede solidarietà ed aiuto (ad esempio sull’emergenza dell’immigrazione) e riappare energicamente pronta ad assecondare le lobby quando si tratta di imporre manovre di austerità come l’ultimatum alla Grecia o di abbassamento di parametri qualitativi. Questo sistema non funziona più. L’ultimo diktat della burocrazia dell’Ue che ha già partorito troppi danni con incomprensibili decisioni sulla nostra tavola (dal vino senza uva, al cioccolato senza cacao, agli insaccati pieni di polvere di latte, fino alla carne annacquata) che hanno allontanato dai sentimenti dei cittadini e delle imprese l’orgoglio di far parte dell’Europa, va interpretato come un atto di ostilità contro l’economia italiana. Se la Germania intende comandarci anche nel latte, assecondando le multinazionali con una congerie di norme fatte ad hoc per danneggiarci dobbiamo opporre un no alto e forte. Al primo ministro, che non perde occasione per manifestare la sua lontananza dalla gente del lavoro e la sua vicinanza a quella del capitale, diciamo che è fin troppo facile gridare contro l’Europa e far finta di essere coraggiosi in parlamento, quando si è a distanza di sicurezza. Vada a Bruxelles e non torni indietro fino a che non avrà portato a casa un risultato.
*– già Ambasciatore d’Italia in Albania, Tanzania, Arabia Saudita, Angola # Intervento ripreso da “L’ITALIANO” – Quotidiano Italo Argentino – di mercoledì 8 luglio, per gentile autorizzazione dell’ autore e della stessa Testata “www.litaliano.it”