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Comunicato del Quotidiano RINASCITA

RIPORTIAMO sul sito web della Consul Press un comunicato di “RINASCITA”, che da più tempo appare sull’ultima pagina del medesimo Quotidiano.   Nel nostro piccolo,  esprimiamo fortemente  tutta la nostra solidarietà con tale comunicato: trattasi di un appello per poter “continuare ad esistere” e per voler svolgere la propria funzione di informazione fuori dal coro del conformismo, in dissenso dai “poteri forti”,  di voce critica nei confronti del pensiero unico di una pseudo democrazia, di impegno identitario contro una globalizzazione culturale.

 QUI SEGUE IL TESTO DEL COMUNICATO:

Chiediamo ai Lettori di Rinascita di abbonarsi al quotidiano cumulativamente tramite web e tramite poste (spedizioni, quest’ultime, mal-eseguite, lo sappiamo: ma non è nostra colpa).

Chiediamo agli Abbonati di Rinascita che, sebbene maltrattati dalle consegne postali, ci hanno sempre sostenuto, un rinnovo straordinario dell’abbonamento al quotidiano in tempi stretti.

Chiediamo ai Sodali e agli amici di Rinascita di proseguire nello sforzo politico ed economico: contrarre uno o più abbonamenti (carta-web) a prezzo pieno o sostenitore.

A tutti invieremo, extra spese postali, gli inserti già prodotti o in via di produzione.

 Nel nome del “pluralismo”, hanno elargito per 30 anni una pioggia di contributi pubblici alla stampa e ai media “autorevoli” (quelli di Confindustria, quelli di editori-palazzinari e simili): andate a vedere le loro “cittadelle”, tutte create con totale intervento dello Stato.

Nel nome del “pluralismo” hanno elargito per 30 anni una quota  di contributi pubblici alla stampa clandestina e a ignoti “servizi di interesse pubblico”.

Tuttavia, per non prestare il fianco a polemiche sgradite, hanno ritagliato  una quota misera di provvidenze dirette per la stampa locale e di idee.

Ma in parallelo hanno creato e consolidato i monopolii dei media, delle frequenze tv, sempre a favore dei soliti noti, con ingenti finanziamenti “indiretti”.

Hanno anche “eliminato la concorrenza” tagliando e privatizzando la distribuzione, i treni postali, gli aerei postali e dismettendo le edicole  “di tutti”, quelle delle stazioni.

Per “eliminare la concorrenza”, hanno distrutto  il sistema del “minimo garantito” pubblicitario: ormai tutte le inserzioni anche quelle “istituzionali”, sono fagocitate dalle “grandi” televisioni.

Hanno imposto alla stampa di idee  e alle nuove iniziative editoriali  iter burocratici diabolici: amministrativi, formali,  ripetitivi, con nuove tasse e nuove gabelle.

Hanno spinto l’editoria più povera, quella che fa lavorare una lunga catena di redattori, grafici, amministrativi, trasportatori, distributori, edicolanti a “investire” sul lavoro. Organizzato il “pacco”, e con la crisi che accelera i prezzi di ogni servizio, hanno cominciato a tagliare i fondi,  mese dopo mese, anno dopo anno.

Hanno decurtato i contributi maturati nel 2010.

“Rinascita” già fortemente penalizzata da una continua, tetragona, vergognosa censura dalle tribune  e  rassegne stampa, e dalla distribuzione della pubblicità dello Stato (e cioè quella pagata con i soldi di tutti ma che viene elargita esclusivamente ai soliti noti), si è trovata così da un giorno all’altro infilata nel cestino della carta da buttare.

Tuttavia, mentre accanto a noi c’è molta stampa di idee che muore, questo quotidiano è riuscito finora a resistere,  grazie alla sua struttura spartana, alla solidarietà militante  e alla volontà politica che ci sprona.

 Ha dovuto ridurre, però, la sua capillarità e sottomettersi alla macelleria di una stampa e distribuzione più povera che fa risultare più aleatorie sia la presenza puntuale che le vendite in edicola del quotidiano; ha dovuto chiudere la gran parte degli uffici di corrispondenza, ha dovuto limare sostanziosamente ogni spesa già limata in precedenza fino all’osso…

P.S. - Ah, ma si dirà: “perché questi soldi dallo Stato? E’ giusto camminare sulle proprie gambe”… Ma se le gambe vengono amputate, come si cammina?

Se siamo esclusi dai trasporti, dalla distribuzione, dal credito, dagli incentivi per una sana autogestione, dalla pubblicità pubblica che viene arraffata dai “media autorevoli” e non distribuita quota-parte, se siamo censurati nelle rassegne, nelle tribune, nei dibattiti dai Censori dell’Informazione corretta, come possiamo occupare gli stessi nostri spazi?

E, particolare non peregrino: gli Italiani sanno che ufficialmente vi sono 38.070 settori commerciali, industriali, artigianali, agricoli, incentivati – a volte anche al 100 per cento – da contributi pubblici?

E’ il calcolo ufficiale della Ue (2000-2010).

Una “riforma” per sopprimere le voci fuori dal coro >  I quattro-cinque giornali di regime, quelli evidentemente destinati in monopolio a “rappresentare e informare” il popolo italiano, ne hanno offerto a metà maggio larghi stralci ai loro lettori. Immaginiamo con interna grande soddisfazione. Il decreto legge del governo delle banche ha infatti sfornato le “linee guida” per la stampa non di regime, quella locale e di idee. Come “Rinascita”.

Per ottenere un aiuto pubblico del 50% di costi ritenuti dal governo “ammissibili”  – quindi un sostegno più che parziale, con  quote massime livellate che, tra l’altro, penalizzeranno soprattutto le nuove iniziative editoriali (alla faccia del pluralismo) – quotidiani e periodici a diffusione nazionale dovranno assoggettarsi alle seguenti forche caudine:

1) Evitare strillonaggi e vendite in blocco.

2) Vendere almeno il 30 per cento delle copie distribuite.

3) Cancellare costi promozionali, amministrativi (consulenze notarili, di revisione, legali etc.) e grafici (servizi a terzi).

Con il “consiglio”, a chiosa, di “passare alla pubblicazione digitale” (internet).

Traduciamo.

A un quotidiano di battaglia politica, come appunto Rinascita (e come i sopravvissuti altri, di ogni colore politico e culturale), eliminando dai computi non solo la promozione e i servizi inerenti, ma la stampa e la distribuzione e vendita mirata, sarà fatto, praticamente, divieto di propagandare le proprie idee per le strade, per le piazze, o nelle sedi delle associazioni culturali terze o affini.

A “Rinascita” e agli altri giornali di idee si impone una feroce diminuzione della presenza sui punti vendita (edicole) del territorio nazionale con la scusa “di far diminuire i costi di distribuzione”, come se tali costi dipendessero dal quotidiano/periodico e non dai monopoli distributivi e di trasporto operanti in Italia. Che, ovviamente, i “riformatori” si guardano bene da toccare. Per capire meglio: se si distribuisce un quotidiano qualunque a Roma (1050 edicole) si impone a “Rinascita” e a qualsiasi altro editore di limitare a 1050 le copie distribuite. Così accadrà che i lettori non troveranno in una certa edicola il quotidiano e dovranno fare il “giro delle sette chiese” per recuperare la loro copia. Salvo, evidentemente, preferire di non comprarlo del tutto. Per non parlare del caso di una certa città o cittadina nazionale (il che è una regola…) dove il giornale è molto venduto, ma che dovrà essere cassata dalla distribuzione “zonale” (di più comuni) perché negli altri se ne vendono poche copie e la media calerebbe sotto il taglione del 30 per cento.

Conclusione del ddl-invito: “Andatevene tutti in internet, nel mare-magnum di sette miliardi di siti, così non rompete più le scatole”.

Il nostro auspicio è di inviare tutti i LOR SIGNORI in Internet. Per loro non cambierebbe nulla: virtuali sono e virtuali rimarrebbero.

Chi sostiene RINASCITA …… esce dalla gabbia del pensiero unico

Chi vuole può sottoscrivere un abbonamento, tramite versamento a:

  • cooped quot. Rinascita  –   c.c. poste IT79Z0760103200000026571026
  • Rinascita Soc. Coop. Edit. Arl –  iban IT20H0200805020000008702318

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