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Effemeride: Francis Parker Yockey

Il 18 settembre 1917 nacque a Chicago Francis Parker Yockey, futuro giurista e filosofo, destinato ad una fine tragica e misteriosa.
Americano di origini irlandesi si considerò sempre un “europeo”.
Si laureò dapprima in Lettere, poi in Legge.
Dopo la seconda laurea, ottenuta nel 1941, esercitò la professione di avvocato a Detroit. 
Partito da posizioni ideologiche marxiste, si spostò verso una sorta di “nazionalismo europeo” e, sposando in pieno le posizioni pacifiste del vasto settore che si batteva per la neutralità, dall’aviatore Charles Lindbergh fino alle posizioni più politicizzate di padre Charles Coughlin, si impegnò nella campagna contro l’entrata in guerra degli Stati Uniti.
Dopo Pearl Harbor si arruolò ma, come molti di coloro che si erano esposti nella campagna contro l’interventismo di Roosevelt, fu ben presto esonerato dal servizio militare.
Dopo la fine della guerra fu chiamato a far parte dell’équipe di giuristi che fu inviata in Germania, incaricata di giudicare i nazisti nel principale Processo di Norimberga (e nei successivi). Avendo constatato alcune distorsioni nella conduzione del processo, le segnalò con fermezza e arrivò ad uno scontro con il Procuratore Generale della Corte di Giustizia, Robert Jackson (futuro ministro della Giustizia degli USA) che aveva ricevuto l’incarico direttamente dal Presidente americano Harry S. Truman.
Quella che avrebbe dovuto essere una occasione di chiarimento tra i due, si rivelò invece un regolamento di conti e per Yockey fu l’inizio di una vera e propria persecuzione.
Destituito dall’incarico Yockey, prudentemente, si rese irreperibile prima di una perquisizione del suo alloggio tedesco da parte dell’FBI.
Rifugiatosi in Irlanda, in quello stato di semiclandestinità, si dedicò alla scrittura del suo lavoro principale che fu pubblicato in due volumi con il titolo di “Imperium”, firmandolo con lo pseudonimo di Ulik Varange.
L’opera ebbe subito notevole diffusione, soprattutto negli ambienti della destra radicale internazionale nei quali Yockey iniziò a muoversi.
Tornato in Germania nel 1950, lavorò per la Croce Rossa ma si dedicò anche ad una serie di contatti politici facendo anche frequenti viaggi all’estero.
Fu anche in Italia in occasione di un incontro in ambiente missino. Tra i vari viaggi ne effettuò anche uno in Canada, ospite di Adrien Arcand, il politico che alla fine degli anni ’30 aveva avuto un discreto successo con il suo Parti de l’Unité Nationale ma che con l’entrata del Paese nella Seconda guerra mondiale, era stato sciolto d’autorità e Arcand con altri dirigenti del partito era stato chiuso in campo di concentramento per tutta la durata della guerra.
Un destino che non stupisce se si pensa che lo stesso sindaco di Montréal, Camillien Houde, era stato incarcerato per aver manifestato la sua contrarietà alla guerra.
Con Arcand, Yockey discusse della possibilità di lanciare un nuovo partito. Le conversazioni furono intercettate e il Consolato USA in Québec lo segnalò per attività “antiamericane” ritirandogli il passaporto; di fatto costringendolo a rientrare negli Stati Uniti dove rimase fino al 1952.
Qui fu in contatto con lo scrittore e poeta George Sylvester Viereck, un intellettuale che aveva passato gli anni dal 1941 al 1947 nelle carceri americane per il suo impegno a favore della Germania nazista (tra l’altro, era di padre tedesco).
Tornato in Europa nel 1952, si occupò del “processo di Praga”, quando un gruppo di dirigenti comunisti fu processato per “tradimento” e accusato di “sionismo”. Yockey vi vide un interessante mutamento della politica dell’URSS che peraltro non aveva mai identificato come il nemico principale; questo essendo per lui il liberal-capitalismo americano e il suo imperialismo.
In questa logica politica (e anche geopolitica e ideologica) nei suoi viaggi dopo l’esperienza di Praga, si recò al Cairo dove incontrò il Presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, poi a Cuba per incontrare Castro, mentre continuava a tenere rapporti con leader del neofascismo come Otto Ernest Remer, a capo del Sozialistische Reichspartei Deutschlands, la più importante formazione politica tedesca di estrema destra prima della nascita dell’NPD.
Rientrato negli Stati Uniti nel 1960, fu accusato di essere in possesso di un passaporto falso e arrestato.
Poco dopo, il 17 giugno 1960, fu trovato morto in cella, a 43 anni, avvelenato. La versione ufficiale fu che si era suicidato ma il sospetto che si sia trattato della liquidazione di un personaggio scomodo permane.

 

Amerino Griffini