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ESISTE UN FUTURO PER L’UNIONE EUROPEA ?

Se l’Italia, in questi tempi decisivi per le sorti dell’Europa, risulta isolata dal contesto decisionale di Bruxelles, anche la superburocratica Unione appare avviata ad una rapida dissoluzione. L’argomento, nei tanti e complessi aspetti, è stato dibattuto nel corso del Convegno “Quale futuro per l’Europa ?” tenutosi l’otto aprile scorso alla Camera dei Deputati per il CESI (Centro Nazionale di Studi politici e Iniziative Culturali) in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali e la Rivista di Studi Politici Internazionali.

Le difficoltà dell’Unione nascono essenzialmente, come sottolineato da Mauro Mazza, moderatore del convegno, da una società cresciuta sulla progressiva scomparsa delle identità del Vecchio Continente, una società liquida che, qualora non riesca a dar vita ad una rinnovata autocoscienza, rischia di essere a sua volta liquidata. Le tante speranze tradite hanno posto questa Unione Europea nella scomoda posizione di subire una colonizzazione inversa. Non si può certo costruire un multiculturalismo sulla base dell’intraprendenza di una cultura sull’arrendevolezza dell’altra, non è un contributo alla cosiddetta integrazione, così come risulta anacronistica l’eventuale, reclamata sostituzione delle festività natalizie e pasquali con una Festa d’Inverno e Festa di Primavera.

Nel suo intervento, l’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata ha voluto evidenziare come l’attuale distacco dei paesi UE da quell’obbiettivo necessario per dare voce unitaria min_13_672-458_resizeche si potrebbe concretizzare nella cessione di alcune sovranità nazionali a favore di una politica unitaria, sia alla base del fallimento di questa politica sovranazionale che nel Trattato di Lisbona, malgrado le aspettative, è rimasto nel campo delle buone intenzioni. Tutto questo incide negativamente nel percorso europeo e ritarda una concreta opera di controllo dei confini d’Europa, così come la stabilita unanimità in ogni decisione comunitaria.

L’Unione, dunque, non potrà uscire dalla palude, bloccata come è da una miriade di veti contrapposti che, tuttavia, non impediscono a Francia, Germania e Gran Bretagna di muoversi sempre e comunque con decisioni delle loro cancellerie esclusivamente per interessi nazionali.

A completare il quadro non certo ottimistico, dobbiamo aggiungere come la sfida lanciata dall’ISIS ha raggiunto lo scopo di blindare, senza voce ed iniziative, una Europa dal ventre molle nella sola politica di cui è capace: la politica della paura. Il tutto mentre la deflazione scuote pericolosamente l’euro, valuta senza Stato, con la BCE unica responsabile della politica comunitaria. Fino a quando?

Alessandro P.Benini


Alessandro P. Benini

Esperto di Finanza e di Storia dell'Economia.