Fidarsi (non) è meglio !
E’ passata una settimana da quando Renzi ha dato a vedere di aver preso cappello perché è stato reso di pubblico dominio il fatto che gli americani avevano intercettato nel 2011 le conversazioni di Berlusconi. Non per la persona in sé, i cui colloqui telefonici non andavano al di là di qualche barzelletta, o favore alle sue aziende, o appuntamento per una “cena elegante” con seguito di bunga bunga, o qualche intesa con i suoi avvocati per abbreviare i tempi di prescrizione ecc., ma perché si trattava pur sempre del Presidente del Consiglio dei Ministri d’Italia, paese alleato che, per oltre mezzo secolo, ha costituito la base per eccellenza della Nato, la prima linea contro l’URSS e il patto di Varsavia, paese talmente fedele da rimandare subito liberi a casa i militari responsabili della tragedia del Cermis e da indurre i suoi Presidenti a graziare gli spioni condannati per sequestro di persona.
Figuriamoci se gli americani, che hanno sempre spiano i russi, che sono stati scoperti a riservare lo stesso trattamento al primo ministro giapponese Abe, al presidente francese Hollande e alla cancelliera Merkel, non avessero ascoltato, come un gioco da ragazzi, anche le conversazioni di Berlusconi, descritto dall’incaricato d’affari a Roma, in un dispaccio diretto a Washington e reso pubblico dalla gola profonda di wiki leaks, come persona assonnata, che non dorme abbastanza di notte, che non segue una conversazione per più di 5 minuti.
La richiesta di chiarimenti da parte del Ministro degli Esteri Gentiloni all’ambasciatore americano a Roma Phillips (di origini italiane) lascia il tempo che trova, poco più di una sceneggiata, buona solo per qualche velina da telegiornale, così come l’intervento della ministra Boschi che, durante il question time alla Camera, ha definito inaccettabili le intercettazioni subite da Berlusconi. Qualcuno ha azzardato che la ministra avesse scippato la funzione al Sottosegretario delegato alla sicurezza, ma forse a palazzo Chigi si è ragionato che Minniti, veterano in quel posto, ricoperto anche in precedenti governi, avendo in passato negato lo spionaggio americano, non sarebbe stato abbastanza credibile.
Ingenui o in malafede? Il nostro Presidente del Consiglio e i suoi ministri, insieme agli apparati di sicurezza che gli gravitano attorno, si mostrano sorpresi e indignati! Nessuno che si sia mai avveduto di nulla!
Renzi ha dovuto esibire uno scatto d’ira per nascondere tutta la sua vergogna e l’umiliazione, non solo per le intercettazioni di Berlusconi, ma anche per quelle di Monti, Letta e per le sue di cui sono già pieni gli archivi informatici della NSA. Quasi quasi verrebbe voglia di sostenerlo nella decisione di affidare la sicurezza informatica a persona di sua esclusiva fiducia.
Porsi la domanda se i nostri Servizi di spionaggio e controspionaggio fossero al corrente o meno della pratica è del tutto inutile: se lo sono stati avrebbero dovuto impedirlo con ogni mezzo, magari obbligando il Capo del Governo al mutismo più assoluto o a inviare messaggi tramite pizzini con l’obbligo di distruzione dopo la lettura da parte del destinatario come fanno i mafiosi e se non l’hanno impedito erano collusi con lo straniero; viceversa se non lo sapevano è la prova che sono inefficaci anche se molto costosi.
Quale che sia la verità, il succo della questione, come ribadito dal portavoce del Dipartimento di Stato americano Turner è che gli americani per ragioni di sicurezza nazionale intercettano a loro insindacabile giudizio tutti, amici e nemici, alleati e affini.
Gli americani sono molto pragmatici. Valutano amici o nemici non in base alla condivisione di principi e di valori, al rispetto dei diritti umani e delle Convenzioni internazionali, ma a seconda delle convenienze del momento in una permanente guerra fredda volta alla supremazia politica, militare, economica, finanziaria, commerciale e dal grado di accettazione di questa visione da parte degli uomini di governo stranieri.
Il fatto che la Procura della repubblica di Roma abbia aperto un fascicolo, per ora solo ai fini di vederci chiaro su quanto accadde nel 2011 che portò al defenestramento di Berlusconi da palazzo Chigi, è già di per sé indicativo che c’è qualcosa di più di un semplice “rumor”.
Per questo ormai Renzi si sente completamente assediato sia all’interno del suo partito, sia dall’opposizione del M5S, dai mastini dell’Unione Europea, Juncker, Shultz, Tusk, Hollande e la Merkel, con cui ha scambiato più di un battibecco, e dagli spioni stranieri. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio diceva un vecchio adagio.
Dunque guarda tutti con sospetto, rifiuta persino di utilizzare il telefonino messogli a disposizione dai nostri Sevizi e mette il segreto su tutti gli atti come i verbali del Consiglio dei Ministri o il contratto di leasing del nuovo super airbus da 40 mila euro al giorno!.
Già aveva avvertito fastidio per la polemica risalente all’anno scorso sulle sue telefonate con il generale della guardia di Finanza Adinolfi (ora in pensione) che si permetteva di dargli affettuosamente dello “stronzo”e adesso che la sindrome da accerchiamento è arrivata al culmine ecco l’idea di affidare al suo sodale Carrai tutta la torta della sicurezza informatica del Governo. Come? Seguendo lo stesso metodo spiccio utilizzato per allontanare un ambasciatore presso la UE poco gradito come Sannino, responsabile, a suo giudizio, di non aver contrastato con durezza la Commissione Europea, sostituito a Bruxelles dal vice ministro Calenda. Ma se i diplomatici sono alla fin fine inoffensivi, non così si può dire dei militari e dei Servizi che venderanno cara la pelle.
Frattanto quelli del giglio magico, contagiati dalla paura, hanno ridotto al minimo le conversazioni telefoniche e gli stessi ministri portano persino la mano alla bocca quando parlottano tra di loro in parlamento per evitare che possa essere letto il loro labiale, manco fossero i maldestri allenatori di calcio!.
In un altro paese il fatto che il capo del Governo sia stato permanentemente spiato da una potenza alleata, avrebbe infiammato il dibattito politico e dato occupazione ai giornalisti e commentatori per giorni, con discussioni sulla sicurezza nazionale da parte di analisti, intellettuali, politologi. In Germania, quando è stato reso noto che il telefono privatissimo della Merkel era stato sotto il controllo degli americani, la reazione è stata immediata con una crisi diplomatica senza precedenti, l’espulsione di 4 spie americane da Berlino e il richiamo, seppure temporaneo dell’ambasciatore da Washington.
Da noi nulla. A parte la sceneggiata sull’ira, nessuna spiegazione è stata fornita al popolo italiano preferendo di scegliere la via della dissimulazione. Alla pantomima della velata protesta nei confronti dell’ambasciatore americano e a qualche dichiarazione di sdegno ha fatto seguito da parte dei grandi giornali e delle testate radiotelevisive, pubbliche e private, un velo per fare dimenticare la notizia. Prima con approccio giustificazionista si è provato a giocare la carta dello spionaggio globale “tanto così fan tutti” e poi si è preferito dare più risalto a notizie di nessun rilievo come la contestazione subita dal prof. Panebianco all’Università, che non al fatto che gli Usa avessero compiuto una sistematica violazione della sovranità italiana intercettando non solo Berlusconi, ma l’intero vertice del nostro paese. Infine tutti gli organi di informazione hanno offuscato il ricordo di queste intercettazioni spionistiche dando la notizia che il presidente americano Obama avesse appena firmato la legge (judicial redress Act) di estensione agli stranieri degli stessi diritti goduti dagli statunitensi in tema di privacy e di diritto a far causa allo Stato in caso di spionaggio o di manipolazione dei propri dati da parte delle agenzie di sicurezza USA. Totale presa in giro! Ve lo immaginate un Renzi o un Mattarella che fanno causa agli Stati Uniti? Fidarsi è bene, ma …..
Torquato CARDILLI