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I Forconi entrano in chiesa

Santa Maria Maggiore: Stato Italiano in fibrillazione

Roma 10 Febbraio 2014, ore pomeridiane: 41 militanti del Coordinamento 9 Dicembre , movimento di contestazione politica nazionale, decidevano, senza indugi ed in piena fierezza, di entrare e sostare nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Erano spinti a ciò da sacri principi, quale la rivendicazione del rispetto della Costituzione (violata e massacrata senza alcun ritegno) e la riconquista della sovranità monetaria e di nazione, da tempo perduta.

Per comprendere tale insolito operato torna opportuno ricordare che nel primissimo pomeriggio una piccola frangia di manifestanti, in piena autonomia decisionale, si dirigeva verso il Parlamento, al fine di consegnare una petizione. Ne derivava, a riguardo, uno scontro fisico con le forze dell’ordine tanto da essere inseguiti persino dentro una chiesa.

Comprensibile, pur non dichiarato, lo sconcerto tra la curia cardinalizia.

I cittadini in marcia “per un cammino della libertà” provenivano da varie parti d’Italia e, per di più, incappavano in una giornata piovosa. All’arrivo, essi non trovavano dove alloggiare e nemmeno uno spazio di territorio utile per piazzare delle tende. “ Il Sindaco Marino – a dire del portavoce Calvani – si è rifiutato di dare assistenza a dei cittadini italiani che chiedevano solo di mettere delle tende in un luogo convenuto”. La surreale idea maturata in una riunione collettiva, suggeriva dunque di entrare nella Basilica di Santa Maria Maggiore e, da credenti, di chiedere pure la benedizione di Papa Francesco nonché la protezione. Quella protezione che il primo cittadino della Città Eterna non aveva saputo tradurre nel più comune sentimento dell’ospitalità. D’altra parte, secondo la mentalità, divenuta ora corrente, a certa gente che protesta con ragione e dignità, va comunque troncato ogni collegamento aggregante, specie quando esiste una sola probabilità di rischio che diventi massa raziocinante anti-stato.

Roma - Forconi a Santa Maria Maggiore

Ritornando alla vicenda all’interno della Chiesa in questione, dopo il disorientamento iniziale a prevalere è stata la comprensione e la Cristiana solidarietà. Gli animi, inizialmente su posizioni contrapposte, hanno ben presto virato nella direzione della ragionevolezza e della reciproca comprensione. Sotto il controllo vigile di due gendarmi ed a Basilica chiusa, gli ospiti insoliti, sono stati prima rifocillati, per quanto possibile, anche con l’inaspettato stupefacente soccorso di singoli cittadini e poi concesso loro asilo per la notte, proprio nella basilica. Per il popolo dei manifestanti, il giorno 11 Febbraio spuntava in Vaticano carico di tensione. Era la ricorrenza dei Patti Lateranensi, ma nessuno dava prova di volerli celebrare, figurarsi la stampa di regime. Un manipolo di “sconsiderati”, accerchiati all’esterno dalle forze dell’ordine italiane, intenzionate, tra l’altro, all’irruzione, veniva protetto dalla impavida gendarmeria pontificia, schierata anch’essa all’esterno del portone.

Era il momento in cui nella basilica si agitavano altissime e diversificate personalità, come, ad esempio, l’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, il capo di Stato Maggiore del Vaticano, Servizi Segreti, il capo della Questura ecc. Gli ospiti, dando prova di senso pratico e riconoscenza verso chi li aveva saputi capire e proteggere, consegnavano al Cardinale d’Avryl un documento con il quale veniva richiesto uno spazio per una tendopoli, una località da adibire a presidio fisso e dei posti dove alloggiare. Nella stessa giornata la metà circa del gruppo lasciava così la compagnia, mentre gli altri lo avrebbero fatto il giorno seguente, solo per ragioni contingenti.

Non va sottaciuto che il Ministro degli Interni della minuscola nazione Italia, era affaccendato, per quanto si diceva, a reperire una firma per dare l’assalto a quel gigantesco simbolo di Universalità, impersonato oggi da Jorge Mario Bergoglio: uno del popolo. Incidente diplomatico? Chi può dirlo. D’altra parte sembrerebbero sussisterne tutti i presupposti, dal momento che fra i quarantuno insospettabili ed incauti visitatori erano stati individuati, durante la breve permanenza, quali infiltrati, alcuni militari, presumibilmente in forza ai servizi segreti della Repubblica Italiana.

Testimonianza raccolta da: Adelfia Franchi