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Identità di genere

 

“Identità di Genere” e  Sistema Sanitario Nazionale. 

Prof. Nicola ILACQUA *

Disturbo dell’Identità di Genere e Transessualismo sono i termini utilizzati per descrivere la condizione di un soggetto che desidera vivere ed essere accettato come un membro del sesso opposto; nella fattispecie il disturbo consiste in un intenso e persistente convincimento di appartenere al sesso opposto, in persone che non presentano alcuna anomalia fisica. Tale condizione si manifesta con malessere e disagio profondo (la cosiddetta “disforia di genere”) nei confronti delle caratteristiche sessuali del proprio corpo, sentito come estraneo; lo stesso senso di estraneità viene provato per i comportamenti e gli atteggiamenti che sono tipici del proprio sesso, nel quale il soggetto non si identifica.

Il disturbo nella maggior parte dei casi è autodiagnosticato, può colpire sia i soggetti di sesso femminile (disturbo female to male, FtM) che quelli di sesso maschile (disturbo male to female, MtF); nella letteratura scientifica internazionale i dati relativi alla prevalenza del disturbo variano nel MtF da un minimo di 1 : 100000 a un massimo di 1 : 2900 e nel FtM da 1 : 400000 a 1 : 8300

Bisogna precisare che mancano i dati ufficiali sull’Italia e per comprendere bene il fenomeno bisogna sapere che esistono tre concetti che definiscono questo stato dell’essere:

  • l’Identità di Genere propriamente detta, che indica la percezione di sé come maschio o femmina.
  • il Ruolo di Genere che indica tutto ciò che una persona fa o dice per far apparire sé stesso come maschio , femmina o ambiguo.
  • l’Orientamento Sessuale, che indica l’essere attratto sessualmente da un individuo del proprio sesso biologico o dall’ altro o da entrambi, (rispettivamente omosessualità, eterosessualità o bisessualità) che spesso non è dicotomico ma che si esprime lungo un continuum di gradazione.

Le prime manifestazioni dei primi due comportamenti si manifesta già intorno ai 4 o 5 anni di età , mentre la terza in epoca prepuberale. L’eziologia di tale stato non è ancor oggi ben chiara, si pensa a fattori psichici o a fattori biologici come la differenziazione in epoca perinatale o post-nascita di alcuni nuclei cerebrali ipotalamitci o di altri in sede pre-ottica influenzati e interagenti con i livelli di ormoni sessuali. La Disforia di Genere come prima detto rappresenta il principale disturbo psichico di chi vive queste condizioni ovvero un disagio clinicamente significativo con compromissione in ambito sociale, lavorativo e nelle relazioni interpersonali.

Il manuale DSM-IV identifica tre categorie in base all’età del soggetto in esame (Disturbo di Identità di Genere dell’Infanzia, dell’Adolescenza o dell’Età Adulta) e altre 4 sottocategorie relative all’orientamento sessuale (sessualmente attratto da maschi, da femmine, sia da maschi che da femmine, né da maschi né da femmine). Le persone per le quali non siano applicabili i criteri sopraelencati devono essere classificate nel gruppo del Disturbo di Identità di Genere Non Altrimenti Specificato.

Nella classificazione europea (ICD-10: International Classification of Diseases-10), permane il termine “transessualismo”.  Esistono delle linee-guida internazionali socio-sanitarie su come aiutare e prendere in carico le persone affette da Disforia di Genere, emanate dal World Professional Association of Transgender Health, riprese a livello nazionale dall’Osservatorio sull’Identità di Genere (ONIG).

Le Unità Operative Sanitarie da adibire a tale compito per rientrare nei requisiti delle linee-guida devono essere composte da equipe specialistiche multidisciplinari che comprendano come minimo la presenza di psicologi, psichiatri, andrologi o endocrinologi, urologi.
Attualmente nel SSN esistono delle UO dedicate solo nelle città’ di Bari, Bologna, Firenze , Roma, Napoli, Milano, Torino, Trieste,  Torre del Lago (Lucca).

In Italia il percorso di riattribuzione chirurgica e anagrafica di sesso, per coloro che desiderano intraprenderlo, è regolamentato dallo Stato attraverso la legge 164 del 1982, che vincola la variazione anagrafica al trattamento medico-chirurgico di adeguamento del sesso. Questo avviene attraverso un percorso che spesso si arresta, per scelta del soggetto, prima di arrivare all’intervento chirurgico, lasciandolo quindi privo della variazione dello Status Anagrafico, e comportando perciò comprensibili ricadute psicologiche negative. Sarebbe auspicabile che le UO dedicate a queste problematiche si diffondessero omogenea-mente sul territorio, con la presenza almeno in ogni regione, parallelamente alla promulgazione di leggi che regolino la materia, più moderne ed adeguate alle esigenze delle persone che vivono questo stato dell’essere.

Chiudo proprio citando la Legge 23 dicembre 1978, n. 833 che sancisce la “Istituzione del servizio sanitario nazionale” così’: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana. Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio.

L’attuazione del servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini. Nel servizio sanitario nazionale è assicurato il collegamento ed il coordinamento con le attività e con gli interventi di tutti gli altri organi, centri, istituzioni e servizi, che svolgono nel settore sociale attività comunque incidenti sullo stato di salute degli individui e della collettività…

 * Direttore  UO Andrologia Ospedale di Scilla  (RC)
Membro dell’ Istituto San Benedetto per l’Europa
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