Il Made in Italy è ancora un valore?
<L’attuale momento storico che tutti noi stiamo attraversando è caratterizzato da diverse contraddizioni: si parla di Europa, utilizzando una moneta unica ma esistono ancora campanilismi ed interessi privati, siamo circondati ed accerchiati dalle tecnologie più sofisticate, ma ciò ha distrutto e diviso le famiglie e gli individui>. Parole dure, in controtendenza con quanto più spesso emerge circa l’Unità di un Popolo, quello Italiano e l’abbattimento delle barriere mentali che vogliono ancora un Nord ricco ed evoluto ed un Sud che fatica a dimostrare il proprio valore, umano ed economico. Lo sa bene il dott. Massimo Urbani, esperto di cooperazione umanitaria in Africa, in Asia ed America centrale, che per circa un ventennio, lo ha portato a operare in aree remote e di crisi, collaborando ad operazioni speciali con le Nazioni Unite, con la Croce e Mezzaluna Rossa Internazionale di Ginevra e con il Ministero Affari Esteri italiano, nella regione dei grandi laghi in Africa, Algeria, Iran, Somalia, Zimbabwe, Libia, Haiti.
Unico operatore umanitario al mondo ad aver trascorso dieci anni nella Repubblica Democratica Popolare di Corea, meglio nota come Corea del Nord di cui ne diviene esperto con conoscenza adeguata e diretta. Insomma, il dott. Urbani rappresenta quel gruppo di persone che hanno portato concretamente un po’ d’Italia fuori dai confini europei, spinte dal solo amore per il Paese Italia e intenzionate a mantenere il made in Italy come valore e non come mera valuta per arricchire i pochi che sperperano.
Dott. Urbani, vista la sua pluriennale esperienza e la nascita del Progetto “C’è Italia”, qual è il vero problema?
<Pullulano enti, agenzie, istituzioni ma nessuno sa come comportarsi in ambito imprenditoriale o commerciale. Tali, diversi e variegati fattori colpevolizzano o impediscono la presenza italiana nel mondo.
Solo un secolo fa un Popolo alla deriva, umiliato e sconfitto, partiva con malsani piroscafi e senza, inoltre, sapere le lingue, raggiungeva posti sperduti, aree isolate, zone inospitali ed issando la nostra bandiera accomunata al Crocefisso, con lacrime e sudore, trasferiva la conoscenza italiana unica in ogni settore, creando da una parte benessere delle masse, dall’altro progresso per le Nazioni tutte. Dalle disgrazie nascono i benefici… pertanto le Comunità italiane espatriate nelle Americhe, in Oceania, nel nord Europa, talvolta in Africa da ultime divennero, nel corso di due generazioni, gestrici e Maestre nel Mondo. Sulla scia di tale colonizzazione il termine ITALIA, in mezzo secolo, diviene sinonimo di fascino, qualità, bellezza, armonia, equilibrio, innovazione. Solamente l’Oriente rimane evaso ed escluso da tale diaspora: troppo lontano, troppe leggi, troppe complicazioni. L’Oriente faceva paura ora attrae>.
Nonostante le molteplici eccellenze in ogni settore, perché l’Italia fatica ad emergere?
< I due soli e precipui aspetti della completa assenza dell’industria e commercio italiani: secoli fa Maestri ora alunni indisciplinati ma soprattutto svogliati, delusi. Solo una ridda di marchi, spot, logos, novellini ammaliati da facili guadagni presentano e ci presentano all’estero; mai una giusta immagine, conoscenza, analisi dei mercati e dei loro potenziali clienti. Nulla e niente corrisponde a realtà: si parte da soli, a malapena con l’amante che diviene interprete e procacciatrice di affari ma che poi sconvolge e travolge le nostre vite ed i nostri interessi. Alcuna realtà e conoscenza concreta del Paese che ci ospita dove a malapena ci affidiamo al primo autista trovato nelle notti degli aeroporti o al portiere che ci accoglie in alberghi dove si pratica sesso a buon mercato. Nella mitica Cina che ospitò ed accolse Marco POLO e Matteo RICCI, oggi nel 2014 siamo oltre il 20° posto in termini di affari>.
Giusto ma quale tutela ha un imprenditore che decide di “osare”?
<Questo il Secondo deleterio e terrificante aspetto: ogni imprenditore magari pronto e preparato per sbarcare in lidi lontani, trova nel bar sotto casa o in chiesa agenzie, movimenti, brokers, società, franchising, procacciatori, PR, business experts, enti, istituzioni, gemellaggi, uffici di consulenza, holding; un mercato di mercanti di merci fittizie, facili guadagni, surrogati e succedanei, sogni proibiti, procacciatori e faccendieri, truffe assicurate, costellate ed incorniciate da camere di commercio, libero scambio, uffici di rappresentanza, ambasciate, consolati semplici ed onorari, Ice, Sace, Simet, cooperative e cooperazioni che non solo non ricevono ma neanche si degnano più di rispondere a qualsiasi nostra richiesta o semplice domanda. Niente nessuno ci parla, ci indirizza, ci consiglia, niente nessuno, il vuoto più totale e terrificante>.
Esiste una soluzione? Cosa propone?
< ovviare a tutto ciò? Semplice, fattivo, a nostra portata e soprattutto alla portata di tutti, senza alcuna spesa: tornare alle Arti e Mestieri per cui siamo ancora in prima linea al mondo, presentarsi adeguatamente, conoscersi reciprocamente e conoscere altri imprenditori e soprattutto i Paesi dove si intende andare ad operare ma farlo direttamente ed in prima persona, essere totalmente coinvolti e conoscitori di quanto sta compiendosi e sviluppandosi, sine irae et studium – dicevano i romani – stabilire sani, solidi e concreti rapporti di qualità con tutte le controparti, basati sui valori e non esclusivamente sulla valuta, presentando, prevedendo e producendo attività, progetti, programmi e prodotti di certa e sicura qualità, inconfondibili ed imbattibili a qualsiasi livello su qualsiasi mercato estero. La qualità dei materiali, la fattura che li caratterizza e la cura dei dettagli hanno reso sempre, dovunque e con chiunque vincente la nostra Azienda Italia.
Porsi di fronte a politiche economiche o ad economie politiche a noi sconosciute senza mai innamorarsi di nessuno, poi consociarsi in modo completo diversificato ma integrato. Una spedizione, un ufficio o realtà estera ha bisogno di logisti, legali, interpreti fidati, esperti, informatici, maestri e poi partire assieme dando alla controparte il tempo adeguato e necessario per far sì che i nostri programmi, progetti, prodotti vengano studiati, assimilati accettati, modificati, corretti, diffusi e portino a dei proficui profitti che magari talvolta non collimano e/o corrispondono alle nostre iniziali aspettative. Non possiamo imporre nulla di noi ad altri senza un previo periodo di fattiva e produttiva collaborazione; la firma di semplici contratti non assicura il risultato, solamente la produzione di merci atte e rispettose dei popoli stranieri in nome dei comuni principi assicura un risultato certo e continuo>.
Nulla equipara e supera il fascino e la cultura italiana di quegli uomini che, pur confrontandosi e scontrandosi con tutti i problemi legati all’emigrazione e al desiderio di preservare il Made in Italy come Valore, riesce a dare una lezione di vita che esula dalle strategie di marketing.
<Solamente il riavvio di arti e mestieri, fondamento di C’è Italia, in qualsiasi angolo della Terra, porterà ad unificazione delle diversità con creazione di prodotti adeguati, ad una Vita armonica ed equilibrata a favore di Individui che da una parte ancora non posseggono e/o gestiscono denari e dall’altra sono privati e privi del più semplice supporto ed apporto umano e materiale. Assieme, come armoniose e complete sono le dita di una mano per incontrare e stringere l’altra che ci attende ma che purtroppo non conosciamo assolutamente e quando dopo un po’ magicamente guardandosi negli occhi, sorridendo, stringendoci le due mani e smettendo una volta per tutto di essere presi o di fare a pugni; ecco così dovremmo partire come fecero i nostri Avi in silenzio, sorridenti, determinati e consapevoli delle nostre qualità umane e professionali>.
Roberta Spinelli