Il Suicidio dello Stato
ASSENZA dello STATO e “SUICIDIO” della FAMIGLIA _____________di Giuliano MARCHETTI
A me sono sembrate forse eccessive tutte le critiche esternate (e “punizioni” erogate) dal Ministro degli Interni Angelino Alfano, approvate a ruota sia dal Premier Matteo Renzi, sia dai tanti altri componenti del coro, media compresi, per condannare – senza se e senza ma – le dichiarazioni di Antonio Reppucci – Prefetto di Perugia, durante una trasmissione televisiva locale. Le iperboliche e pesanti affermazioni prefettizie, anche un po’ sgangherate nella forma dialettale napoletana, a mio avviso esprimevano anche una giusta critica per una certa consuetudinaria tolleranza delle famiglie verso determinati comportamenti dei propri rampolli, erroneamente considerati solo peccatucci veniali.
Se è vero che una madre non dovrebbe considerarsi “una fallita”, né tanto mento dovrebbe suicidarsi, constatando di non essere riuscita ad educare debitamente i propri figli, è pur vero che poi si è costretti ad apprendere, tramite i media, l’avvenuto assassinio di un padre o di una madre da parte di un figlio, succube della droga ed in un raptus di astinenza. Né sono da sottovalutare altri abominevoli delitti compiuti da figli verso i genitori, per una assurda volontà di “rapacità ereditaria”.
I casi di Erika de Nardo e di Pietro Maso, simili a tanti altri, vengono – spesso e purtroppo – rapidamente obliati.
Uno Stato (con qualche principio etico) dovrebbe non consentire l’ uso della droga, vietare le slot machine, non mitizzare le vincite al lotto e super-enalotto (una volta ristrette alla sola giornata del sabato) oggi consentite durante tutti i giorni della settimana. Ma noi viviamo in uno “strano Paese”, ove lo Stato non ha alcun “valore”, mentre i “valori che contano” sono solo lo status dell’essere e/o – ancor peggio – dell’apparire!